Durante la pandemia +36% di diagnosi di bruxismo. Manfredini (Andi): «Spesso associato ad aspetti della personalità»
Per scaricare lo stress, c’è chi fa scorpacciate di dolciumi, chi pratica attività sportiva, chi si dedica al proprio hobby preferito e chi, più o meno inconsapevolmente, digrigna i denti. Una “cattiva abitudine”, quella del bruxismo, che durante la pandemia pare sia ulteriormente aumentata tra gli uomini e le donne: le richieste di bite (apparecchi ortodontici per bruxismo) sono cresciute del 30% con un +36% di casi diagnosticati. A diffondere i dati è stata la Società Italiana di Parodontologia e Implantologia (SIdP), durante il Congresso Nazionale di categoria 2020.
«Il bruxismo, inteso anche come l’abitudine di tenere i muscoli oro-facciali in tensione o i denti a stretto contatto tra loro – spiega Daniele Manfredini, professore di Fisiologia Orale all’università di Siena, presidente del Gruppo di studio italiano del dolore oro-facciale e dei disturbi temporomandibolari e referente nazionale bruxismo dell’Andi (Associazione nazionale dentisti italiani) – è da anni associato ad aspetti della personalità. Individui con spiccata sensibilità allo stress o all’ansia possono essere più predisposti a questo tipo di attività, quasi come se i muscoli masticatori fossero uno specchio dell’anima. Di conseguenza, non c’è da stupirsi che in questo periodo alcuni rapporti associno lo stress da Covid ad un incremento di questi disturbi».
Un bambino su 4 soffre di bruxismo, disturbo molto frequente anche tra gli adolescenti. «Questa alta incidenza potrebbe semplicemente indicare che i piccoli sotto i sei anni hanno spesso un sonno irrequieto, facilmente rilevabile attraverso un’indagine di polisonnografia – commenta Manfredini -. Nell’età adulta, invece, non c’è una reale prevalenza di genere, se si considera il bruxismo nella totalità delle sue manifestazioni. Quello che si presenta sotto forma di digrignamento, invece, pare essere più frequente nei soggetti di sesso maschile per la sua correlazione con le apnee notturne. La forma di serramento dei denti, come risposta alla stress, sembra essere più femminile, anche se non ci sono precise statistiche che ne provino la correlazione».
Digrignamento, sfregamento notturno dei denti, muscoli del volto contratti possono essere, dunque, conseguenze dirette di tensioni e stati d’animo ansiosi, ma non solo. «Chi digrigna i denti può non farlo per aspetti esclusivamente psichici – aggiunge lo specialista -. Recenti studi dimostrano che il bruxismo potrebbe essere collegato anche alle apnee notturne, al russamento o al reflusso gastroesofageo».
Disturbi che, ancora una volta, si manifestano durante la notte. E allora come è possibile rendersi conto di avere un problema di bruxismo? «Il segno clinico è rappresentato dai denti consumati – spiega Manfredini – che, spesso, richiedono trattamenti mirati per la ricostruzione della dentatura. Ma attenzione all’impianto di bite: in pazienti che soffrono di apnee notturne, patologie che possono anche mettere in pericolo la vita, i bite potrebbero causare un peggioramento della malattia».
Coloro che soffrono di un bruxismo derivante dall’abitudine di tenere i muscoli contratti presenteranno segni di mordicchiamento delle guance, affaticamento dei tessuti muscolari masticatori, dolore orale o forme di cefalee. «Per alcuni di questi pazienti è necessaria un’appropriata terapia cognitivo-comportamentale, l’unico rimedio in grado di insegnare alle persone la gestione dello stress – consiglia lo specialista -. Eliminando il problema alla radice si eviterà un peggioramento ulteriore della propria salute orale e non solo. L’individuo in questione, infatti, può presentare anche un quadro sindromico, caratterizzato cioè – conclude Manfredini – da disturbi che coinvolgono altre parti del corpo».
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