Silvestri (neurologa): «Il riposo notturno femminile peggiora in post-menopausa e in gravidanza. Tra le principali conseguenze: ansia, depressione, malattie cardio-cerebrovascolari e declino cognitivo»
Prima di addormentarsi ripercorrono tutte le cose fatte durante la giornata, per essere sicure di non aver tralasciato nulla. Poi, tutti gli impegni dell’indomani. E se in casa ci sono bambini, mentre gli occhi si chiudono, le orecchie restano vigili per percepire anche il minimo rumore. Così, molte donne finiscono per riposare poco e male.
«Soprattutto dormono quasi sempre peggio degli uomini – spiega Rosalia Silvestri, neurologa del centro interdipartimentale per la Medicina del Sonno di Messina -. In particolare durante alcuni periodi del ciclo riproduttivo, come la post-menopausa e la gravidanza».
I principali responsabili di questa cattiva qualità del riposo sono gli ormoni femminili che influenzano sia la continuità che l’efficienza del sonno notturno, diminuendo le sue capacità ristorative e di protezione nei confronti di malattie cardio-cerebrovascolari e cognitive.
«In gravidanza oltre l’80% delle donne – continua Silvestri – lamenta disturbi del sonno, con conseguenze sia sulla salute materna, che su quella fetale. Una mamma insonne può soffrire di ansia o depressione che, in rari casi, possono dare origine alla psicosi puerperale e alla cosiddetta maternity blues (uno stato di malessere psicologico che subentra normalmente al terzo giorno dal parto). I disturbi organici del sonno, invece, come le apnee morfeiche o la sindrome delle gambe senza riposo (legata alla carenza di ferro) possono avere conseguenze cardio-cerebrovascolari e aumentare la pressione arteriosa. In alcune donne, se il disturbo è abbastanza grave, può condurre ad eclampsia gravidica (una grave complicanza della gravidanza) che, a sua volta, può causare parto anticipato, parto assistito, feti piccoli per età gestazionale, malformazioni fetali congenite».
Anche la menopausa rappresenta un periodo di vulnerabilità: la brusca caduta degli ormoni riproduttivi modifica la distribuzione del peso corporeo e conferisce alla donna un rischio biologico di disturbo respiratorio simile a quello dell’uomo. «In post menopausa – commenta la neurologa – una persona su sette soffre di disturbi del sonno, con conseguenze soprattutto cardio-cerebrovascolari».
L’insonnia è uno dei principali fattori responsabili del danno cognitivo «e in questo la donna – aggiunge Silvestri – è nettamente svantaggiata rispetto all’uomo. È più a rischio di patologie neurodegenerative, in particolare della malattia di Alzheimer. Più in generale, l’insonnia cronica femminile è legata alla depressione, un disturbo che influenza molto la sua qualità della vita, sia relazionale che lavorativa».
La diffusione dei disturbi del sonno di genere rappresenta un vero e proprio allarme non solo di salute pubblica, ma anche sociale, tanto che «le differenti patologie del sonno e la loro ripercussione su emotività ed umore, capacità cognitive, benessere psicofisico, rischio cardio e cerebrovascolare – racconta la neurologa – sono state oggetto di alcune ricerche condotte da esperti italiani di malattie del sonno. Le diverse relazioni sono state raccolte e revisionate in un lavoro unitario che – conclude Silvestri – sarà pubblicato a breve sulla nota rivista scientifica internazionale Maturitas».
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