L’intervista a Sanità Informazione: «Il progresso tecnologico procede a gamba tesa ma con tempi e modalità differenti rispetto alle zone in cui si sviluppa»
«L’innovazione tecnologica è una parte fondante del sistema sanitario e ne caratterizza la qualità e l’efficienza», lo dichiara Dario Galli, viceministro allo Sviluppo economico in un’intervista esclusiva a Sanità Informazione in cui racconta la sua idea di futuro della sanità. In un Paese in perenne conflitto fra maggioranze e opposizioni «almeno sull’utilità della tecnologia in campo sanitario siamo tutti d’accordo – aggiunge Galli -, una sanità che riesce a trovare al proprio interno le risorse e gli stimoli, le energie per andare avanti nella ricerca ed essere sempre più all’avanguardia è garanzia di qualità per tutto il sistema sanitario».
La nota dolente del processo tecnologico in Italia è che si differenzia da Regione a Regione, infatti «bisognerebbe sicuramente riequilibrare il sistema perché in alcune zone del Paese la qualità è decisamente diversa rispetto ad altre – spiega il viceministro leghista -. Questa differenza si evince ad esempio nel settore farmaceutico, nella ricerca, ma anche nella modalità di gestione degli ospedali». Basta pensare a quanto sia fondamentale il progresso tecnologico «nelle sale operatorie, nella capacità di diagnosi il più possibile anticipate, in tutta la strumentazione dei medici nel loro lavoro. Qualcosa di assolutamente determinante dove, devo dire, almeno nelle nostre zone siamo assolutamente ben messi, ma è una spinta che non deve essere lasciata ferma ma deve proseguire il più possibile verso il futuro».
Sul fronte politico, Galli mette l’accento sul mancato rinnovo del contratto della dirigenza medica che definisce «un problema endemico del Paese» di difficile risoluzione. Un’incognita che coinvolge anche «le figure più indispensabili, quelle più professionalizzate. Tutti gli attori del sistema – prosegue – subiscono questa situazione determinata da mancanza di risorse che devono essere distribuite equamente. Per cui questa è una situazione che credo si risolverà solo nel tempo se avremo la forza e la capacità di riordinare e riassettare in maniera più efficiente il sistema della struttura pubblica nel suo complesso».
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«D’altra parte – continua il viceministro -, io credo che i medici, come tutto il personale del settore sanitario, facciano bene a far valere le proprie esigenze, le proprie necessità sindacali e contrattuali. Però credo che, anche se viene distribuito di più o di meno a livello contrattuale, va ricordato che il personale sanitario italiano in genere è tra i più qualificati al mondo ed è altrettanto il meno pagato tra le nazioni del mondo più sviluppato».
«Al di là del contratto, questa è l’occasione per ringraziare queste persone che lavorano tanto accontentandosi di poco, perlomeno di meno di quanto guadagnerebbero nella vicina Svizzera dove la maggior parte di loro potrebbe avere uno stipendio doppio o triplo. Tuttavia – conclude -, l’attaccamento al lavoro, l’amore che hanno nei confronti dei cittadini che curano e quasi sempre guariscono, è comunque da sottolineare come una caratteristica assolutamente positiva del nostro sistema sanitario che ribadisco, al di là dell’organizzazione dei mezzi e dei soldi, è basato soprattutto sulla volontà e sulla capacità professionale dei suoi operatori».