Il dermatologo Massimiliano Scalvenzi (Federico II) spiega le modalità corrette di esposizione al sole in caso di melanoma, psoriasi e dermatite atopica.
Tempo di sole, mare e vacanze. L’estate ha (finalmente) inizio, e con essa tutte le strategie per poter godere di relax e abbronzature senza spiacevoli inconvenienti e senza correre rischi. Questo vale per tutti, ma soprattutto per chi è un paziente dermatologico. Spesso, infatti, chi soffre di un disturbo o malattia della pelle, si trova a privarsi dei benefici dei raggi solari senza che vi sia una reale indicazione terapeutica in tal senso. A tal proposito, Sanità Informazione ha intervistato il professor Massimiliano Scalvenzi, Direttore della scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia presso l’Università di Napoli Federico II, sulle precauzioni e regole auree che i pazienti dermatologici devono osservare sull’esposizione ai raggi solari.
«Innanzitutto – esordisce lo specialista – due regole valide per tutti, pazienti dermatologici e non: proteggersi sempre adeguatamente dal sole con crema solare adatta ai vari fototipi, dal più chiaro al più scuro, ed esporsi al sole in maniera progressiva e graduale. È inutile e dannoso stare 5 ore al sole durante la prima esposizione, perché la capacità di pigmentazione della pelle non supera i 60-90 minuti».
«Per i pazienti che hanno avuto un melanoma o un tumore della pelle non melanoma – spiega Scalvenzi – non c’è una vera e propria controindicazione all’esposizione solare: con la giusta protezione ci si può esporre, pur evitando la fascia oraria dalle 13 alle 16 in cui al sole è più dannoso. Impedire al paziente di esporsi al sole tout court lo limiterebbe fortemente e avrebbe ripercussioni sulla sua qualità della vita senza che vi sia per contro un beneficio terapeutico. Molti pazienti applicano la fotoprotezione sui nei, questo è sbagliato perché non è il sole che trasforma il neo, ma è il sole che scottando la cute sana dà inizio ad un processo che può, dopo anni, esitare in un melanoma. Le cicatrici da intervento per melanoma e da tumore della pelle non melanoma devono essere protette come il resto del corpo».
«In generale – prosegue Scalvenzi – per i pazienti affetti da psoriasi il sole è un’ottima terapia, perché tende a regolarizzare la produzione cellulare in eccesso tipica della psoriasi. Solo in rari casi l’esposizione genera, viceversa, un peggioramento o la comparsa della psoriasi in zone in cui non c’era. Per cui, anche per il paziente psoriasico valgono le stesse regole di cautela e gradualità nell’esporsi al sole. Per i pazienti con dermatite atopica l’esposizione al sole ha un effetto benefico, ma il reale beneficio viene apportato dal clima secco, mentre l’umidità è deleteria. Quindi, clima secco ed esposizioni graduali sono un toccasana per i pazienti con dermatite atopica. Non a caso la fototerapia a UVB a banda stretta – conclude il dermatologo – è una delle terapie più utilizzate per il trattamento di queste patologie».
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