Al via gli Stati Generali della Professione medica. Il presidente FNOMCeO, Filippo Anelli: «Elaboreremo un documento finale che orienterà la professione e il ruolo del medico all’interno della società». Un percorso che condurrà a scrivere la Magna Carta della professione
Libertà e indipendenza del medico, il suo ruolo sociale, il legame con i cittadini, ma anche le difficoltà che ogni giorno affrontano i professionisti della sanità e le carenze del Servizio sanitario nazionale. Questi alcuni dei temi principali che animeranno gli Stati generali della professione medica.
«Gli stati generali rappresentano oggi la prima tappa di un percorso che durerà circa un anno», ha spiegato ai nostri microfoni il presidente FNOMCeO, Filippo Anelli. «Attraverso incontri per gruppi di lavoro produrremo dei documenti che serviranno a elaborare un documento finale che orienterà la professione e il ruolo del medico all’interno della società». Un percorso che condurrà a scrivere la Magna Carta della professione, coniugando valori fondanti con diritti e bisogni dei cittadini.
Riguardo alle difficoltà affrontate dal mondo medico e le carenze del Servizio sanitario nazione, il presidente FNOMCeO rivolgendosi al Governo: «Chiediamo più medici. Questo è anche lo slogan della campagna che lanciamo da questa assemblea – continua Anelli, richiamando la campagna social lanciata dalla Federazione “Offre l’Italia” -proprio per ricordare che ogni medico che va all’estero costa 150mila euro che regaliamo agli altri stati europei. Questo perché non abbiamo organizzato una buona programmazione. Continuiamo a dire che a ogni medico, ad ogni studente che si iscrive a medicina dovrà essere garantita sempre e comunque una borsa e quindi il percorso formativo post laurea, in modo tale che mai più si formi un imbuto formativo, dove oggi sono 10mila medici che non sanno che fare, perché non possono lavorare e non possono finire il loro percorso perché mancano le borse.
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Ringraziamo il ministro per l’impegno ad aumentare le borse, ma noi riteniamo si possa fare di più. Anche senza un investimento economico, perché sarebbe sufficiente prendere gli studenti dell’ultimo anno di specializzazione, mandarli nelle corsie, farli pagare con il Servizio sanitario nazionale e liberare così altre 5mila borse l’anno. Credo che questo percorso posso essere una risposta e allo stesso tempo dare soddisfazione a tutti quei ragazzi che stanno perdendo la speranza»