Nei racconti dei ragazzi che hanno partecipato al Safer Internet Day anche tanti episodi di cyberbullismo: da insulti in chat a foto compromettenti fatte girare in rete. «Dobbiamo imparare ad usare il telefono e non abusare del potere che ha»
Alcuni di loro sono stati vittime di cyberbullismo. Molti sono stati silenziosi spettatori di episodi spiacevoli, cui non sapevano come reagire. Una ragazza ci ha raccontato che alcune sue foto personali sono state fatte girare in rete contro la sua volontà. Per non parlare di gruppi su Instagram, Facebook o Whatsapp creati appositamente per prendere in giro le vittime. Sono tutti minorenni, ma il campione di ragazzi che abbiamo incontrato al Safer Internet Day al Teatro Brancaccio di Roma aveva già parecchio da raccontare in tema di cyberbullismo.
Eppure, molti di loro non saprebbero cosa fare senza smartphone e tablet. «Avrei un sacco di tempo libero e non saprei proprio come impiegarlo, mi mancherebbe la terra sotto ai piedi», ci risponde un ragazzo quando gli chiediamo quale sarebbe la sua reazione se dovesse trascorrere del tempo “sconnesso”.
Non tutti però si dicono dipendenti dal telefono e non tutti avrebbero una reazione di panico in caso di disconnessione forzata: «L’estate scorsa in vacanza mi sono trovata in un posto in cui il telefono non prendeva. Nei momenti di pausa ho semplicemente letto un libro», risponde un’altra ragazza, cui si contrappone un’adolescente che sottolinea invece che «questa è la generazione di Internet e non sappiamo starci senza, è proprio una cosa indispensabile».
Pareri discordanti quindi, dovuti forse anche alle esperienze che ciascuno di loro ha avuto on line: «Uso poco il telefono – rivela una ragazza – perché non voglio abusare del potere che ha. Molte persone lo usano in modo sbagliato, non sono responsabili di quello che fanno, non si rendono conto di quanto sia potente la rete sociale. Io sono stata presa in giro parecchie volte su queste reti e ho imparato che bisogna usarle con cautela e con il cervello. Anche perché una volta che pubblichi qualcosa sul web, anche se poi la elimini, resta per sempre lì».
«Mi è capitato di ricevere insulti su Whatsapp – aggiunge una ragazza – e su alcuni gruppi sono state inviate alcune mie foto un po’ imbarazzanti che volevo tenere per me. Mi sono fatta aiutare da mia madre: se capitano situazioni spiacevoli come queste consiglio a tutti di farsi aiutare dai genitori, per quanto riguarda la sfera privata, e dagli insegnanti, se accadono a scuola».
Genitori e scuola continuano ad essere quindi i punti di riferimento di ragazzi in difficoltà, che però hanno ben chiaro cosa si dovrebbe fare per arginare un problema che è sempre più preoccupante: «Dobbiamo fare educazione e formazione su come si usa Internet per prevenire questi fatti. Sappiamo tutti nel profondo che queste cose sono sbagliate, ma in realtà quando assistiamo ad episodi di cyberbullismo non diciamo niente a nessuno, né ai genitori né agli insegnanti. Dobbiamo quindi innanzitutto imparare a denunciare, e poi a far capire al bullo di turno che quello che sta facendo è sbagliato».
Ma la formazione di ragazzi e insegnanti sul tema della dipendenza da Internet e del cyberbullismo va ampliata anche ai medici e al personale sanitario. Per questo il provider Sanità-in Formazione, in collaborazione con Consulcesi Club, propone a ragazzi, insegnanti e medici il video corso “Internet e adolescenti: I.A.D. e cyberbullismo”, disponibile gratuitamente su www.sconnessiday.it, per fornire a tutti gli strumenti necessari per capire fenomeni sempre più importanti.