Smi, Fismu, Snami, Cimo e Cosips contro l’operazione della Regione Lazio sui tamponi Covid negli studi dei medici di medicina generale
La Regione Lazio ha pubblicato il bando per acquisire, su base volontaria, la manifestazione d’interesse per l’elenco degli studi dei medici di medicina generale (MMG) e dei pediatri di libera scelta (PLS) in grado di eseguire i tamponi rapidi. Il ministro della Salute Speranza e il premier Conte si sono esplicitamente schierati a favore del progetto, da ampliare a tutta Italia, ringraziando i medici di famiglia per la loro disponibilità. Ma non tutti gli attori del mondo della sanità concordano nel dare l’avvio a questa missione. Lamentano poca sicurezza negli studi e un’organizzazione improvvisata.
Tra loro c’è Smi, il sindacato dei medici italiani, che tramite le parole del segretario Pina Onotri si schiera decisamente contro la decisione. «Negli studi dei medici di medicina generale – spiega – non c’è la possibilità di mantenere separati il percorso “sporco” (casi sospetti Covid 19), con il percorso “pulito” (altri pazienti), essendo appartamenti in privati condomini. Si corre il rischio concreto di causare assembramenti e diffusione del virus».
«Già per la somministrazione dei vaccini – prosegue – è impossibile attenersi alle disposizioni della Regione Lazio che richiedono la disponibilità di tre locali, di cui uno per l’attesa, uno per la somministrazione del vaccino in locale diverso da quello visita, uno per l’osservazione. Rischiamo di fare da untori e lasciare scoperta l’assistenza di migliaia di cittadini malati cronici od oncologici, se mai dovessimo chiudere gli studi per sanificarli o metterci in quarantena». Poi approfitta per ribadire la disponibilità a svolgere i tamponi nelle scuole, con adeguati mezzi di protezione personali e le appropriate coperture assicurative. «Considerato che ad oggi i familiari dei colleghi morti non hanno avuto neanche il risarcimento», ricorda.
«Chiediamo che vengano istituite le Usca, come previsto dalla legge, per supportate i medici di medicina generale nella gestione dei pazienti Covid – conclude -. La medicina generale sta facendo uno sforzo sovrumano per supportare i cittadini e soprattutto i malati fragili. Non riconoscerlo o denigrare è una vergogna».
Anche Snami, Sindacato nazionale autonomo medici italiani, si unisce alla protesta contro una decisione presa troppo in fretta. «La Fimmg (madre della proposta, ndr) non rappresenta in toto la Medicina Generale – fa presente il presidente Angelo Testa -. Ci sono tanti colleghi non sindacalizzati e tanti altri sindacati che potrebbero pensarla in maniera differente».
«Nei prossimi giorni – prosegue – lo Snami lancerà un sondaggio a valenza nazionale: “Ritieni che l’esecuzione dei tamponi rinofaringei, in caso di sospetta Covid-19, per individuare l’eventuale presenza di Sars-Cov-2, possa essere un compito attribuito ai Medici di Famiglia?” Non abbiamo incertezze su quale sarà il risultato».
«È la fiera degli annunci sul ruolo dei medici di famiglia, mentre si rischia di tornare in piena emergenza Covid-19» è invece la denuncia di Francesco Esposito, segretario nazionale della Fismu, Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti. Esposito si rivolge poi direttamente al ministro della Salute Roberto Speranza: «Si sono fatti passi avanti, ne diamo atto al Governo, e al ministro della Salute, ma si deve fare molto di più senza che le Regioni improvvisino. Serve una regia Nazionale e serve chiarezza. Da giorni i titoli dei principali giornali, i social media, le televisioni, annunciano l’avvio di una campagna di test dal medico di famiglia, senza che i diretti interessati siano stati informati e consultati, senza che si sia fatta una ricognizione sulla fattibilità, in sicurezza, dell’operazione nelle strutture disponibili sul territorio. Passiamo ore a spiegare ai pazienti che non siamo diventati dei laboratori di analisi, tempo prezioso sottratto al nostro lavoro di medici, cioè a curare le persone».
«Come medici siamo e saremo sempre a fianco dei nostri pazienti e in prima linea – conclude – ma non possiamo ripetere gli errori tragici del passato. Sicuramente le strutture di medici associati come le Unità di Cure Primarie o Case della Salute, rafforzate con DPI, con più personale e infermieri, possono essere idonee per poter anche gestire una campagna di tamponi, ma non i piccoli studi. Ma è anche urgente attivare tutte le USCA, ora a macchia di leopardo, e soprattutto è strategico assumere personale medico, per rafforzare i servizi sanitari territoriali, i 10.000 medici precari che possono ridare gambe alla cosiddetta medicina dei servizi, per coordinare le vaccinazioni, la prevenzione, la medicina scolastica ed epidemiologica. Siamo in ritardo, ma si può fare».
Per Cimo Lazio, coordinamento italiano medici ospedalieri, e Cosips, coordinamento sindacale professionisti della sanità, si sono espressi Giuseppe Lavra, segretario regionale Cimo, e Ernesto Cappellano, coordinatore Cosips. «Ipotesi fantasiose e irrealizzabili» definiscono quelle auspicate anche dal premier Giuseppe Conte. «Non bastavano le vaccinazioni in Farmacia, adesso pensano di far effettuare test rapidi e sierologici all’interno degli studi dei Medici di Medicina Generale e Pediatri di libera scelta», proseguono.
«Ma è mai possibile che non sappiano che i colleghi di Medicina Generale e i Pediatri sono già allo stremo per tutte le incombenze cliniche e burocratiche cui devono far fronte per questa pandemia?», chiedono.
«Vice-presidente Bartoletti e Assessore D’Amato attribuiscono inoltre competenze improprie ai Medici di Famiglia, riguardo all’esame di tamponi e esami sierologici, disconoscendo che la competenza è dei medici o biologi specialisti in Patologia Clinica. Con tale iniziativa il si espongono i medici di medicina generale a un grave rischio professionale, distogliendoli peraltro dai loro compiti istituzionali a danno dei pazienti assistiti».
«Hanno idea – proseguono – che gran parte degli studi medici che non sono ambulatori, si trovano all’interno di condomini privati e non sono in possesso dei requisiti igienici minimi, quali percorsi diversi, sale d’attesa separate, idonei dispositivi di protezione per poter effettuare in sicurezza per se stessi, per i pazienti e per il personale, quasi sempre una segretaria e non un’infermiera, prestazioni diverse dalla semplice visita medica?».
«Va ricordato all’Assessore – concludono – che in luogo di queste iniziative con proclami estremamente dubbi in ordine alla loro appropriatezza, si dovrebbe occupare di rifornire gli studi dei Mmg e dei Pediatri di idonei dispositivi di protezione che ancora sono largamente insufficienti rispetto alle necessità. Inoltre l’Assessore dovrebbe preoccuparsi che ad oggi ancora non sono stati distribuiti alle ASL e ai Medici del territorio un numero di vaccini antiinfluenzali idonei a garantire la copertura. Facciamo anche presente, infine, che il virus influenzale è già stato isolato in Italia e non possiamo permetterci di farci trovare impreparati per l’influenza stagionale».
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