«Oltre alle medicine, la mia terapia più importante è stata lo sport». Il nuotatore è il volto della campagna di sensibilizzazione di IG-IBD per lanciare un messaggio di speranza ai 250mila italiani affetti da malattie infiammatorie croniche intestinali
«Devo dire grazie ai medici, al nuoto e alla mia famiglia se sono riuscito a venirne fuori». È Simone Sabbioni a parlare. 22 anni, romagnolo, primatista italiano dei 100 dorso. Un bronzo ai mondiali del 2014, due medaglie agli europei del 2016. Ai mondiali del 2016 non ha partecipato. Era impegnato «a venire fuori» dalla colite ulcerosa.
Nonostante la malattia infiammatoria dell’intestino sia cronica, in fondo ci è riuscito, ad uscirne: dopo due anni «brutti», è in remissione. Ha imparato a conviverci mantenendo uno stile di vita normale, per quanto possa essere normale quello di un atleta professionista. Ma Simone pensa che sia stato proprio quello stile di vita, che ritiene «al limite della perfezione a livello alimentare, mentale e sportivo», ad averlo aiutato ad uscirne.
LEGGI ANCHE: «INSIEME SI PUO’ FARE». PAOLO GENOVESE DIRIGE IL CORTO PER INFORMARE SULLE MALATTIE CRONICHE INTESTINALI
«La mia più grossa terapia, oltre alle medicine, è stata lo sport», ripete più volte. E oggi Simone Sabbioni ha deciso di prestare il suo volto e la sua storia alla campagna di sensibilizzazione sulle malattie infiammatorie croniche intestinali promossa da IG-IBD per lanciare un messaggio di speranza ai 250mila italiani, tra cui molti giovani, colpiti dal morbo di Crohn o da colite ulcerosa: convivere con queste malattie, senza rinunciare ai propri sogni, è possibile.
«È una cosa che mi sta molto a cuore. Essendoci passato, sento di non poter fare finta di niente. Vorrei che le persone conoscessero di più queste malattie, che purtroppo sono sempre più diffuse. Sono la prova che ci si può curare e venirne fuori. Basta affidarsi a professionisti, volersi bene e farsi voler bene dalle persone che si hanno accanto».