Dal 2019 al 2020 sei simposi nazionali e 106 incontri. Cambierà anche il codice deontologico. Il presidente della Federazione: «Alla fine sarà stilata la Magna Carta del medico per orientare gli Ordini nelle scelte di politica sanitaria»
Riscoprire la valenza della professione medica in un momento di crisi del ruolo del medico. È questo l’obiettivo degli Stati Generali della professione medica che il presidente della Federazione degli Ordini dei Medici Filippo Anelli, ha annunciato in una conferenza stampa presso la sede FNOMCeO a Roma. Gli incontri prenderanno il via a gennaio 2019 per concludersi nel giugno 2020: un lungo percorso diviso in sei macro aree a cui corrisponderanno sei grandi simposi nazionali. Queste le tematiche: i cambiamenti e le crisi; il medico e la società; il medico e l’economia; il medico e la scienza; clinica e cultura; il medico e il lavoro; la medicina, il medico e il futuro; una nuova definizione di medicina. Saranno almeno 106 gli incontri organizzati dagli Ordini su tutto il territorio nazionale. In conclusione di questo percorso una grande Conferenza farà la sintesi.
Il presidente Anelli ha ricordato che il ruolo del medico è in crisi per una molteplicità di fattori, dalla carenza di professionisti alle aggressioni, e poi fake news e diseguaglianze. Ma la crisi può avere una valenza “positiva” se affrontata nel modo corretto.
«Alla fine sarà stilata quella che abbiamo definito la Magna Charta della professione che servirà a tutti gli Ordini per orientare le scelte di politica sanitaria e arrivare a una riscrittura del codice deontologico per adeguare il medico a una sanità moderna», ha spiegato Anelli. La discussione partirà dalle 100 tesi stilate da Ivan Cavicchi, Professore di Filosofia della Medicina all’Università di Tor Vergata, che si basano sulla “questione medica”, cioè quale identità deve avere il medico del futuro.
Anelli ha assicurato che sarà coinvolta la società civile: «Non vogliamo essere autoreferenziali», e non ha rinunciato a qualche ‘incursione’ sui temi di maggiore attualità. A preoccupare è l’accentuazione del regionalismo in sanità: «Noi lo consideriamo egoista – sottolinea – ogni Regione ha pensato a fare la prima della classe. Ma non dobbiamo mai dimenticare il dovere della solidarietà richiamato dall’articolo 3 della Costituzione. Noi siamo per la difesa di un sistema sanitario unico».
Poi ha firmato un simbolico assegno da 500milioni di euro che rappresentano le «15 milioni di ore di straordinario che i medici ospedalieri regalano allo Stato perché non retribuite». E a seguire una cambiale da un miliardo di euro che rappresenta la «spesa che ci sarebbe se si assumessero gli oltre 10mila medici che mancano al Servizio sanitario nazionale (escludendo emergenza e MMG). È la rappresentazione – ha spiegato – del disagio che sta vivendo la professione medica».
Anche sulla manovra economica che il governo si appresta a varare, Anelli ha voluto dire la sua: «Se le previsioni di crescita sono sballate quella previsione non sarà centrata. Noi chiediamo un mantenimento della capacità di risposta dei servizi regionali del nord, ma chiediamo contestualmente un investimento per recuperare il gap che esiste con le regioni del sud. Chiediamo una riflessione sulle diseguaglianze nelle grandi città tra quartieri e una soluzione del problema occupazionale».
«Oggi abbiamo – spiega Ivan Cavicchi – una specie di medico che non serve, molto protocollare e poco scienza e coscienza. L’idea degli Stati Generali è arrivata proprio per risolvere questo problema. Questa crisi della professione riguarda tutto l’Occidente. I problemi del medico si sono sempre affrontati indipendentemente dai problemi della medicina, un’assurdità. È la prima volta che si tenta di esplorare il rapporto tra medico e medicina. Vogliamo consolidare il rapporto di fiducia del medico con la società: è fondamentale anche per risolvere la questione della violenza».
«Presumibilmente potrebbero mancare in Italia tra i 15mila e i 20mila medici – spiega il vicepresidente FNOMCeO Giovanni Leone – Chi le fa queste prestazioni? Si va nel privato. 10mila medici sono rimasti fuori dai corsi di specializzazione. La crisi del medico è anche il mancato ricambio generazionale. Bisogna decidere se si vuole i vestire in sanità o lasciarla morire. Io sono un forte sostenitore di un sistema sanitario equo e solidale. Oggi vorrei che i viaggi della speranza dal sud verso il nord diminuissero».