In Italia, la campagna di sensibilizzazione, che quest’anno sarà dedicata a “Le stagioni del Cervello”, si svolgerà dal 14 al 20 marzo. Sette giorni in cui, in modalità virtuale o in presenza, i neurologi apriranno le proprie porte ai cittadini
Si va dall’ipotesi di Parkinson a quella di cancro, fino ai disturbi della personalità: il dibattito su una possibile malattia del presidente russo Vladimir Putin si fa sempre più acceso. Tanto che se n’è discusso anche durante la presentazione della Settimana mondiale del Cervello, l’appuntamento annuale di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla prevenzione e la lotta alle numerose malattie neurologiche.
«Se Putin soffra di Parkinson non è possibile constatarlo semplicemente guardando la sua immagine trasmessa in tv, il suo volto o la sua camminata – commenta Alfredo Berardelli, presidente della Sin, la Società Italiana di Neurologia. E se anche fosse vero – sottolinea lo specialista, spezzando una lancia in favore di tutti coloro che soffrono di questa malattia -, il Parkinson non potrebbe mai essere la causa di pensieri ed azioni estreme come quelle che hanno portato all’esplosione della guerra, piuttosto frutto di un disegno politico già programmato da tempo».
Il Parkinson è solo una delle patologie che colpisce il sistema nervoso. Le malattie neurologiche hanno un grosso impatto sulla popolazione: in Italia 6 milioni di persone soffrono di emicrania, 12 milioni di disturbi del sonno e superano il milione, invece, gli individui affetti da demenza. Anche se solitamente sono associate all’invecchiamento, le patologie neurologiche possono manifestarsi a qualsiasi età. «Il cervello – spiega Berardelli – cambia continuamente nell’arco dell’intera esistenza e sono diverse le malattie neurologiche che lo possono colpire nelle varie fasi della vita: dall’emicrania che può insorgere negli anni della gioventù, ai disturbi del sonno che hanno cause diverse a seconda dell’età in cui esordiscono, fino alla demenza e alla malattia di Parkinson, caratteristiche della fase avanzata».
Non si tratta, dunque, solo di malattie della terza età: queste patologie sono in progressivo aumento anche tra i giovani. Per questa ragione, mantenere un cervello sano in tutte le età della vita è l’obiettivo a cui punta la Sin in occasione della Settimana mondiale del Cervello. In Italia, la campagna di sensibilizzazione, che quest’anno sarà dedicata a “Le stagioni del Cervello”, si svolgerà dal 14 al 20 marzo. In questi sette giorni, in modalità virtuale o in presenza, i neurologi apriranno le proprie porte per condividere con i pazienti e con il pubblico gli obiettivi comuni e le strategie per combattere le malattie del cervello. Le iniziative gratuite riguarderanno incontri divulgativi, convegni, attività per gli studenti delle scuole e open day (Il calendario degli eventi).
Pur essendo una delle principali cause di disabilità a livello mondiale, l’emicrania è spesso poco considerata e sotto-diagnosticata. «Solo la metà delle persone che ne soffre lo sa – spiega Simona Sacco, professore ordinario di Neurologia all’Università dell’Aquila -. Il restante 50% crede di avere una normale forma di cefalea, oppure di soffrire di mal di testa attribuibili ad altre patologie, come la sinusite. A livello globale 14 persone su 100 sono affetti da emicrania. La patologia si evolve a seconda del genere e dell’età del paziente: può manifestarsi in qualunque momento della vita e giunge ad un apice di solito intorno ai 40 anni, con una prevalenza di tre volte superiore tra le donne rispetto agli uomini. Nella donna, per il ruolo attivo che gli ormoni estrogeni hanno sul manifestarsi degli attacchi di emicrania, si hanno variazioni che sono correlabili alle diverse fasi della vita ormonale. Nei bambini le caratteristiche del dolore sono meno tipiche, tanto che in età infantile l’emicrania può essere caratterizzata anche dall’assenza di dolore e dalla presenza di altri sintomi, come vomito, dolore addominale, vertigini, torcicollo».
La possibilità di curare l’emicrania varia in modo importante nelle diverse stagioni della vita, anche se tutti i farmaci sono studiati per i giovani adulti. «Tra i trattamenti più innovativi ci sono gli anticorpi monoclonali, farmaci molto efficaci, privi di effetti collaterali e dalla facile somministrazioni (solo una volta al mese contro l’assunzione quotidiana della maggior parte degli altri medicinali)», aggiunge Sacco.
