Francesco Romeo, direttore del reparto di Cardiologia di Tor Vergata e Presidente SIC: «Prodotti a tabacco riscaldato riducono sostanze dannose. Ben vengano per chi non ha nessuna intenzione di smettere di fumare»
Smettere di fumare senza dire definitivamente addio al tabacco… È questa la sfida per i fumatori che proprio non vogliono abbandonare il vizio. Per loro la scienza e la ricerca stanno mettendo a punto una serie di cosiddetti “prodotti a rischio ridotto” che scaldano il tabacco senza bruciarlo eliminando molte delle sostanze dannose. Su questo tema interviene ai nostri microfoni, il professor Francesco Romeo, direttore del reparto di Cardiologia del Policlinico Tor Vergata di Roma e Presidente della Società Italiana di Cardiologia.
I prodotti a rischio ridotto possono effettivamente limitare i danni alla salute?
«Intanto mi preme sottolineare che il fumo è il maggior fattore, dopo il colesterolo, di rischio per malattie coronariche e per malattie ischemiche. Dunque il fumo è un’abitudine assolutamente da sconsigliare a tutti, sempre in prevenzione primaria, e ancora di più, in prevenzione secondaria, in pazienti che hanno avuto già un problema coronarico. Questo è il nostro principale obiettivo come cardiologi. Purtroppo però nella pratica clinica, riscontriamo che esiste una percentuale di pazienti che nonostante gli si raccomandi di smettere di fumare, nonostante abbiano già avuto un episodio di cardiopatia ischemica, non hanno nessuna intenzione di farlo. In questo gruppo di pazienti che non hanno nessuna intenzione di smettere di fumare, è chiaro che l’obiettivo sarebbe quello di trovare dei prodotti meno nocivi. Quindi, le aziende sul mercato hanno cercato di mettere a disposizione dei prodotti che siano e che vengano proposti come meno tossici. Ovviamente questi prodotti non devono significare un incentivo al fumo, ma in quella popolazione che non ha nessuna intenzione di smettere di fumare, è doveroso da parte delle industrie del tabacco, almeno limitare i danni e cercare di produrre dei prodotti che abbiano, non meno contenuto di nicotina, ma minor contenuto di prodotti tossici. I prodotti maggiormente nocivi sono collegati alla combustione, vengono sprigionati e ossidano, sono sostanze ossidanti veramente nocive per i pazienti».
Quindi questi prodotti a rischio ridotto, possono effettivamente limitare patologie cardiache nello specifico?
«Teoricamente sì, a patto che questo non significhi che se ne fumino di più. Avere dei prodotti che hanno un minore contenuto di queste sostanze tossiche teoricamente è un fatto utile. So che tutte le grandi industrie si stanno orientando in questo senso perché tutte hanno percepito che è un dovere etico, una strada da percorrere anche per chi ha come scopo il profitto e il business, ma allo stesso tempo deve pensare anche alla salvaguardia della salute del paziente».
Sempre per quanto riguarda i prodotti a rischio ridotto, che differenza c’è tra i prodotti ‘a combustione’ e ‘a riscaldamento’ e qual è la conseguenza sulla salute?
«Quando non c’è la combustione non si creano quelle sostanze altamente tossiche che danneggiano la salute. Quindi meglio il riscaldamento. So che c’è questo sforzo da parte delle grandi multinazionali del tabacco, di rispondere a questa esigenza prioritaria di salvaguardare la salute dei pazienti e purtroppo c’è una quota di pazienti che non rinuncia alla gratificazione del fumo. La nicotina fa sicuramente dei danni, ma sono molto più dannose tutte le sostanze tossiche che compongono la sigaretta sottoposta ad un processo di combustione».
Quindi questi prodotti a riscaldamento possono effettivamente rappresentare il futuro? Potrebbero nei prossimi anni soppiantare il fumo convenzionale?
«Io spero si vada verso una società senza fumo. Questi prodotti tuttavia, se effettivamente riducono tutte quelle sostanze tossiche dannose e cancerogene, sono indicati per quella ristretta popolazione di soggetti che non vuole smettere con il vizio. Certamente, incentivare questi prodotti rispetto ad una sigaretta più tossica, sarebbe un obiettivo minimo ma comunque un obiettivo da perseguire».
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