L’ex ministro ha commentato il rapporto Censis-Rbm che ha certificato l’aumento della spesa sanitaria privata e l’insoddisfazione degli italiani per la sanità pubblica. La proposta: «Lasciamo libertà ai cittadini dopo aver ovviamente assicurato uno zoccolo universalistico proprio per garantire il benessere sanitario a tutti, come quello pensionistico»
La sostenibilità del Servizio sanitario nazionale è uno dei temi al centro del dibattito pubblico. Il Rapporto Gimbe pubblicato pochi giorni fa ha ricordato che ormai il definanziamento dell’Ssn è un dato di fatto: la percentuale di spesa sanitaria pubblica rispetto al Pil diminuisce costantemente, e anche le previsioni dell’ultimo Def non sono incoraggianti. Inevitabilmente aumenta la spesa sanitaria privata che, come ha sottolineato il Rapporto Censis-Rbm, quest’anno raggiungerà la cifra di 40 miliardi di euro. Sul tema è intervenuto anche l’ex Ministro della Pubblica amministrazione e deputato di Forza Italia Renato Brunetta che ai microfoni di Sanità Informazione ha sottolineato come i fondi sanitari integrativi potrebbero giocare un ruolo importante in futuro: «La Sanità pubblica universalistica è in crisi, quella privata deve ancora trovare la propria strada – ha spiegato Brunetta – Il risultato è diseguaglianza, rancore, rabbia perché gli italiani sono costretti a pagare due volte: per la sanità pubblica con i contributi obbligatori e di tasca propria per integrare e rispondere ai loro bisogni, alle loro esigenze. A questo punto occorre puntare molto di più sul welfare aziendale, ai piani di assicurazione mirati in base alla posizione lavorativa. E poi bisogna puntare alle forme di altruismo che sono legate al dono, alle charity, agli investimenti individuali per il benessere collettivo, tornando quasi alle origini del welfare, vale a dire al welfare caritatevole ma nel senso moderno del termine, cioè investimenti privati non per fini egoistici ma per il benessere collettivo».
Di fronte alla crisi di sostenibilità del Sistema sanitario nazionale, per Brunetta, la politica ha l’obbligo di provare a fornire soluzioni: «Di tutto questo se ne parla poco – afferma l’ex ministro – La cosa che il politico può fare è liberare risorse dalle forme di tassazione, quindi serve flat tax, semplificazione fiscale, semplificazione contributiva. Lasciamo libertà ai cittadini dopo aver ovviamente assicurato uno zoccolo universalistico proprio per garantire il benessere sanitario a tutti, come quello pensionistico. Ma per il resto torniamo alla persona».