Vitiello (Ordine Psicologi Lazio): «Bene intervenire dove c’è bisogno, intanto si creino dei modelli di gestione per il benessere psichico dei lavoratori»
Una figura professionale in ascesa, sempre più richiesta all’interno delle aziende, soprattutto dallo scoppio della pandemia: parliamo del terapeuta aziendale, psicologo specializzato nella presa in carico delle problematiche psicologiche che riguardano i dipendenti all’interno di un contesto di lavoro… ma non solo. Abbiamo approfondito le caratteristiche di questa branca della psicologia, insieme ai bisogni cui si prefigge di rispondere, insieme al dottor Marco Vitiello, Coordinatore Gruppo di Lavoro in Psicologia del Lavoro per l’Ordine degli Psicologi del Lazio.
Quest’area di gestione aziendale nasce con gli Sportelli dedicati alle situazioni di particolare stress lavorativo, presenti soprattutto in determinati ambiti, come quello militare o quello sanitario. Questi Sportelli analizzano il contesto aziendale aiutando l’organizzazione a trovare strategie e misure per ridurre il livello di stress. Se prima della pandemia le (poche) realtà aziendali che proponevano questo servizio integrato con il Ssn, come misura di welfare, erano da considerarsi avanguardiste, oggi, dopo la pandemia, la situazione è radicalmente cambiata: quelle che prima erano esigenze in molti casi sono diventate emergenze, e questo ha contribuito a spezzare una serie di tabù. Gli imprenditori hanno capito che non basta tutelare fisicamente il lavoratore, perché se ad essere trascurato è il benessere psicologico dei dipendenti, le conseguenze ricadono sull’azienda tutta.
Il punto è che, se parliamo di terapia, bisogna tener presenta che questa consta sempre di un percorso, più o meno lungo, che interessa e coinvolge tutti gli ambiti del sé. Il tipo di sostegno proposto nelle aziende si configura invece nella maggior parte dei casi come incontri di supporto, prevalentemente online, cui i dipendenti possono accedere per evidenziare e trovare risposta alle loro aree di sofferenza in cui, in questa fase storica, il privato si fonde col sociale e con il lavoro. Crisi economica, incertezza sul futuro, sono tutti aspetti che possono generare disturbi psicologica di natura clinica e che suggeriscono l’opportunità di un vero e proprio percorso di psicoterapia. Sicuramente l’approvazione di misure come il Bonus Psicologo è la dimostrazione di un’accresciuta sensibilità su questi temi.
Durante la prima fase della pandemia i dipendenti, gli operativi, sono coloro i quali hanno maggiormente risentito delle nuove modalità di lavoro, come lo smart working, con un elevato livello di stress da ansia da prestazione, mentre in una seconda fase abbiamo assistito a più problematiche di calo motivazionale, che in alcuni casi, abbiamo visto, sono sfociate in dimissioni e totale messa in discussione delle proprie vite. I manager spesso risentito del frequente demansionamento, e questo ha generato frustrazione, insoddisfazione, senso di fallimento personale e collettivo, fattori che si sono inevitabilmente intrecciati ai singoli vissuti familiari.
Sicuramente nel mondo delle relazioni e quindi anche delle relazioni sul lavoro, c’è un’aggressività dilagante, i conflitti aumentano e sfociano in cause e vertenze, motivo per cui è necessario creare un modello per la gestione del benessere sul lavoro. Curare il sintomo non è una strategia sostenibile sul lungo periodo, lo è viceversa il rimuovere la causa. Come? Attraverso la prevenzione. Individuare le aree specifiche di rischio psichico in una determinata organizzazione è un asset che gli psicologi del lavoro possono mettere in campo, per aiutare l’azienda a prevenirlo.
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