Si può provare a concepire un bambino, sia naturalmente che tramite fecondazione assistita, subito dopo la vaccinazione contro Covid-19? Un’analisi degli ultimi studi e le risposte ai quesiti più frequenti con Guglielmino, presidente SIRU
Sì, senza ombra di dubbio. Il vaccino antiCovid, infatti, non influisce sulla capacità di concepimento né della donna e né dell’uomo. I timori degli aspiranti genitori sono emersi quando si è iniziato a osservare un legame tra alterazioni del ciclo mestruale e vaccinazione anti-Covid. Un recente studio sull’argomento, pubblicato da un gruppo di ricercatori dell’Oregon Health and Science University sulla rivista Obstetrics & Gynecology, che ha coinvolto circa 4 mila donne, conferma che la vaccinazione può causare cambiamenti temporanei al ciclo mestruale. Più comunemente si tratta di piccoli ritardi, poco meno di un giorno, dopo la seconda dose. E nelle donne che hanno ricevuto entrambe le dosi del vaccino nell’arco temporale di un singolo ciclo mestruale hanno sperimentato un ritardo del ciclo successivo in media di due giorni. Queste alterazioni, secondo lo studio, sono scomparse uno o due mesi dopo l’iniezione.
Mentre non ci sono evidenze di un legame tra vaccinazione antiCovid e concepimento. «L’associazione tra flusso mestruale e vaccino anti Covid-19 non rappresenta un fattore di rischio per chi è in cerca di una gravidanza», rassicurano gli esperti della Società Italiana di Riproduzione Umana (SIRU), che in questo modo invitano color che esitano a vaccinarsi per paura di effetti sulla capacità di procreare. «I risultati di diversi studi dovrebbero tranquillizzare – commenta Antonino Guglielmino, presidente della SIRU – che le alterazioni del ciclo mestruale sono possibili nelle donne dopo il vaccino antiCovid e sono un fenomeno che tende a scomparire dopo qualche mese e comunque non condizionante l’apparato riproduttivo femminile. Questo legame tra vaccino e ciclo non comporta un aumento di rischio per chi è alla ricerca di una gravidanza né un’alterazione della fertilità, sia per via naturale che attraverso la procreazione medicalmente assistita».
Al contrario, in caso di contagio durante la gravidanza, i rischi per la mamma e il bambino sono piuttosto significativi. Un recente studio condotto in Scozia dall’Università di Edimburgo e pubblicato sulla rivista Nature Medicine, ha dimostrato che le donne non vaccinate che contraggono il Covid in gravidanza non solo hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi della malattia ma corrono anche un rischio molto più alto di perdere il bambino. L’analisi ha mostrato che il periodo con maggior rischio di perdere il bambino per natimortalità o nel primo mese di vita è più alto tra le donne che hanno partorito entro quattro settimane dalla diagnosi di Covid: 22,6 decessi ogni 1.000 nascite, quattro volte il tasso di mortalità neonatale in Scozia.
Tutti questi decessi infantili si sono verificati in feti o nascituri di donne in gravidanza non vaccinate. «Sorprendentemente, non si è verificato alcun decesso tra i bambini nati da donne che hanno contratto l’infezione ma erano vaccinate», sottolinea Sarah Stock, specialista in medicina materno-fetale e prima autrice dello studio. L’analisi ha anche riscontrato tassi di parto pretermine più elevati tra le donne con diagnosi di Covid e non vaccinate. L’unica accortezza che gli esperti della SIRU consigliano, in caso di donne che intraprendono un percorso di fecondazione assistita, è di attendere circa 15-20 giorni dopo il vaccino prima di iniziare cure farmacologiche.
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