Nel corso del webinar “Vaccini liberi, la salute non si brevetta” ne hanno parlato Crippa, Delrio, Stumpo, Albiani e Di Sisto. Fairwatch: «Solo 0,5% popolazione mondiale vaccinato». E il Parlamento europeo vota mozione di sostegno a India e Sudafrica che hanno presentato proposta al WTO. «Stimolare il concetto di una cooperazione globale sulla salute» sottolinea il dem Delrio
Il Global Health Summit di Roma sarà un’occasione fondamentale per rilanciare il tema della concessione di licenze obbligatorie per l’uso non esclusivo di diritti di proprietà intellettuale dei vaccini anti Covid-19. Ma le premesse del summit romano non lasciano sperare che vengano intraprese azioni decisive su questo fronte. È quanto emerge dal webinar “Vaccini liberi, la salute non si brevetta” organizzato dal Movimento Cinque Stelle a cui hanno partecipato Davide Crippa (M5S) Graziano Delrio (Pd), Nico Stumpo (LeU), Monica Di Sisto, Giornalista e vicepresidente dell’associazione Fairwatch, osservatorio su commercio internazionale e clima e Sara Albiani, Responsabile salute globale di Oxfam Italia.
L’incontro è arrivato a poche ore dal voto del Parlamento europeo che con 293 voti a favore e 284 contrari ha approvato un emendamento alla risoluzione contro le diseguaglianze al fine di eliminare l’AIDS che invita l’Ue a sostenere l’iniziativa presentata da India e Sud Africa presso l’Organizzazione mondiale del commercio e rivolta proprio a sospendere temporaneamente i brevetti. Un passo importante, che potrebbe presto avere un seguito anche in Italia: Crippa ha annunciato che il M5S presenterà nel Dl sostegni bis una proposta emendativa che vada verso una temporanea sospensione dei brevetti.
«Noi da mesi sosteniamo la sospensione temporanea dei brevetti e tutti i diritti intellettuali di proprietà. Avevamo presentato una proposta emendativa alla Legge di Stabilità presentata dall’ex ministro Giulia Grillo e poi tradotta in una mozione votata all’unanimità che impegnava il Governo ad agire nelle sedi europee per la sospensione dei brevetti», ricorda Crippa nel corso dell’incontro.
Il tema appare particolarmente delicato ma il M5S insiste: «C’è la necessità di un impegno concreto del presidente Draghi. Quello che vorremmo vedere in campo al G20 è mettere al centro la tematica del rilancio e della gestione della pandemia. Dobbiamo aumentare la capacità produttiva di vaccini e farmaci sia per il nostro paese che per quei paesi che hanno necessità di essere aiutati per sostenere la propria campagna di vaccinazione», aggiunge Crippa che poi vuole rassicurare: «Non stiamo dicendo che la cessione del brevetto deve rappresentare la sottrazione di un ramo d’azienda, né un commissariamento ma semplicemente che le aziende ricevano in caso di emergenza un adeguato meccanismo di compensazione di natura economica», aggiunge il deputato pentastellato.
Il tema al centro del webinar è anche quello del trasferimento tecnologico che può arrivare ad impiegare anche 4-5 mesi. Anche di questo ha parlato Monica Di Sisto nel suo intervento in cui senza mezzi termini afferma: «Ho davanti agli occhi l’ultima bozza del documento che sarà discusso al Global Health Summit ed è insoddisfacente. Voglio ricordare che esiste l’accordo Trips del 1995 a cui si è giunti per il contrasto all’AIDS – spiega Di Sisto -. Abbiamo lavorato sui temi del commercio per esercitare una pressione sul WTO ottenendo un meccanismo che almeno sulla carta potesse consentire alle aziende di cooperare potendo contare sulla sospensione dei brevetti e sulla produzione dei generici. Ma non è stata sufficiente. Il meccanismo è molto complesso, ottenere da parte dello Stato l’obbligo di una azienda a rilasciare le licenze è molto difficile ed è accaduto in pochissimi casi».
