Salute 20 Febbraio 2023 08:46

Sindrome di Down, il 50% dei maggiorenni escluso dal lavoro

CoorDown ha presentato un’indagine sui percorsi di accertamento della disabilità delle persone con sindrome di Down. Per accedere al sistema di collocamento mirato (legge 68/1999) è necessario essere in possesso della relativa valutazione: quel verbale ce l’ha poco meno della metà (48,2%) dei maggiorenni. I risultati del Report

Sindrome di Down, il 50% dei maggiorenni escluso dal lavoro

Le persone con disabilità hanno il diritto di ricevere agevolazioni per accedere ai  servizi per il collocamento al lavoro. Ma per usufruire di tale diritto devono prima ottenere il riconoscimento dello loro status di persona con disabilità. Non è sempre semplice passare dalla teoria alla pratica: il percorso può essere costellato di ostacoli, disagi, disparità e conflitti. Una situazione che CoorDown, il Coordinamento nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down, ha deciso di raccontare un’indagine dedicata ai percorsi di accertamento della disabilità delle persone con sindrome di Down.

L’indagine

Il report, basato su 417 interviste in tutta Italia e nato dalle segnalazioni e dalle criticità espresse direttamente dalle famiglie, evidenzia come, nonostante interventi regolatori, vi siano ancora difformità applicative. Quasi il 6% degli interessati, tutte persone con sindrome di Down, percepisce attualmente l’indennità di frequenza e ben il 32% l’ha percepita in passato. Eppure a chi è affetto da sindrome di Down spetterebbe l’indennità di accompagnamento. «Una percentuale che, grazie ad alcuni interventi normativi, è diminuita nel tempo – spiega, a Sanità Informazione, Carlo Giacobini, consulente CoorDown -. Da una parte le commissioni Inps, nonostante abbiano ricevuta la precisa indicazione di attribuire l’indennità di accompagnamento alle persone con sindrome di Down, non sempre lo fanno, dall’altro diverse famiglie non sanno di averne diritto». Errori che spiegano l’elevato numero di contenziosi: il 40,8% delle famiglie ha tentato, con varie modalità, di far modificare i relativi verbali, o rivolgendosi al giudice, o chiedendo una revisione all’INPS, o presentando domanda di aggravamento.

Sindrome di Down, il difficile accesso al mondo del lavoro

Un aspetto ancor più preoccupante riguarda il mondo del lavoro. «Per accedere al sistema di collocamento mirato (legge 68/1999) – continua il consulente CoorDown – è necessario essere in possesso della relativa valutazione». Dall’indagine emerge che quel verbale ce l’ha poco meno della metà (48,2%) dei maggiorenni. Il rimanente 51,8% è privo del riconoscimento ex legge 68/1999 o perché non l’ha richiesta (35,4%)  o perché è in attesa di convocazione (5,8%) o perché è stato dichiarato incollocabile (10,6%). «Sono definiti “incollocabili – spiega Giacobini – coloro che, a parere della Commissione, non sono in grado di svolgere nessun tipo di lavoro. Tuttavia, tale impedimento al lavoro dovrebbe essere espresso solo quando metterebbe in pericolo la vita o l’incolumità propria o altrui».

Le differenze territoriali

In sintesi, l’esclusione da percorsi di collocamento mirato riguarda ben il 46% dei maggiorenni intervistati. Non è quindi un caso che solo il 17,3% dei maggiorenni intervistati svolga attività lavorativa. Ma, anche in questo caso le disparità territoriali sono assai rilevanti: il Nord Ovest ha il 44% di intervistati inseriti nel mondo del lavoro (con una occupazione o in tirocinio): una percentuale doppia a quella del Mezzogiorno. «Le disomogeneità territoriali meriterebbero ulteriori approfondimenti – dice Antonella Falugiani, presidente CoorDown -. Noi possiamo condividere alcune impressioni. La prima può derivare dalle oggettive differenze, generali, del mercato del lavoro e dell’occupazione nei diversi territori: la compressione occupazionale vale per tutti, ma si riverbera con maggiore durezza sulle persone più fragili. La seconda può dipendere dalla qualità dei servizi per l’impiego che è oggettivamente molto differente nei diversi angoli del nostro Paese. La terza, quella che ci preoccupa forse di più perché più subdola, è il comprensibile pessimismo che si ingenera nelle famiglie e nelle persone. L’elevato numero di persone che non hanno nemmeno richiesto la valutazione della legge 68/1999, atto essenziale per entrare nei circuiti del collocamento, è davvero inquietante».

Le revisioni: sono davvero necessarie per persone con sindrome di Down?

Altre criticità nei procedimenti di accertamento sono state riscontrate sulle revisioni, sulle voci fiscali mancanti in un buon numero di verbali, pur con delle variazioni nel tempo. «La sindrome di Down è una condizione genetica non reversibile e come tale non dovrebbe essere soggetta a revisione. È un sovraccarico di lavoro inutile per le Commissioni ed un costo per la comunità che potrebbe essere evitato», sottolinea Carlo Giacobini.

Il contributo dell’IINPS

Alla presentazione pubblica dell’indagine hanno partecipato anche i referenti di INPS, Raffaele Migliorini, responsabile del Coordinamento generale medico legale e Angelo Moroni, vicepresidente della Commissione medica superiore. INPS ha presentato dati relativi ai percorsi di accertamento delle persone con sindrome di Down che, pur con alcune differenze rispetto all’indagine di CoorDown, confermano da un lato come negli anni alcune norme abbiano prodotto un trend positivo, dall’altro come sussistano delle criticità che meritano di essere approfondite e affrontate, anche se non tutte afferenti alle responsabilità dell’Istituto. «Fra i suggerimenti alle famiglie va segnalato senza dubbio quello di ricorrere, quando vi siano questioni critiche, allo strumento dell’istanza di riesame in autotutela anziché – conclude il consulente CoorDown – a quello del ricorso al giudice».

 

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