Stela Vujosevic, unica donna italiana tra i cento oculisti più influenti al mondo nel 2022 specializzata nella cura della retinopatia diabetica e delle maculopatie degenerativa: «Terapia genica determinante nella prevenzione della cecità. Grazie a nuove tecnologie e telemedicina possibile poi riconoscere soggetti a rischio e fare terapie personalizzate»
Passi avanti nella cura delle retinopatie diabetiche e nelle maculopatie degenerative grazie alla terapia genica e all’intelligenza artificiale. A confermarlo è Stela Vujosevic, specialista in patologie della retina, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Chirurgiche ed Odontoiatriche dell’Università degli studi di Milano e unica donna italiana presente nella Power List 100 oculisti più influenti al mondo nel 2022.
Stela, originaria del Montenegro, ma italiana d’adozione, è stata scelta con altri 99 tra 450 professionisti della comunità di oculisti mondiali per la sua specializzazione nella retinopatia diabetica e nelle maculopatie degenerative. Una laurea nel 2000 all’Università di Medicina di Padova, dove ha conseguito anche la specializzazione e un dottorato di ricerca, è stata arricchita poi da una esperienza in Inghilterra dove ha vinto la fellowship clinica e di ricerca in patologie della retina presso il Moorfields Eye Hospital di Londra che l’ha collocata tra i massimi esperti mondiali in queste patologie, tra le più diffuse nella popolazione adulta.
«La terapia genica su cui stiamo lavorando in questo periodo sarà determinante nella cura di queste patologie e nella prevenzione della cecità che purtroppo ne consegue – spiega Stela Vujosevic a Sanità Informazione –. Oggi le cure con iniezioni intravitreali sono a cadenza mensile, mentre con la terapia genica sarà possibile fare un unico trattamento per ottenere il risultato». Impegnata in diversi progetti di ricerca italiani e internazionali, la Vujosevic è anche a capo dello studio “Recognised” che indaga la correlazione tra retinopatia diabetica, deficit cognitivo precoce e demenza. «Si tratta di un progetto che ha vinto un finanziamento dalla Comunità Europea con il quale si valutano nuove metodologie diagnostiche per capire che nesso esiste tra danno della retina e danno cerebrale – racconta –. Grazie a nuove tecnologie e ad una diagnostica non invasiva osserviamo il danno micro-vascolare retinico funzionale e cerchiamo di capire se il paziente possa avere in futuro un deficit cognitivo o sviluppare l’Alzheimer. Lo studio dura tre anni, oggi abbiamo completato il primo e stiamo entrando nel secondo con ottime prospettive perché i dati preliminari vanno in quella direzione».
Per completare lo studio e migliorare le terapie, un ruolo determinante è svolto dalle nuove tecnologie come riferisce proprio la ricercatrice italiana: «Grazie a strumenti all’avanguardia oggi siamo in grado di valutare i capillari retinici in modo non invasivo – spiega -, senza iniettare soluzioni di contrasto, ma semplicemente attraverso una fotografia riusciamo a vedere piccoli frammenti e singoli strati di retina. Tutto questo ci permette di comprendere meglio patologie retiniche soprattutto le maculopatie e anche di capire i fenotipi delle maculopatie per fare trattamenti più personalizzati». Per la diagnosi della maculopatia diabetica, patologia in aumento nella popolazione adulta, e della degenerazione maculare, principale causa di cecità nella terza età, il futuro sarà nell’intelligenza artificiale: «I logaritmi ci aiuteranno a riconoscere i soggetti a rischio e a modulare le terapie più appropriate».
Lo screening dunque è essenziale, tanto più se realizzato con nuove tecnologie. «Sarà soprattutto telematico – aggiunge Vujosevic -, sarà molto importante in futuro perché ci permetterà di fare diagnosi precoci anche a distanza e di conseguenza avere un accesso rapido alle cure». La novità sarà dunque nel fare l’analisi del fondo oculare a distanza. «Non solo, la telemedicina permetterà di accorciare i tempi di attesa dei controlli che oggi devono essere fatti a cinque anni dall’insorgenza della malattia nel caso di retinopatia diabetica nei pazienti con diabete di tipo 1, più giovani, e a uno o due anni se non ci sono segni di retinopatia diabetica evidenti nel caso di diabete di tipo 2, invece a tre o sei mesi quando ci sono indizi chiari. Per la maculopatia degenerativa cronica invece, se non ci sono problemi di vista o una storia famigliare, si esegue una valutazione del fondo oculare a partire dai 55 anni».
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