Salute 11 Maggio 2020 11:42

Storie di speranza: Gabriella, malata di leucemia, sconfigge il Covid grazie alla terapia al plasma

«Ho pensato di non farcela, poi la scelta di far parte della sperimentazione. Dopo una sacca ho ripreso a respirare, dopo due i tamponi sono risultati negativi e cosa assai sorprendente l’emoglobina è salita a 10»

di Federica Bosco

Rinascere grazie alla terapia al plasma. Per Gabriella Vigo, 64 anni, la sensazione provata dopo aver preso parte alla sperimentazione del Policlinico San Matteo di Pavia e superato il Covid è stata proprio questa, come lei stessa ci ha raccontato al rientro a casa dopo 12 giorni trascorsi in ospedale in una tempesta emotiva, tra paura di non farcela e desiderio di tornare dalla famiglia.

«Quando sono stata colpita dal virus ero già in una situazione precaria – ci spiega -. Avevo avuto un infarto lo scorso giugno con scompensi cardiaci ed ho fatto molta fatica a riprendermi. Poi tre mesi dopo si è risvegliata la leucemia linfatica cronica, quindi hanno dovuto sottopormi alle terapie presso la clinica ematologica perché dovevano fermare questa malattia».

Un percorso in salita che porta la donna in ospedale ogni tre giorni per le trasfusioni, con la paura di contrarre il Covid che, nelle sue condizioni, avrebbe potuto essere fatale. Guanti, mascherina e tanta attenzione non bastano però ad evitare il contagio. Una sera la febbre sale a 39 gradi e così Gabriella si trova a combattere l’ennesima battaglia per la vita, questa volta più grande e difficile.

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«Mi hanno ricoverata – ricorda la donna -, ho fatto gli esami del sangue e il tampone e in serata mi hanno dato la notizia della positività al Covid. Dopo tutto quello che avevo sentito e considerate le mie patologie pregresse, ho pensato di non farcela. Con il nodo alla gola avrei voluto rifiutare qualsiasi trattamento perché avevo già sofferto troppo».

Le parole di incoraggiamento della figlia Martina e del marito Angelo danno forza a Gabriella, ma la speranza arriva quando apprende da un’altra paziente l’esistenza della terapia al plasma, e chiede di far parte della sperimentazione.

«Quando il dottore è venuto a farmi visita ho subito chiesto informazioni sulla terapia del plasma – ammette la donna che non risparmia ringraziamenti e parole di elogio per i suoi angeli del San Matteo – e senza pensarci due volte gli ho chiesto di farne parte perché in cuor mio sapevo che era l’unica possibilità per sopravvivere. Non appena ho firmato il consenso però ho avuto un attacco violento, ho iniziato a non respirare più e tutto questo ha accelerato i tempi. Dopo essere stata per ore sotto il casco di ossigeno, ho ricevuto la prima di tre sacche di plasma previste dalla sperimentazione. 600 ml che guardavo scendere lentamente in vena mentre tutta la mia vita scorreva veloce tra mille pensieri. Qualcosa da subito però mi diceva che quella sarebbe stata la strada della mia salvezza».

«E devo dire che dopo il primo giorno ho avvertito subito un miglioramento, i valori erano tornati nella norma, mi hanno abbassato l’ossigeno, riuscivo a respirare da sola. Dopo un giorno e mezzo mi hanno fatto la seconda sacca e da quel momento sono rinata. Mi hanno fatto i due tamponi a distanza di qualche giorno il primo dal secondo. Entrambi sono risultati negativi, mentre mi sentivo forte come una roccia».

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Due tamponi negativi sono il segnale che Gabriella ce l’ha fatta, grazie alla terapia del plasma ha sconfitto il Covid, ma la notizia più incoraggiante arriva dall’esame dell’emocromo: i medici comunicano che l’emoglobina è salita a 10, dato confermato anche nel successivo controllo in ematologia.

«Questa mattina ho fatto l’ennesimo controllo e tutto è risultato nella norma: globuli bianchi, emocromo, e addirittura l’emoglobina è salita a 10.8. A questo punto non so se pensare che la terapia del plasma sia una sorta di miracolo, oppure i miracoli esistono davvero».  Miracoli o no, di sicuro il merito di questo grande risultato spetta ad una terapia antica riscoperta per battere un virus sconosciuto e ad una squadra di medici che Gabriella definisce gli angeli del San Matteo: «Vivere a Pavia mi fa sentire sicura. Un istituto sanitario come il Policlinico è una garanzia, oggi più che mai».

 

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