Dalle caratteristiche agli standard richiesti dall’EMA, quello che al momento sappiamo sul vaccino Sputnik V
L’EMA ha iniziato la rolling review di tre vaccini: a febbraio Novavax, il primo vaccino proteico anti-Covid-19 di sviluppo americano, e CureVac, un altro vaccino ad mRNA di sviluppo tedesco, mentre a marzo è formalmente cominciata la rolling review per il più noto Sputnik V, di cui facciamo un piccolo approfondimento.
Una battaglia Sputnik V l’ha già vinta ed è quella della comunicazione. È riuscito di fatto a costituirsi una solida fama e a diventare un oggetto particolarmente desiderato nonostante le evidenze, per quanto promettenti, siano ancora frammentarie e preliminari.
È un vaccino a doppio vettore virale: quello utilizzato per la prima dose è l’ adenovirus 26 (Ad26), identico a quello del vaccino J&J, mentre per la seconda dose si utilizza l’adenovirus 5 (Ad5). Questo approccio ha il potenziale vantaggio di evitare la possibile risposta immunitaria contro il vettore. Tuttavia il doppio vettore significa di fatto dover produrre due vaccini, con notevoli implicazioni pratiche e logistiche. Per ovviare a questo inconveniente, critico nel raggiungere una produzione che soddisfi le richieste dei 56 paesi in cui è attualmente utilizzato, il Fondo Sovrano Russo sta cercando accordi con potenziali partner produttivi in molti paesi, inclusa l’Italia, ed il suo CEO, Kirill Dmitriev, ha annunciato la sperimentazione di Sputnik “light” che consentirà la somministrazione di una sola dose. Inoltre ha anche promosso un’altra sperimentazione, presso l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma, sull’uso combinato con un altro vaccino, utilizzando cioè lo Spunik light come prima dose e un altro vaccino come richiamo.
È difficile fare una previsione esatta di quando sarà autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). Indubbiamente la difficolta che Sputnik sta incontrando è quella di adattarsi ai rigorosi standard di sviluppo e di approvazione occidentali. Senza nulla togliere alle potenziali qualità, sicurezza ed efficacia del vaccino, “l’onere della prova” che viene chiesta da EMA presuppone anche un’esperienza della metodologia da utilizzare nel raccogliere i dati sperimentali, nel certificare la qualità di produzione e nel predisporre un piano di farmacovigilanza. I primi contatti tra l’EMA e l’Istituto Gamaleya sono cominciati a settembre 2020 ma solo il 4 marzo 2021 si sono intesi sul percorso da seguire, dando il formale inizio alla rolling review.
La prossima tappa annunciata è per il 10 aprile, quando dovrebbe avvenire la prima ispezione GCP (Good Clinical Practice) nelle quale si valutano gli standard di qualità del disegno sperimentale, la conduzione dello studio, la metodologia utilizzata nel riportare i dati (ad esempio la comparabilità tra analisi cliniche provenienti da laboratori diversi, la descrizione standardizzata dei sintomi, etc). In generale viene valutata l’aderenza agli standard fissati dall’ICH (International Conference for Harmonisation), metodologia attraverso la quale le autorità regolatorie di diversi Paesi possono scambiarsi e comparare i dati, senza timori di interpretazioni divergenti. Inoltre viene verificato il rispetto dei principi di etica nell’arruolamento dei volontari secondo il trattato di Helsinki.
Una difficoltà che l’EMA potrebbe incontrare nella valutazione dei risultati viene dal disegno sperimentale, in cui gli scienziati russi hanno privilegiato il numero assoluto di volontari e forse sopravvalutato la fruibilità di dati provenienti dall’uso clinico “Real World Evidence”, ma la cui metodologia di raccolta e di elaborazione statistica dei dati potrebbe non consentire un’immediata interpretabilità dei risultati.
Solo recentemente infatti sono stati pubblicati su “Lancet” dati di uno studio di fase III tradizionale che sembrano incoraggianti anche se non ancora conclusivi. Molti scienziati hanno inoltre espresso dubbi metodologici e oggettiva difficoltà interpretativa di come i dati sono stati presentati.
Complessivamente l’impressione è che alla fine Sputnik si rivelerà un vaccino simile agli altri basati su vettori virali, sia in termini di sicurezza che di efficacia. Resta molto incoraggiante il fatto che abbiano deciso di sottoporre i loro risultati al vaglio di uno dei due regolatori maggiori, l’EMA. Da varie parti si sollecita l’EMA e successivamente l’AIFA ad accelerare la valutazione dello Sputnik, ma bisogna rendersi conto che l’EMA è vincolata ad utilizzare per tutti i vaccini gli stessi standard e la stessa metodologia. Ha dimostrato con Pfizer e Moderna di poter prendere una decisione in 20 giorni qualora tutti i dati siano disponibili, ha richiesto quasi due mesi di più per valutare AstraZeneca per l’incompletezza dei dati. Applicherà ai prossimi tre candidati lo stesso rigoroso approccio a beneficio della nostra sicurezza.
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