“Il Medico e il lavoro” il titolo dell’ultimo incontro del 2019 che ha visto protagonisti i rappresentanti del mondo sindacale
Un confronto schietto, diretto, a tratti anche vivace, tra la pluralità di voci che compongono il mondo della rappresentanza medica nel mondo del lavoro. L’ultimo appuntamento del 2019 degli Stati Generali della professione medica, il ciclo di incontri organizzato dalla FNOMCeO – Federazione nazionale degli Ordini dei Medici, aveva per titolo “Il Medico e il lavoro”. E infatti sul palco dell’Hotel Nh Giustiniano di Roma hanno sfilato i protagonisti del mondo sindacale medico: da Silvestro Scotti, Segretario Fimmg, ad Antonio Magi, Segretario Sumai e Presidente OMCeO Roma, dal filosofo Ivan Cavicchi, autore de “Le 100 tesi per discutere il medico del futuro” al presidente Anaao Assomed Costantino Troise e poi i rappresentanti di tanti sindacati e organizzazioni mediche.
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Ad aprire l’assise il Presidente dell’Enpam, la cassa previdenziale dei medici, Alberto Oliveti che ha lanciato una sua proposta di riforma dei LEA: «La sanità pubblica dovrebbe assicurare dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) “esigibili” in tutto il territorio nazionale e che siano “appropriati”. Dovremmo passare dai Lea ai Leeaa, aggiungendo una E che sta per esigibili e una A per appropriati».
Secondo Oliveti «prevedere dei Lea che non siano esigibili su tutto il territorio nazionale è come infrangere di fatto il principio di eguaglianza. Allo stesso tempo dovremmo riflettere su quali siano le prestazioni appropriate da assicurare a tutti. Non si può parlare di lavoro medico senza analizzare gli ostacoli che rendono il diritto alla salute non esigibile».
Soddisfatto il Presidente FNOMCeO Filippo Anelli che ha voluto con forza questa serie di riflessioni sulla professione medica: «Hanno partecipato quasi tutte le sigle sindacali e come sempre quando le tematiche riguardano l’organizzazione e il lavoro vengono fuori spunti e proposte ma anche disagio, proteste. Lo avevamo preventivato. La sintesi che si può fare è che viene fuori una discussione molto dinamica. La professione non chiede solo il rispetto delle competenze e delle proprie abilità ma rappresenta disagi e problematiche relative proprio al rispetto dei principi della nostra professione».
Anelli lancia poi una proposta per superare il problema della mobilità sanitaria che costringe tante famiglie a spostarsi dalla propria regione verso un altro territorio per poter usufruire dell’assistenza sanitaria: «A 19 anni dalla modifica del capo V della Costituzione ci sono diseguaglianze notevoli tra una regione e l’altra che mettono i professionisti in grave difficoltà. È giunto il momento di fare una riflessione se i pazienti per accedere alle prestazioni debbano necessariamente spostarsi da una regione all’altra o se non sia invece lo Stato a dover garantire il sistema lì dove vivono e dove ci sono quei cittadini che non possono spostarsi attraverso modelli organizzativi sovraregionali. Credo che oggi un modello a rete che metta insieme le competenze e che consenta di far condividere ai professionisti modalità di assistenza, di cura e di intervento possano garantire l’equità facendo spostare i professionisti e non i cittadini».
Giovanni Leoni, vicepresidente FNOMCeO, ha invece posto l’attenzione sui medici che lavorano nell’emergenza-urgenza: «L’ultimo contratto della dirigenza ha delle grosse problematiche per quanto riguarda le retribuzioni di coloro che lavorano in urgenza perché purtroppo le ore straordinarie e le pronte disponibilità non sono state toccate. Questo purtroppo tocca una percentuale di medici che lavorano in condizione di stress ed è un riconoscimento mancato. Non sono tanti in percentuale però è emblematico che una categoria come quella degli urgentisti sia stata dimenticata. È solo un tassello del passaggio della retribuzione del medico italiano a livello europeo. Forse un sogno impossibile ma un tipo di professione di questo tipo che ha una evoluzione tecnologica e profili di responsabilità professionale deve avere una capacità retributiva adeguata ed essere competitivo nei confronti dei livelli europei».
Nel dibattito sono emersi diversi temi e idee per ridiscutere i modelli organizzativi della professione: Sergio Barbieri, Vice Presidente nazionale Cimo, ha fatto un ragionamento sulle forme contrattuali e si è chiesto se l’autonomia del medico non venga limitata da un contratto di dipendenza. «Serve un contratto – ha sottolineato – che in qualche modo organizzi l’assistenza come un tutt’uno. Non ha senso che noi ospedalieri siamo sotto il ministero della funziona pubblica».
«Questo mestiere oggi ha perso la qualità del lavoro che lo caratterizza. Oggi è un lavoro al massimo ribasso che viene considerato troppo costoso. La rivoluzione passa dal recupero dell’autorità sul nostro lavoro» ha scandito Costantino Troise, Presidente Anaao.
Antonio Magi, Segretario Sumai, ha invitato all’unità con le altre professioni sanitarie: «Se noi entriamo in contrapposizione con gli infermieri o con i tecnici siamo perdenti. Ma neanche va bene, come accade in Veneto, che una delibera dia le competenze del medico alle altre professioni».
Giacomo Fassina di FederSpecializzandi ha invece messo in luce le problematiche della sua categoria: «4 specializzandi su 7 lavorano più di 40 ore alla settimana, la clinica impedisce di frequentare le lezioni».
Nel corso dell’evento è stata anche inaugurata una borsa di studio per giovani laureati in Medicina fino a 40 anni intitolata alla memoria della professoressa Giulia Monteleone, moglie del presidente della FNOMCeO Filippo Anelli recentemente scomparsa, che sarà sul tema dei “sarcomi”.