Diversi processi vitali per l’organismo umano e animale passano per una rete composta da milioni di recettori che interagiscono con i cannabinoidi: «Grandissime potenzialità, ma ancora non conosciamo tutto…»
Nel corpo umano esiste una rete composta da milioni di recettori che interagiscono con i cannabinoidi, sostanze chimiche naturali che possono provenire dall’organismo stesso (e per questo si chiamano endo-cannabinoidi) o dall’esterno. La combinazione tra recettore e cannabinoide genera, all’interno del corpo, determinati processi che garantiscono il funzionamento di diverse funzioni e attività, tanto del sistema nervoso centrale quanto di quello periferico. Questa rete di recettori è conosciuta come “sistema endocannabinoide”, e sulle sue qualità e potenzialità c’è ancora molto da studiare e capire. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Tanja Bagar, CEO and Chairman of the Expert Council of the International Institute for Cannabinoids, in Slovenia, intervenuta nel corso del Balkannabis Expo, in Grecia.
Dottoressa Bagar, che cos’è il sistema endocannabinoide e perché è così importante per le nostre vite?
«Il sistema endocannabinoide è una sorta di sistema di protezione generale che abbiamo nel nostro corpo. La sua funzione è appunto quella di proteggere noi e la nostra biochimica, quindi le nostre cellule, i nostri tessuti, i nostri organi, insomma, tutto il nostro corpo. Forse il modo migliore per capire cosa faccia è quello di paragonarlo al sistema immunitario: abbiamo un sistema immunitario che è lì per proteggerci dai batteri, dai virus, dai parassiti, mentre il sistema endocannabinoide è lì per proteggerci da qualunque cosa ci possa accadere, dallo stress emotivo agli inquinanti che possiamo bere, mangiare o respirare. Questo sistema si attiva quando incontriamo virus, batteri, parassiti, oppure se abbiamo un danno fisico, come una frattura. Quindi il sistema si attiva ogni qual volta accade qualcosa al nostro corpo che rompa il nostro equilibrio e il nostro funzionamento ottimale. È per questo che è così importante per noi. Il sistema endocannabinoide funziona insomma come un pulsante di SOS».
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Quali sono le prospettive a breve termine della ricerca?
«Innanzitutto, bisogna sapere cos’è e a cosa serve il sistema endocannabinoide e riuscire a gestire il nostro stile di vita, la nostra salute e il cibo in modo da nutrire questo apparato. Per questo una delle cose fondamentali è avere uno stile di vita e un tipo di alimentazione che possano nutrire il sistema endocannabinoide e aiutarlo a mantenersi in forma. Sappiamo che il nostro organismo ha bisogno di acidi grassi Omega 3 perché senza di loro non possiamo produrre endocannabinoidi. È poi necessario avere un intestino sano, perché è quello il posto in cui viene prodotta la maggior parte del sistema endocannabinoide, e se non è sano non riesce a produrla. Quindi questo è il primo aspetto. L’altro interviene in caso di malattia. Vediamo un utilizzo molto efficace di cannabinoidi nei casi di malattie autoimmuni, nel cancro, in malattie infiammatorie o neurologiche. In caso di malattia, il CBD o gli altri cannabinoidi fanno da stampella al sistema endocannabinoide e gli permettono di tornare in equilibrio e di ricoprire nuovamente il ruolo protettivo che ha. Questo probabilmente è il modo migliore per spiegare dove sta andando la ricerca».