Salute 20 Gennaio 2022 13:07

Tamponi a scuola: il progetto lombardo di ATS non convince i pediatri di famiglia

26 professionisti scrivono a SiMPeF «La presenza nelle scuole del Pediatra di Famiglia per tre ore settimanali è in conflitto con l’impegno clinico ed amministrativo quotidiano attuale (visite, telefonate, mail, messaggistica, gestione del portale ecc.) che già occupa l’intera giornata dei medici»

Tamponi a scuola: il progetto lombardo di ATS non convince i pediatri di famiglia

Contestazione dei pediatri di famiglia al progetto “Adotta una scuola” pensato da Regione Lombardia e ATS affinché i medici, su base volontaria, siano presenti nelle scuole lombarde fino a marzo per almeno tre ore settimanali consecutive per fare tamponi antigenici rapidi e fornire consulenza al personale scolastico.

«È un impegno talmente gravoso dal punto di vista sia sanitario che certificativo che è difficile immaginare di poterlo svolgere in tre ore settimanali, senza contare che oggi siamo già oberati di lavoro». È molto critico il pensiero di Roberto Marinello pediatra di famiglia a Gratosoglio, quartiere periferico di Milano, aderente a SiMPeF e primo firmatario di una lettera inviata con altri 25 colleghi al segretario regionale del sindacato dei medici pediatri di famiglia, Ezio Finazzi, per spiegare le ragioni del loro diniego «Senza contare che siamo in pochi, una carenza che si avverte ancor più in una città come Milano dove le scuole sono molto numerose». L’obiettivo di alleggerire la pressione negli hub dove si effettuano i tamponi rischia dunque di diventare un boomerang per ATS e Regione Lombardia «Questo lavoro non ci compete – puntualizza Marinello – io posso fare qualche tampone in studio se ho un sospetto Covid, ma non si può improvvisare un servizio di quella portata in una scuola. Bisogna lavorare in condizioni di sicurezza che oggi manca, per questo abbiamo fatto sentire la nostra voce attraverso la lettera indirizzata ai vertici del nostro sindacato».

Troppi studenti, ambulatori non attrezzati e mancanza di personale i punti critici del progetto

Gli argomenti che non convincono i professionisti milanesi si riassumono in tre punti:

  • La presenza nelle scuole del Pediatra di Famiglia (assoluta novità in Lombardia) è in conflitto con l’impegno clinico ed amministrativo quotidiano attuale (visite, telefonate, mail, messaggistica, gestione del portale ecc.) che già occupa l’intera giornata dei medici.
  • Il Servizio tamponi in ambulatori, in considerazione della localizzazione di molti studi medici in appartamenti condominiali, presenta delle difficoltà oggettive come appuntamenti in fasce orarie dedicate, ingressi ed ambienti separati, utilizzo in sicurezza delle parti comuni e degli eventuali ascensori.
  • Il pensionamento intenso e continuo dei pediatri di famiglia in una realtà come Milano, senza adeguati inserimenti straordinari di nuovi pediatri, risulta essere incompatibile con un progetto di questo calibro.

Le condizioni dei medici: locali attrezzati, infermieri e possibilità di aderire in parte al progetto

Ad oggi i medici milanesi disposti a adottare una scuola secondo Marinello sarebbero un dieci percento, un numero esiguo per un progetto così imponente.  «Perché “Adotta una scuola” sia appetibile occorrono criteri organizzativi, sanitari e di sicurezza precisi – puntualizza il pediatra di Gratosoglio –: una sala medica attrezzata e sicura nelle scuole con la presenza di un infermiere per il testing, appropriate modalità operative per l’azione di counselling scolastico e assunzione da parte del personale amministrativo di tutte le funzioni burocratiche connesse; la disponibilità di locali ASST, attigui allo studio del medico per eseguire tamponi con l’assistenza di un infermiere; la possibilità di aderire al progetto anche solo in parte senza penalizzazioni, semplificazione degli oneri burocratici connessi alla gestione amministrativa e la conferma della scadenza del progetto “Adotta una scuola”  il 31 marzo o, in caso di proroga, la possibilità di rivedere le condizioni».

 

 

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