Trascorriamo dormendo circa un terzo della nostra vita e il sonno rappresenta una condizione necessaria alla sopravvivenza. Dormire bene è indispensabile per la memoria, per il corretto funzionamento del metabolismo e per invecchiare in buona salute: «Un sonno frammentato e disturbato predispone alla deposizione patologica di proteine anomale, associate a fenomeni neurodegenerativi, all’infiammazione, alla arteriosclerosi», spiega Giuseppe Plazzi, direttore del Centro del Sonno dell’Università di Bologna. Durante la pandemia da Covid-19, il sonno con le sue disfunzioni, è diventato un problema di salute pubblica. «Molte persone hanno alterato il proprio ritmo sonno-veglia durante i periodi di lockdown o quello in cui sono stati costretti a restare in casa perché contagiati dal Sars-CoV-2 – dice Plazzi -. Hanno così consolidato l’abitudine ad addormentarsi tardi e si sono “sganciati” da importanti sincronizzatori del sonno come le interazioni sociali e le attività lavorative. Queste alterazioni, spesso, non sono cessate nemmeno al termine dell’isolamento compromettendo il benessere complessivo dell’individuo».
L’ictus rappresenta la seconda causa di morte, dopo le malattie cardiovascolari, e la prima causa di invalidità. Ogni anno, circa 180 mila italiani vengono colpiti da un ictus ischemico o emorragico. L’ictus è più frequente dopo i 55 anni e il 75% dei casi si verifica nelle persone con più di 65 anni. «Tuttavia – sottolinea Mauro Silvestrini, direttore della Clinica Neurologica del Dipartimento di Neuroscienze, dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Ospedali Riuniti di Ancona – l’ictus può presentarsi a qualsiasi età e sempre più spesso vengono colpiti soggetti in età giovanile. I fattori di rischio più importanti sono l’ipertensione arteriosa, il diabete, anomalie cardiache, e possono contribuire anche l’obesità, l’abuso di sostanze e di alcol, il fumo di sigaretta, la sedentarietà e i disturbi del sonno. Per questo è fondamentale iniziare la prevenzione sin da giovani. Mantenere il cervello in buone condizioni e più resistente è fondamentale per arrivare all’età adulta con un profilo di rischio più basso. Sin dalla giovane età va quindi posta una particolare attenzione a uno stile di vita adeguato che dia spazio a una attività fisica costante, alimentazione equilibrata, riposo notturno adeguato e controlli medici».
Il deterioramento cognitivo e le demenze sono correlati ma non causati dall’invecchiamento. «Esistono, ad esempio – dice Amalia Cecilia Bruni, presidente SINdem, Associazione Autonoma Aderente alla SIN per le Demenze – forme di demenza giovanili (YOD – Young OnsetDementia), talvolta ereditarie per mutazioni genetiche, con quadri clinici prevalentemente atipici, spesso correlate a disturbi psichiatrici e mis-diagnosticate. In questi casi la diagnosi si articola in un percorso che prevede un’accurata indagine anamnestica personale e familiare, e la verifica di luoghi di provenienza noti per la presenza di cluster genetici particolari». Sono in aumento le demenze senili ad esordio tardivo, dopo i 65 anni: attualmente sono circa 35,6 milioni i casi nel mondo, ma si prevede che raddoppieranno nel 2030 e triplicheranno entro il 2050.
La Settimana del Cervello sarà anche occasione per diffondere l’importante lavoro che la Sin sta portando avanti all’Inter sectoral Global Action Plan (IGAP) 2022-2031 on Epilepsyand other Neurological Disorders, il primo piano delle Nazioni Unite e OMS creato per garantire l’accesso alle cure per l’epilessia e altre malattie neurologiche, entro i prossimi 10 anni, a un miliardo di persone che ne sono prive. «La metà di questi malati è in Africa – racconta Massimo Leone, dell’Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta di Milano, collegato alla conferenza stampa di presentazione della Settimana del Cervello direttamente dal Malawi -. Nell’Africa subsahariana oggi si registra la più alta mortalità per epilessia, stroke e altre malattie neurologiche. Qui ci sono circa la metà dei malati globali con epilessia (23 milioni) e il più basso numero di neurologi, 1 ogni 3 milioni di abitanti. Il nostro obiettivo – aggiunge Leone – è offrire formazione al personale locale africano, diffondere tecnologie video EEG, piattaforme di tele-neurologia, pannelli solari per una sanità eco-sostenibile e – conclude – coinvolgere la società̀civile con campagne nazionali di sensibilizzazione per combattere lo stigma che purtroppo, soprattutto per l’epilessia, ancora persiste».
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