«L’errata assunzione di un farmaco genera lo spreco del medicinale e induce a patologie secondarie: un doppio costo per il sistema. Nei prossimi tre anni saranno investiti 36 milioni per sperimentare nuovi servizi nelle farmacie». Parla Marco Cossolo, presidente Federfarma
Terapie interrotte o iniziate senza prima aver consultato un medico. Dosaggi farmacologici troppo alti o troppo bassi. Assunzione contemporanea di più medicinali, tralasciando possibili interazioni o controindicazioni. Il rapporto tra il paziente e i farmaci di cui ha bisogno può trasformarsi in una relazione complicata e dannosa per la salute. Soprattutto se, a commettere questi errori di assunzione, sono dei malati cronici. Eppure, una soluzione ci sarebbe e per tutti questi pazienti potrebbe trovarsi anche a pochi metri dalla propria abitazione: all’interno della farmacia di quartiere.
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«Un farmaco assunto in modo scorretto, non solo genera lo spreco dello stesso medicinale, ma può indurre a patologie secondarie che, a loro volta, generano ulteriori costi sia per ricoveri ospedalieri, che per l’assistenza dell’ammalato quando la sua situazione si aggrava a tal punto da renderlo non autosufficiente». È Marco Cossolo, presidente Federfarma, la Federazione nazionale unitaria titolari di Farmacia, a spiegare come il corretto uso dei farmaci sia una delle strategie più efficaci per migliorare la gestione delle patologie croniche. E soprattutto come la stessa Federazione si stia impegnando affinché lo stesso farmacista possa contribuire al miglioramento dell’aderenza terapeutica.
In futuro, dunque, si potrà andare in farmacia non solo per acquistare un farmaco, ma anche per chiedere consigli sulla sua corretta assunzione. E ritornarci ogni qual volta si avranno dei dubbi sulla terapia da seguire, affidandosi ad un “farmacista di fiducia” per migliorare l’aderenza al proprio percorso di cura. Ma quanto è lontano questo futuro?
«In alcune zone, soprattutto nei piccoli centri, nelle comunità meno affollate – ha spiegato Cossolo – è già realtà. Ovviamente, per estendere un modello di questo tipo a tutta la Penisola è necessario creare dei protocolli standardizzati, un sistema da mettere in rete e condividere con tutti i professionisti d’Italia».
A completare il quadro, la necessità di una formazione ad hoc: «soprattutto – ha sottolineato il presidente Federfarma – per migliorare la competenza su alcuni farmaci che purtroppo è carente a causa della distribuzione diretta».
Se le farmacie assumessero appieno questo nuovo titolo, i benefici per il Sistema Sanitario Nazionale sarebbero notevoli: «attualmente – ha precisato Cossolo – la spesa farmaceutica annuale, dati Oms, è di 21 miliardi (tutto compreso) e l’aderenza alla terapia è al 40%. Migliorare quest’ultima anche solo di una decina di punti porterebbe ad un risparmio significativo, molto più significativo dei piccoli tagli che sono stati fatti finora. Un farmaco non assunto correttamente è un medicinale sprecato che può indurre ad ulteriori costi per la cura di un paziente che peggiora la sua condizione di salute».
Ma le buone notizie non finiscono qui. C’è ottimismo anche sui tempi di realizzazione. «Ci sono molti segnali positivi che fanno ben sperare – ha sottolineato il presidente Federfarma – La Conferenza Stato-Regioni ha recentemente licenziato il decreto attuativo del provvedimento della Finanziaria 2018 che prevede di investire 36 milioni, in tre anni, a favore delle farmacie. Denaro che permetterà di sperimentare un serie di servizi, tra i quali – ha concluso Cossolo – è il miglioramento dell’aderenza alla terapia a farla da padrone».