I ritardi italiani sulla consegna dei vaccini hanno spinto le autorità sanmarinesi all’accordo con la Russia. Parla il responsabile della campagna vaccinale Agostino Ceccarini: «Già vaccinato l’1% della popolazione. Per noi sarebbe un motivo di orgoglio vaccinare i 6-7mila italiani che vengono a lavorare da noi»
Sul Monte Titano, terra di antica libertà, non avrebbero mai immaginato di finire al centro dell’attenzione di mezza Europa. Ma l’arrivo delle prime 7500 dosi del vaccino Sputnik V e l’avvio della campagna vaccinale ha acceso inevitabilmente i riflettori sulla Repubblica di San Marino che, priva dei vincoli dell’EMA, ha deciso di stringere un accordo con la Federazione Russa per avere le dosi del vaccino anti-Covid sviluppato dall’Istituto nazionale di epidemiologia e microbiologia Nikolai Gamaleya di Mosca.
Una scelta, quella sanmarinese, quasi obbligata e in parte colpa dei ritardi italiani: in base all’accordo con Roma, alla Repubblica di San Marino sarebbero dovute arrivare una dose di vaccino ogni 1700 dosi arrivate in Italia. Ma la latitanza italiana ha spinto le autorità del piccolo Stato a stringere un accordo con il Russian Direct Investment Fund che commercializza il prodotto diventando così il trentesimo Stato al mondo ad autorizzare il vaccino Sputnik. Sono stati proprio i medici, preoccupati dal mancato arrivo delle dosi dall’Italia, a chiedere al Governo di percorrere altre strade per proteggere anche San Marino dal virus che nell’ultimo anno ha paralizzato il mondo e che ha colpito duramente il Monte Titano.
«Stiamo vaccinando con Sputnik e inizieremo da giovedì a vaccinare anche con Pfizer perché finalmente sono arrivate le prime scorte che erano state promesse. Faremo la doppia dose, non pensiamo di fare una prima dose a tutti per poi procrastinare la seconda. Da giovedì partiremo con entrambi i vaccini», spiega a Sanità Informazione Agostino Ceccarini, Direttore UOC Cure Primarie e Salute Territoriale e responsabile campagna vaccinale dell’Istituto per la Sicurezza Sociale di San Marino.
Il V-Day a San Marino si è svolto lo scorso 26 febbraio con i primi 25 operatori sanitari vaccinati. Il resto del piano vaccinale ricalca quello italiano, con qualche lieve differenza: in primis operatori sanitari, RSA e le altre due strutture sul territorio che hanno pazienti con grandi fragilità. Poi over 75, persone fra i 60 e i 74 anni, pazienti con comorbilità, personale delle forze dell’ordine e gli insegnanti. A seguire il resto della popolazione. Ad oggi, secondo i primi dati, è stato già vaccinato circa l’1% della popolazione sanmarinese, che in totale conta circa 34mila anime.
«L’obiettivo è quello di riuscire a completare la vaccinazione della popolazione, per lo meno di quella che avrà aderito alla campagna vaccinale, entro l’estate» spiega ancora Ceccarini.
Il modello sanmarinese ha fatto breccia anche nel panorama politico italiano: alcuni leader nazionali, come Silvio Berlusconi e Matteo Salvini, spingono per seguire una analoga procedura e autorizzare Sputnik anche in Italia, soluzione caldeggiata anche dai governatori di diverse regioni. Salvini ha addirittura ipotizzato di chiedere aiuto a San Marino per mettere in sicurezza le zone limitrofe alla Repubblica ed ha in programma un incontro con il Segretario alla Salute Roberto Ciavatta. Ma sul tema dei lavoratori frontalieri si gioca una partita che, più che sanitaria, sembra essere tutta politica.
«C’è da fare una scelta politica – spiega Ceccarini -. In teoria ognuno si dovrebbe vaccinare dove ha il rapporto sanitario attivo. Il lavoratore frontaliero lavora da noi ma ha una copertura sanitaria garantita dall’Italia, quindi secondo me si dovrebbe vaccinare in Italia nelle modalità previste. Per quanto riguarda il personale sanitario che lavora da noi, noi lo vacciniamo anche se su questo punto ritenevo che fosse opportuna una iscrizione al nostro Ordine dei medici. Se un medico di San Marino lavora in Italia, in Italia non lo vaccinano. Doveva esserci una reciprocità. In tutti i casi se ci chiedono di vaccinare anche i frontalieri, non ci tiriamo indietro. Per noi sarebbe un motivo di orgoglio vaccinare i 6-7mila italiani che vengono a lavorare da noi. Da sanitario, però, devo confessare di avere un po’ di perplessità sulla mancata fornitura di vaccini al nostro Paese per un tempo così lungo».
La situazione sanitaria sul Titano non è affatto positiva. Se in Italia la terza ondata sembra essere dietro l’angolo, a San Marino la situazione è critica già da qualche settimana. In tutto oltre 3700 i contagiati con 74 morti dall’inizio della pandemia, numeri in apparenza bassi ma che messi in proporzione con i 33mila abitanti della Repubblica indicano un tributo alto.
«In questo momento siamo purtroppo intorno al 10% di tasso di contagio da diverse settimane. Un tasso significativo, quasi il doppio di quello che c’è in Italia. Difficile fare confronti statistici su numeri così differenti. Ci sono stati 74 decessi accertati. Un numero molto alto» spiega Ceccarini.
Con l’arrivo di Sputnik e Pfizer, la sfida è quella di essere la prima nazione a vaccinare l’intera popolazione e, magari, diventare la prima nazione ‘Covid free’: «Più che altro – commenta Ceccarini – potremmo essere la prima nazione ‘vaccine full’, se riusciremo a vaccinare tutti. Se riuscissimo a vaccinare tutta la popolazione, ci aspettiamo un crollo dei contagi».
Nessun dubbio, tuttavia, sull’efficacia del vaccino Sputnik, che in Europa desta ancora qualche perplessità: «Ci siamo riferiti al materiale scientifico a disposizione di tutti a partire dal Lancet per poi vedere la rolling review che ha fatto lo Spallanzani – continua ancora Ceccarini -. Da questo punto di vista siamo tranquilli. Sulla certificazione EMA, potendone fare a meno essendo noi un paese extra UE, è stato più importante avere garanzie della qualità del prodotto attraverso le pubblicazioni scientifiche. Adesso molti paesi dell’Unione europea stanno valutando l’ipotesi di fare un’autorizzazione con l’organo regolamentare interno».
Tanti gli italiani che stanno richiedendo il vaccino a San Marino: «Non solo da comuni limitrofi ma anche da comuni non limitrofi. Sono arrivate richieste anche da altre nazioni. Non so se autorità italiane o singoli Comuni hanno contattato la nostra Segreteria di Stato in maniera specifica, però di richieste ne abbiamo avute tante. Noi ribadiamo il concetto che non si farà turismo vaccinale. Noi facciamo le vaccinazioni per la popolazione sanmarinese e per la popolazione residente, tenendo una finestra aperta per i transfrontalieri».
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