Per la prima volta la Commissione europea finanzia un “Piano operativo nazionale” italiano. Il ministro Speranza: «Utilizzeremo le risorse per contrastare la povertà sanitaria al sud». Target del Piano le sette Regioni del Mezzogiorno che hanno maggiori difficoltà organizzative dei servizi sanitari
«Per la prima volta nella storia della programmazione delle risorse europee l’Italia avrà un Piano operativo nazionale esclusivamente dedicato alla Salute. Non era mai accaduto prima. Investiremo circa 625 milioni per la sanità del Mezzogiorno. Li utilizzeremo per recuperare screening oncologici, per rafforzare i dipartimenti di salute mentale, per accrescere e migliorare i consultori e per contrastare la povertà sanitaria». Il ministro della salute Roberto Speranza ha espresso così, sui social, la soddisfazione per l’arrivo di altro denaro che si aggiunge a quello già stanziato dal Pnrr per le attività sanitarie.
Speranza aveva annunciato il finanziamento nell’audizione di ieri sera alla Commissione Affari sociali della Camera. «La finalità del Piano nazionale salute – ha spiegato il ministro, sarà rendere più equo l’accesso ai servizi sanitari e sociosanitari mediante una presa in carico proattiva delle persone e dei gruppi della popolazione con maggiore vulnerabilità». Il target del Piano saranno «le sette Regioni del Mezzogiorno che sperimentano a vario titolo maggiori difficoltà organizzative dei servizi sanitari e che, per alcuni livelli essenziali di assistenza, non riescono ad assicurare la piena erogazione delle prestazioni, specie nei confronti delle fasce di popolazione vulnerabili».
Una delle priorità, secondo Speranza, è rafforzare la rete territoriale di assistenza primaria: «Il Pnrr prevede 1.350 case di comunità, 400 ospedali di comunità, 280 interventi digitali, 300 interventi di sostenibilità ospedaliera, oltre 4 miliardi per il parco tecnologico e 520 milioni per la ricerca biomedicale. Si realizzerà una casa di comunità Hub ogni 40-50mila abitanti» ha sottolineato. C’è una data per l’approvazione della riforma dell’assistenza territoriale. «Il 30 giugno è la scadenza – ha precisato il ministro -. Contiamo in questi giorni di inviare tutta la documentazione alla conferenza Stato-Regioni. Siamo nei tempi per centrare questo obiettivo strategico».
Dunque, le Case della Comunità saranno il «cuore della rete territoriale» ma si sta lavorando anche sulla medicina generale «tassello fondamentale della riforma, con l’obiettivo di definire una forte connessione tra medici di famiglia, case di comunità e distretto.
Sto lavorando con le regioni e con i sindacati – ha precisato – per trovare una soluzione. Per me non dobbiamo disperdere il valore di fiducia e prossimità dei medici di famiglia soprattutto nelle aree interne, però dobbiamo provare a costruire una relazione col distretto. E la casa della comunità sarà proprio quel luogo dove ci sarà il legame. Lo studio del medico ha una funzione che deve restare tale ma una parte del monte ore del medico di medicina generale deve essere al di fuori dello studio nelle strutture del distretto» ha specificato.
Il ministro ha poi aggiunto che ci sarà un rilancio della formazione del personale sanitario. «Finanzieremo 2700 borse di specializzazione aggiuntive per 101 milioni. Ci sarà, inoltre, un piano straordinario di formazione sulle infezioni ospedaliere per un importo di 80 milioni. In questi anni sono stati fatti passi avanti – ha evidenziato Speranza – ora in farmacia si fanno vaccini e tamponi. Nel modello della sanità di prossimità la farmacia dei servizi è il luogo di primo contatto tra cittadino e SSN. Abbiamo dato un segnale in questi due anni e ora dobbiamo insistere».
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