Il Presidente dell’Unione nazionale personale ispettivo sanitario d’Italia sottolinea: «Oggi la politica guarda esclusivamente alla parte sanzionatoria mentre la cultura della sicurezza e della prevenzione dovrebbe essere favorita». La professione dei tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi lavoro è confluita nel maxi Ordine TSRM e PSTRP
In Italia serve una svolta dal punto di vista normativo e culturale che vada a modificare completamente il paradigma della sicurezza sui luoghi di lavoro. Ad affermarlo è Maurizio Di Giusto, Presidente dell’UNPISI, Unione nazionale personale ispettivo sanitario d’Italia, che rappresenta una delle professioni confluite nel maxi Ordine TSRM e PSTRP che ha celebrato il primo Congresso a Rimini. Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro continua a tenere banco nel dibattito pubblico tanto che è stato al centro anche di un tavolo tra il Ministro della Salute Roberto Speranza, quello del Lavoro Nunzia Catalfo e i rappresentanti sindacali. I tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi lavoro, circa 18mila in Italia, hanno un ruolo essenziale avendo compiti di prevenzione, verifica e controllo in materia di igiene e sicurezza ambientale nei luoghi di vita e di lavoro, di igiene degli alimenti e delle bevande, di igiene di sanità pubblica e veterinaria. A tal proposito l’Ordine TSRM e PSTRP, in occasione della giornata nazionale delle vittime sul lavoro, ha sottolineato il rischio dell’impoverimento dei servizi delle Asl deputate alle funzioni di vigilanza, a causa del fatto che nei prossimi tre anni oltre il 35% degli operatori andrà in pensione e ha auspicato investimenti pubblici nel settore.
Presidente, a Rimini si è svolto il Primo congresso della Federazione degli ordini delle professioni sanitarie. Siete soddisfatti del processo di creazione degli ordini?
«Siamo molto soddisfatti perché questo rappresenta il completamento di un processo di regolamentazione delle professioni sanitarie. Va quindi a creare quel legittimo riconoscimento sia dal punto di vista professionale–normativo che di identità nei confronti del cittadino che ha la certezza di avere professionisti che sono qualificati per l’esercizio delle attività che tutti i giorni vengano effettuate».
Voi quanti siete come professionisti?
«Noi siamo circa 18mila. Lavoriamo sostanzialmente o nei Dipartimenti della prevenzione per l’attività pubblica o nelle Agenzie regionali di protezione ambientali. Un’altra parte numerosa di colleghi lavora nelle aziende private o come libero professionista».
Come categoria cosa chiedete alla politica?
«Quello che chiediamo più che a noi occorre al sistema della salute e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro. I temi che a noi sono cari sono quelli della sicurezza alimentare, dalla protezione ambientale e alla sicurezza nei luoghi di lavoro. Noi siamo quei professionisti che quotidianamente si interfacciano con le aziende da un lato per vigilare e dall’altro per promuovere quella che è la cultura della prevenzione primaria. La sicurezza negli ambienti di lavoro, le morti sul lavoro, gli incidenti sono un fenomeno oggi molto importante e purtroppo se ne parla solo nel momento in cui capitano eventi nefasti su cui i media sono sempre pronti a porre l’accento. Mentre quello che la politica dovrebbe fare è elaborare una strategia dal punto di vista normativo e culturale che vada a modificare completamente il paradigma della sicurezza sui luoghi di lavoro. Oggi noi pensiamo solo ed esclusivamente alla sicurezza. Anche la politica sta programmando solo di revisionare la normativa, di inasprire le pene o guarda esclusivamente alla parte sanzionatoria mentre la cultura della sicurezza e della prevenzione dovrebbe essere una cultura che viene incentivata, che viene favorita. Le imprese dovrebbero trovare un guadagno e un beneficio nell’investire in sicurezza. Questo è il nostro impegno verso la politica: portare la nostra esperienza per modificare quelli che sono i contesti attuali. Un approccio completamente diverso che deve essere un approccio di sistema tra gli organi di controllo ma anche di favorire le imprese nei loro investimenti».