Il bando Arcuri non ha ottenuto i risultati sperati. Difficoltà per Mmg e farmacie nell’andare a regime. L’ex Ministro alla Salute Grillo presenta Odg per eliminare incompatibilità per i medici che vogliono rendersi disponibili ad effettuare vaccinazioni
Ma davvero i problemi che stiamo riscontrando nella campagna vaccinale anti-Covid dipendono solo dalla contrazione delle dosi di vaccino che provengono dalle case farmaceutiche? Se tanto si è parlato dei “contratti non rispettati” dai produttori dei vaccini attualmente a disposizione, un po’ sottotraccia è rimasta la questione che riguarda chi può effettivamente somministrare le dosi.
L’ex commissario Arcuri lanciò a metà dicembre un bando per arruolare 15mila vaccinatori (3mila medici e 12 infermieri). A fine gennaio (ma la situazione non è nel frattempo cambiata poi molto) erano stati annunciati poco più di 2.600 vaccinatori arruolati tramite il bando. Tra i motivi di questa scarsa adesione ci sarebbero le condizioni non proprio allettanti della proposta. Due su tutte: la durata a tempo determinato del contratto e l’incompatibilità con altre mansioni.
Su questo argomento, l’ex Ministro della Salute Giulia Grillo ha presentato un Ordine del Giorno alla Camera in cui chiede un impegno al Governo ad «adottare un sistema di adesione informatizzata, al quale ogni medico, anche inserito in percorsi di specializzazione possa aderire manifestando la propria disponibilità a partecipare al piano vaccinale; proporre un unico tipo di inquadramento nazionale, con medesimo livello retributivo per tutti i medici vaccinatori che non siano già dipendenti del Ssn, inclusi i medici specializzandi e corsisti Mmg, proponendo di usare il sistema di contratto convenzionale già esistente in Ssn (già in tutta Italia si usano e quindi sarà più semplice per le aziende sanitarie gestire la burocrazia); prevedere per l’attività dei medici vaccinatori la decadenza di qualsiasi incompatibilità con gli altri impegni professionali o formativi già in essere, stabilendo che la priorità di incarico sia conferita in base alla maggior disponibilità oraria garantita dal professionista rispetto l’attività vaccinale».
Alcune settimane fa è stato anche approvato il Protocollo di intesa nazionale tra Governo, Regioni e sindacati dei medici di famiglia (nello specifico, Snami, Fimmg, Smi e Intesa Sindacale) per dare anche a loro la possibilità di effettuare vaccinazioni anti-Covid. Il Protocollo prevede che ogni Regione stipuli poi accordi specifici a livello locale. Anche qui, però, non sono mancati i problemi: non tutte le Regioni (circa la metà) hanno chiuso i necessari accordi per far partire il servizio e, in ogni caso, non tutte sono già partite e andate a regime.
Discorso analogo per quanto riguarda le farmacie: nell’ultima Legge di Bilancio è stata espressamente data anche alle farmacie italiane la possibilità di organizzarsi per effettuare le vaccinazioni anti-Covid direttamente nelle loro strutture. Anche in questo caso, però, sono poche le Regioni in cui sono stati trovati accordi effettivi, e in alcune di queste è attualmente possibile solo effettuare la prenotazione.
E’ infine notizia di oggi che anche i 63.600 odontoiatri italiani saranno coinvolti come vaccinatori contro il Covid. A dare il via libera il Ministero della Salute, nell’incontro con Filippo Anelli, Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) e con il Presidente della Commissione Albo Odontoiatri nazionale, Raffaele Iandolo. Diventano così oltre 150mila i medici che scendono in campo per dare il loro contributo alla campagna vaccinale (insieme ai 40mila specializzandi e con i 60mila medici del territorio, Mmg, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali). A loro possono aggiungersi i medici volontari, pensionati e liberi professionisti, che in più di un’occasione hanno dato la disponibilità, in tal senso, alle Regioni.
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