Salute 22 Gennaio 2025 11:59

Sordità profonda, una nuova tecnica chirurgica robotica dona la speranza a sei neonati di crescere sentendo voci e suoni

Prima applicazione in Italia in ambito otologico pediatrico in sei neonati con meno di un anno di vita

Sordità profonda, una nuova tecnica chirurgica robotica dona la speranza a sei neonati di crescere sentendo voci e suoni

Una nuova tecnica di chirurgia robotica otologica di precisione, applicata per la prima volta in ambito pediatrico in Italia all’ospedale Martini di Torino, ha ridato la speranza di crescere sentendo voci e suoni a sei neonati con meno di un anno di età, affetti da sordità profonda. Con una tecnologia avanzata che combina due strumenti otologici di precisione, Diego Di Lisi, responsabile Uos Audiologia impianti cocleari dell’ospedale torinese, ha infatti eseguito sei interventi di impianto cocleare nei pazienti pediatrici.

Impianto cocleare con tecnica assistita da braccio robotico

“Oggi celebriamo un nuovo traguardo, quello della chirurgia dell’impianto cocleare con tecnica assistita da braccio robotico – spiega Di Lisi – che consente la massima preservazione delle strutture nervose dell’orecchio interno durante l’inserimento dell’elettrodo in coclea, procedura utilizzata per la prima volta proprio al Martini in bambini di età inferiore ad un anno. La tecnologia mette fortunatamente a disposizione strumenti molto evoluti che sono in grado di sostituire perfettamente la funzione biologica. Tuttavia, come sappiamo, l’ingegneria biomedica e le scienze evolvono rapidamente ed esponenzialmente. In quest’ottica – aggiunge – la chirurgia della preservazione d’organo nei bambini è un atto responsabile e quanto mai importante perché li mette oggi nelle condizioni di poter fruire di quella che sarà l’evoluzione tecnologica del domani”.

Le strumentazioni utilizzate, per saperne di più….

Il braccio meccanico utilizzato per gli interventi, così come spiegato dalla struttura ospedaliera in una nota, è “progettato per definire precisamente la traiettoria degli strumenti chirurgici, mantenendo esattamente la posizione e l’angolo desiderati, riducendo così il tempo totale della chirurgia. Il secondo strumento utilizzato è stato fondamentale per garantire un approccio atraumatico che preservi le delicate strutture dell’orecchio: consente infatti un movimento lento e costante della strumentazione chirurgica, con velocità tra 0,1 e 1,0 mm al secondo”.
“Auspico – conclude Di Lisi – che sempre più professionisti adottino tecnologie e approcci chirurgici mininvasivi per standardizzare, insieme, la tecnica di inserzione”.

 

 

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