Il Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana è intervenuto al Congresso ANTEL per parlare del rapporto tra etica e lavoro nella sanità. Sul fine vita sottolinea: «Si parla di grande libertà, ma noi sappiamo che la libertà è vera nel momento in cui è orientata al bene e terminare anticipatamente la vita non so quanto sia bene»
Nonostante fosse un tema ostico, il suo intervento al Congresso dell’Associazione dei Tecnici di Laboratorio (ANTEL) ha riscosso tanti applausi. Monsignor Massimo Angelelli, Direttore dell’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute della Conferenza Episcopale Italiana, è riuscito però di parlare di temi etici senza cadere nella retorica e conquistando anche una platea composta da tanti giovani tecnici di laboratorio. Al centro del suo intervento quello che potrebbe essere la base di un codice etico comune delle professioni sanitarie, la salvaguardia della sfera di libertà etica del lavoratore anche in relazione al rapporto con il paziente. Angelelli, che ha già collaborato alla stesura del Codice etico degli infermieri, non poteva non toccare il tema del suicidio assistito dopo la sentenza della Consulta che ha aperto, in casi limitati, a questa possibilità: «Si parla di grande libertà, ma noi sappiamo che la libertà è vera nel momento in cui è orientata al bene e terminare anticipatamente la vita non so quanto sia bene».
Quali sono i valori che devono ispirare l’operato dei professionisti sanitari che poi potrebbero essere inseriti in un codice etico comune?
«Il mio intervento al Congresso ANTEL riguarda la dimensione deontologica della professione, quindi ciò che ogni professionista sanitario deve fare, quali sono i comportamenti propri delle scelte individuali anche nell’ambito della professione. Poi si apre uno spiraglio sulle scelte morali della persona, che a volte potrebbero anche entrare in conflitto con alcune richieste dei pazienti o con alcune normative che invadono la sfera deontologica. A quel punto si pone il problema in coscienza di quali sono le scelte che deve fare l’operatore e quello è uno spazio molto personale di libertà personale nel quale avvengono le scelte che fanno riferimento all’apparto valoriale della persona».
Sullo sfondo c’è il grande tema del fine vita…
«In questi giorni se ne parla tanto, anche questo è un tema che può riguardare i professionisti sanitari. Io mi sono posto tante domande in questo periodo riguardo al fine vita. Parto dal presupposto che è un tema estremamente delicato che va trattato con grande attenzione e grande prudenza perché riguarda uno dei tratti più fragili della vita delle persone. Ho l’impressione che lo Stato voglia invadere la sfera delle scelte personali. Si parla di grande libertà, ma noi sappiamo che la libertà è vera nel momento in cui è orientata al bene e terminare anticipatamente la vita non so quanto sia bene».