In fase sperimentale una tecnica che permette di ottenere con facilità cellule pluripotenti da staminali adulte
Molti dei progressi compiuti dalla ricerca medica e scientifica negli ultimi anni sono, in gran parte, ascrivibili agli ambiti di applicazione delle cellule staminali:un campo che ha ridisegnato i confini e aperto nuove frontiere per la medicina rigenerativa, spalancando le porte all’innovazione e alla sperimentazione terapeutica e regalando speranze prima d’ora inimmaginabili non solo ai pazienti affetti da patologie degenerative , ma anche, potenzialmente, a tutta l’umanità.
Un tema che richiede, per queste sue peculiarità, un approccio cauto e attento , sia da un punto di vista clinico che etico.
La rivista Nature, ad esempio, ha recentemente pubblicato, uno studio sulla sperimentazione di un metodo, condotta dai ricercatori dell’Università di Harvard, che permette di ottenere cellule simili alle staminali pluripotenti attraverso la riprogrammazione di normali cellule adulte, utilizzando del comune acido citrico.
Si tratta solo dell’ultimo, in ordine cronologico, dei passi da gigante compiuti dalla scienza sulle possibilità curative offerte da questa enorme risorsa. Sono all’ordine del giorno, ormai, le innovazioni e le sperimentazioni sull’utilizzo delle staminali, in alcuni casi ad un passo dalla distribuzione su larga scala che permetta l’uso terapeutico sull’essere umano. Molteplici le applicazioni terapeutiche: dalla cura della cecità al morbo di Alzheimer, dalla distrofia muscolare alla cura delle principali patologie ereditarie, da strumento di correzione genetica alla creazione di prodotti di tipo tessuto-ingegneristico e organi da trapianto. Fondamentale, e propedeutica all’avanzamento della sperimentazione in questo senso, è la possibilità di effettuare la crioconservazione, sia presso strutture pubbliche sia anche presso biobanche private che oggi raggiungono altissimi livelli di qualità e affidabilità.
Da più fronti si muovono quindi passi decisi e rapidi in un percorso che potrebbe portare, in futuro, alla vera e propria produzione di organi in laboratorio. Un traguardo considerato, fino a poco tempo fa, quasi fantascientifico.