Viaggio nel laboratorio di microbiologia dell’Università di Milano con la professoressa Elisa Borghi: «Il dispositivo a forma di tubo contiene all’interno una spugna attaccata ad un bastoncino che va succhiata come un lecca-lecca. In laboratorio viene processato in 24 ore»
Veloce, preciso e comodo, è il nuovo test salivare messo a punto dall’Università di Milano, testato a Bollate su 1628 studenti, che da maggio Regione Lombardia ha deciso di estendere a tutte le scuole per tenere sotto controllo i contagi. Per vedere come vengono processati i tamponi salivari siamo entrati nel laboratorio di microbiologia dell’Università degli Studi di Milano all’Ospedale San Paolo con la professoressa Elisa Borghi: «La procedura è la stessa che usiamo per il tampone nasofaringeo, ma partendo da una matrice diversa che è la saliva. La raccolta può essere fatta in maniera non invasiva e anche autonoma, quindi svincolando il personale sanitario per la vaccinazione, ad esempio. Il test va poi eseguito in laboratorio ed essendo molecolare ha la stessa sensibilità del test nasofaringeo classico».
Il test può essere realizzato nella versione molecolare o antigenica. Nel primo caso si rileva la presenza dell’RNA del virus e si effettua in laboratorio. Con i test salivari antigenici, invece, si individuano le proteine di superficie del virus presenti nella saliva e il risultato si ottiene in pochi minuti.
«La saliva può essere raccolta con più dispositivi, l’importante è che sia saliva pura, non contaminata da muco – spiega Borghi -. Il dispositivo che abbiamo sviluppato in collaborazione con Copan ha una spugna legata ad un bastoncino ed è sicura, pensata per bambini e soggetti fragili che con altri dispositivi potrebbero ingoiare il rullo di cotone. La spugna attaccata ad un bastoncino viene succhiata come un lecca-lecca. Una volta eseguito il test il bastoncino si posiziona nel tubo e viene consegnato in laboratorio».
Durante la fase di processazione, l’operatore è protetto da camice monouso, doppi guanti e visiera, mentre il macchinario, grazie a dei filtri, impedisce la fuoriuscita dell’alta carica virale.
«Una volta che il dispositivo di raccolta arriva in laboratorio, la saliva viene sottoposta a centrifugazione. Si fa un passaggio in un termociclatore dove avviene uno shock termico con un enzima per liberare gli acidi nucleici virali nel campione, poi si fa una real time PCR e si vedono le curve. Se c’è il virus si ha l’amplificazione dei geni virali, se invece il virus non c’è questi non si amplificano per cui è negativo».
Si tratta dunque di un test attendibile, ideale per bambini e per soggetti fragili, che permette di conoscere il risultato in 24 ore. «In una fase primitiva della malattia, quando ancora non ci sono sintomi o sono lievi, il test salivare è ancora più sensibile», chiosa la professoressa Borghi.
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