L’aggiornamento alla normativa della privacy in arrivo per il 25 maggio dovrà riuscire a mantenere un corretto equilibrio fra protezione e progresso. «La medicina del futuro dipende dai Big data» così Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina dell’Istituto Superiore di Sanità
La protezione dei dati sanitari è elemento imprescindibile per il corretto rispetto della privacy, tuttavia il trattamento d’informazioni sensibili è allo stesso tempo fondamentale per perseguire finalità di ricerca scientifica. Il regolamento europeo, che sarà operativo dal prossimo 25 maggio, rivoluzionerà il trattamento dei dati e dovrà riuscire a coniugare la sicurezza di questi con lo sviluppo e il progresso dettato dalla scienza. Ad approfondire il tema è Francesco Gabbrielli, Direttore del Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità.
Sicurezza dei dati sanitari: di cosa parliamo?
«La sicurezza è un problema che dobbiamo affrontare, i dati sanitari (ma in generale tutti i dati) costituiscono un patrimonio: vengono generati dalle attività del Servizio Sanitario Nazionale, quindi sono da considerare di proprietà del paziente, ma rappresentano anche un patrimonio del SSN utile per la ricerca. È ovvio che queste informazioni sensibili vadano difese da un uso improprio, ma allo stesso tempo bisogna fare attenzione che siano bene incanalate e bene indirizzate rispetto alle questioni etiche oltre a quelle di ricerca e di progresso. Sappiamo che i cyber attacchi verso dati sanitari progressivamente stanno crescendo, proprio per questo l’Istituto Superiore di Sanità, insieme alla Polizia Postale e a vari esperti italiani del settore, ha fondato un gruppo di Cyber security che studia il fenomeno ed elabora strategie di difesa per ospedali e strutture assistenziali. La finalità è innanzitutto garantire la giusta protezione e anche la salvaguardia di queste informazioni preziose per il progresso».
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Sicurezza e progresso: due limiti che spesso entrano in conflitto?
«È fondamentale mantenere un corretto equilibrio tra la sicurezza delle informazioni sensibili e la possibilità di sfruttarle al meglio con finalità scientifiche. In ambito biomedico, la condivisione delle informazioni è fondamentale per la ricerca, soprattutto oggi con le potenze di calcolo di cui siamo dotati e che sempre di più progrediranno, abbiamo la possibilità di modificare il modo stesso di fare medicina. Abbiamo la possibilità di fare di più di quello che facciamo adesso, nuove terapie basate su ulteriori possibilità generate dal fatto che siamo capaci di utilizzare in tempi rapidissimi un’enorme quantità di dati che prima non potevamo fare. Questo renderà possibile sviluppare nuove soluzioni e quindi la possibilità di creare nuove cure per i pazienti. Pensiamo solo all’ambito dell’oncologia o delle malattie rare quanto lo sviluppo e il progresso potrebbero fare per trovare nuove tecniche di diagnosi e di cura».
Con la nuova normativa sulla privacy è possibile che attacchi e utilizzi illeciti diminuiscano?
«I dati in rete corrono sempre dei pericoli, portare a zero questo rischio è pressoché impossibile, tuttavia è possibile diminuirne la probabilità. Di quale rischio stiamo parlando? Del rischio che qualcuno si appropri dei nostri dati e li usi per scopi non leciti o estremamente discutibili da un punto di vista etico e morale. Noi dobbiamo proteggerci da questo ma dobbiamo fare attenzione a farlo nel modo giusto per non compromettere il futuro».