La ricerca condotta sugli operatori sanitari dell’Ospedale Niguarda a 14 giorni e a 3 mesi dalla doppia vaccinazione ha evidenziato una copertura anticorpale sufficiente a garantire l’immunità nel tempo
A tre mesi dalla seconda vaccinazione con il vaccino Pfizer gli anticorpi sono sufficienti a garantire una copertura anche contro le varianti del Covid 19 oggi presenti in Italia. È questo il risultato più evidente dello studio Renaissance condotto dall’Ospedale Niguarda in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano su un campione di oltre 2415 operatori sanitari dello stesso presidio ospedaliero. La ricerca, diretta da Francesco Scaglione, Direttore del Laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda, avviata lo scorso mese di gennaio proseguirà per dodici mesi per valutare la risposta immunitaria, in tre periodi precisi: a 14 giorni, tre mesi e un anno.
«Dapprima abbiamo fatto una valutazione a due settimane dalla seconda somministrazione di vaccino con risultati interessanti – spiega Scaglione – A 14 giorni dalla seconda inoculazione con Pfizer, la maggior parte dei soggetti vaccinati ha fatto registrare una copertura anticorpale molto alta. Solo quattro individui sono risultati privi di anticorpi a causa di una condizione di immunodepressione. A distanza di tre mesi, poi, abbiamo registrato da un lato un calo del 50 percento nel numero di anticorpi, ma dall’altra una copertura ancora sufficiente a garantire l’immunità di fronte alle varianti che sono presenti in Italia. Non solo, in coloro che hanno fatto il Covid sia in maniera sintomatica che asintomatica, il vaccino ha funzionato ancora meglio, rafforzando il loro stato di immunità».
Da un punto di vista sanitario, infatti, nessuno di coloro che ha completato il ciclo vaccinale ha sviluppato il Covid-19 in maniera sintomatica. «Degli oltre 4500 dipendenti vaccinati, solo quattordici a distanza di qualche giorno dalla doppia dose di vaccino sono risultati positivi, ma tutti asintomatici o paucisintomatici – sottolinea il Direttore del Laboratorio di Analisi chimiche e Microbiologia di Niguarda -. Anche questo dato è estremamente significativo perché sta a sottolineare che il vaccino protegge pure dalle varianti in circolazione».
Un piano vaccinale, dunque, che rappresenta solo una parte del meccanismo di protezione attivato nell’organismo, infatti oltre agli anticorpi sono allo studio le cellule della memoria e natural killer che determinano la protezione prolungata nel tempo. «La fase successiva dello studio mira a stabilire se il vaccino è in grado di sviluppare una immunità duratura – conclude Scaglione -. Faremo quindi una successiva valutazione a sei mesi e ad un anno dalla seconda inoculazione». A margine dello studio è stata fatta un’analisi anche sugli effetti collaterali provocato dal vaccino nei lavoratori di Niguarda. La ricerca ha evidenziato che 1,6% degli operatori sanitari ha avuto effetti collaterali dopo la somministrazione della prima dose, mentre il 6% dopo il richiamo. In media l’assenza è stata di due giorni con effetti collaterali più evidenti negli operatori sanitari che in precedenza avevano contratto il virus.
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