Una stanchezza cronica che non abbandona i guariti: è il sintomo più comune del long Covid e il 5% di chi l’ha avuta dopo 12 settimane ancora ne soffre. Ne parliamo con Graziano Onder, medico geriatria dell’Iss
Affanno respiratorio, insonnia, confusione, dolori muscolari, anosmia persistente e quella stanchezza cronica che sembra non passare mai. Dopo Covid-19 sono tanti i guariti che accusano una lunga sequela di sintomi riuniti dagli scienziati nella definizione di “long Covid”. Una sindrome eterogenea a seconda del paziente, con tempi di guarigione e terapie ancora poco definiti.
Sanità Informazione ha incontrato il professor Graziano Onder, medico geriatra dell’Istituto Superiore di Sanità, per un confronto su cosa c’è da aspettarsi per questi pazienti. Prima di tutto una definizione: si definisce long Covid quella «condizione che è caratterizzata dalla persistenza di alcuni sintomi oltre le quattro settimane dalla fase acuta della malattia da Sars-CoV-2». Secondo uno studio inglese, tra i più avanzati nel monitoraggio dei guariti, il 10% di chi ha avuto Covid sviluppa la long a quattro settimane dalla risoluzione della malattia e il 5% ancora dopo 12 settimane.
Più che uno standard per i sintomi, c’è un elenco di manifestazioni cliniche che tocca complicanze di tipo respiratorio, cardiaco, dermatologico, psicologico e psichico. «La long Covid è piuttosto comune e si riscontra maggiormente – anche se non è la regola, ricorda Onder – nelle persone che hanno avuto una forma più grave di Covid-19, anziani e soggetti con più di una patologia».
Tra tutte le manifestazioni è la stanchezza cronica o astenia a risultare la più comune nel long Covid e perdura per molto tempo, anche quando gli altri sintomi si sono ridotti o sono spariti. Gli inglesi la chiamano “fatigue”, si presenta come una spossatezza fisica e mentale apparentemente immotivata. Chi ne soffre dice di sentirsi privo di energie, incapace a volte di svolgere le necessità quotidiane e in costante bisogno di un riposo che non si mostra ristoratore.
La medicina non è estranea a questo tipo di patologia. Esiste la sindrome da stanchezza cronica o encefalomielite mialgica, che ha avuto una storia diagnostica molto complessa. Per anni sottovalutata dagli esperti o imputata a un aspetto psicologico dei pazienti, è stata infine riconosciuta come una malattia rara invalidante. Spesso si presenta come conseguenza di malattie infettive che debilitano l’organismo come la malattia di Lyme o la mononucleosi, portando con sé febbricola, artralgia, linfonodi gonfi e mal di testa.
«È presto per dire se la stanchezza cronica da long Covid e l’encefalomielite mialgica siano la stessa patologia – spiega Onder – sicuramente anche il Covid è caratterizzato da una “tempesta infiammatoria” che lascia il corpo molto affaticato. È come se bruciasse velocemente le risorse dell’organismo e quello che perdura è questo senso di stanchezza. Quanto sia simile sarà il tempo a dircelo, ma un parallelo certamente c’è».
Anche il Ministero della Salute ha preteso molta attenzione sul long Covid da parte del mondo sanitario. «Nel decreto Sostegni bis – continua l’esperto ISS – ha previsto che vengano eseguiti degli esami specifici che rientrano nei LEA, per identificare le persone con il long Covid. Quindi è una questione che anche a livello normativo oggi è prevista e ben definita». Sono già molti i centri sorti sul territorio come cliniche long Covid, con l’obbiettivo di ascoltare e osservare i tanti guariti che lo stanno sperimentando.
«Quel che si evince dai primi dati pubblicati è che i sintomi tendono a ridursi con il passare del tempo – aggiunge – ma il Covid ha una storia di un anno e mezzo quindi è difficile dire quanto siano frequenti i sintomi a lungo termine». Intanto la condizione si studia e, nonostante non esistano farmaci consigliati, ci sono rimedi naturali ai quali si può ricorrere.
«Per i pazienti con stanchezza cronica – conclude Onder – l’attività fisica è importante, ma deve essere graduale. Quindi riprendere con piccoli incrementi, giorno per giorno. Caricare troppo rischia di essere controproducente e di peggiorare la fatica, ma sicuramente l’attività fisica con un “dosaggio crescente” può aiutare. Anche l’alimentazione ricca di proteine e una corretta idratazione sono interventi fondamentali per rilevare piccoli ma importanti miglioramenti nella condizione».
Per chi si trovi al momento a confrontarsi con il long Covid e con la stanchezza cronica non ci sono, è bene chiarire, rischi per la somministrazione del vaccino anti-Covid. Nei sei mesi dalla guarigione, prevede il Ministero, si può ricevere una dose e dopo questo limite anche entrambe. «Il vaccino – specifica l’esperto – serve a prevenire una nuova infezione, che invece rischierebbe di peggiorare ulteriormente il quadro, quindi no, nessuna controindicazione».
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