Da oltre 25 anni l’Associazione di volontariato Museum, attraverso i suoi progetti, rende “visibile” l’arte ai non vedenti. La presidente Poscolieri: «Questi incontri stimolano la socialità e liberano dalla solitudine. Tante le persone disabili che nell’arte hanno trovato una ragione di vita»
Con le loro mani restituiscono al mondo ciò che i loro occhi non possono vedere, ma che la loro mente è in grado di immaginare. Sono le “Mano Sapiens”, 5 donne non vedenti che hanno deciso di dedicare la propria vita all’arte, creando sculture e allestendo mostre con le loro opere. Una passione nata grazie all’Associazione di volontariato Museum che, attraverso i suoi progetti, rende “visibile” l’arte ai non vedenti.
«Lo facciamo coinvolgendo tutti gli altri sensi ed in particolare del tatto – spiega la presidente dell’Associazione Maria Poscolieri -. In questo modo, offriamo la possibilità anche ai non vedenti di godere delle bellezze artistiche. La nostra attività è cominciata nel 1994 e si è sviluppata a partire dai musei comunali, dalle mostre permanenti, fino a quelle temporanee».
Attraverso le visite tattili è possibile conoscere la scultura, l’architettura e la pittura. «Le sculture sono immediatamente fruibili attraverso il tatto. Escludendo quelle eccessivamente fragili, come le opere in gesso, le altre possono essere tastate, con o senza guanti, a seconda delle direttive del singolo museo. Guidiamo la persona non vedente prima verso una conoscenza globale, per poi proseguire verso un particolare, scegliendo tra i più importanti e rappresentativi. Al termine della visita, costellata di spiegazioni sul contesto storico e artistico, i partecipanti sono invitati a prendere parte ad un laboratorio in cui gli viene proposto di plasmare ciò che li ha maggiormente colpiti».
Permettere alle persone non vedenti di immergersi nelle opere architettoniche ha, invece, bisogno di alcuni preparativi preliminari. «Le opere che per la loro estrema grandezza non possono essere toccate nella loro totalità – spiega Maria Poscolieri -. Vengono quindi riprodotte in modellini in scala ridotta. L’esperienza tattile anche qui, come per la scultura, è guidata dai nostri volontari attraverso storia, racconti e curiosità».
Anche i dipinti su tela non sono direttamente fruibili, ma attraverso i giusti preparativi possono regalare un’esperienza ugualmente coinvolgente. «In occasione di una mostra transitoria dedicata al Beato Angelico abbiamo sperimentato, per la prima volta, la creazione di disegni per non vedenti. Utilizzando una tecnica particolare, detta a micro-capsule – spiega l’esperta -, si realizza una stampa dell’opera in formato ridotto. Il foglio viene poi fatto passare sotto una macchina, il fusore, che attraverso il calore fa emergere tutte le linee e i grigi che sono presenti nel disegno, rendendolo così “visibile” al tatto. Per le mostre permanenti sono state realizzate anche riproduzioni di quadri più grandi e con materiali più resistenti. Ancora, creiamo pure l’ingrandimento di alcuni particolari del dipinto, fondamentali alla completa comprensione dell’opera e dello stile dell’artista che l’ha realizzata».
L’impegno dei volontari di Museum permette il rispetto di un diritto fondamentale: la conoscenza. «Le persone non vedenti non possono e non devono essere discriminate a causa della loro disabilità. Conoscere la bellezza è un diritto di cui nessuno può essere privato. In più – aggiunge la presidente dell’Associazione – questi incontri artistici stimolano la socialità e liberano dalla solitudine, condizione troppo spesso comune a molti non vedenti. Non sono poche le esperienze di questi quasi 30 anni di attività che lo dimostrano, soprattutto attraverso le storie di coloro che proprio nell’arte hanno trovato una ragione di vita, che nella disabilità hanno trovato un punto di forza».
Come le “Mano Sapiens” che hanno acuito il loro senso del tatto e lo hanno trasformato in una dote artistica. Una possibilità di sperimentare e di sperimentarsi che va offerta a tutti i non vedenti. «È importantissimo che anche i bambini, fin da piccolissimi siano stimolati al “tocco dell’arte”, guidati alla conoscenza della bellezza artistica», conclude Poscolieri. Perché, come ci ha insegnato una saggia volpe, “Non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi”.
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