Secondo Di Sisto i paesi meno abbienti, al contrario di quanto si dice, hanno la capacità produttiva, ma il problema è il trasferimento tecnologico. «Al momento abbiamo vaccinato lo 0,5% della popolazione mondiale – ricorda la vicepresidente di Fairwatch -. Il punto è: dove tiriamo la linea del pubblico interesse e della protezione dei diritti di tutti?».
Una linea condivisa anche dagli altri politici intervenuti. A cominciare da Graziano Delrio, Pd: «Come dimostra il report degli osservatori indipendenti dell’OMS, le istituzioni pubbliche e private sono state incapaci di proteggere la popolazione in maniera adeguata. Serve un cambiamento radicale. Il mondo occidentale forse pensa di uscirne da solo ma altri paesi sono ancora dentro la pandemia e bisognerà tornare a discutere di una interdipendenza globale, non si può pensare di stare in salute dentro i confini nazionali».
«Dobbiamo stimolare il concetto di una cooperazione globale sulla salute – continua l’ex ministro -. Da una piattaforma di ricerca condivisa è nata nel 2017 l’idea di mettere in rete dei laboratori avanzati che sono stati i primi a sintetizzare il vaccino di Oxford e quello Moderna. Non basta nascondersi dietro al tema della proprietà intellettuale. L’Italia può essere guida di questo processo. Bisogna agire ora perché potrebbero esserci altre pandemie».
Il Covid ha anche riattivato e acuito diseguaglianze mai sopite: «Anche nel nostro paese si sta chiudendo gli occhi sul fatto che ci sono circa 500mila persone che non si prenotano per il vaccino (immigrati e persone senza permesso di soggiorno) – ricorda Delrio -. Così vengono violati diritti costituzionali. Anche chi ha seguito gli slogan del liberismo ora pensa che sia il tempo della tutela», conclude.
Sara Albiani di Oxfam ha invece messo in luce quanto la distribuzione dei vaccini penalizzi i paesi del terzo mondo: «I paesi a basso reddito hanno ricevuto lo 0,2% dei vaccini prodotti – ricorda -. Non è solo un problema etico-morale ma anche di salute pubblica. La probabilità che si creino delle varianti è molto alta. Questa diseguaglianza rischia di rendere vani tutti gli sforzi fatti finora. L’iniziativa Covax promossa dall’OMS mira ad assicurare dosi ai paesi che hanno delle difficoltà ma è poco ambiziosa: l’obiettivo è riuscire a vaccinare una piccola parte della popolazione dei paesi a basso reddito. Il problema è anche che le dosi di vaccino sufficienti per tutti non ci sono».
Proprio per questo occorre agire, secondo Albiani, sul sistema attuale che regola la tutela della proprietà intellettuale: «In campo sanitario è essenziale considerare questo bene come bene pubblico essenziale. Occorre mettere al centro l’interesse della sanità pubblica rispetto ad interessi di settori economici. Del resto, nell’ultimo anno il finanziamento pubblico globale che ha sostenuto la produzione di vaccini è stato di 90 miliardi di dollari e dovrebbe essere riconosciuto. Il vaccino deve essere libero dai brevetti almeno per la durata della pandemia e deve essere assicurata la condivisione di tecnologia e know how. Questo purtroppo non è stato fatto quando sono stati erogati questo grossi finanziamenti pubblici».
Nico Stumpo di LeU ha invece posto l’attenzione anche sulla sanità del futuro: «Bisognerebbe cambiare il sistema produttivo sanitario adattandolo ai più deboli. Purtroppo, temo che non cambierà. Questi nuovi modelli devono guardare a una tutela globale a partire dalla salute. Stop a protezionismi, localismi ed egoismi», sottolinea Stumpo, che aggiunge: «Abbiamo visto che chi aveva tagliato la sanità territoriale ha pagato un prezzo maggiore durante la pandemia. Bisogna lavorare per rafforzare la sanità territoriale, ridare un ruolo fondamentale ai medici di base, strutturare le Usca che sono delle sentinelle di primo attacco quando ci sono problemi sul territorio, lavorare a una deospedalizzazione e rendere la sanità più efficace e anche più umana».
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