Arriva il primo report della missione Oms in Cina per trovare l’origine della pandemia. Ancora molti gli interrogativi, ma l’ipotesi di laboratorio sembra la meno indicata
Tornare indietro e trovare una spiegazione è ancora difficile. L’indagine dell’Organizzazione mondiale della Sanità sull’origine di Sars-CoV-2 non è arrivata ad un punto definitivo e richiederà ulteriori mesi di studio. Gli esperti inviati in Cina lo scorso gennaio per 15 giorni hanno raccolto dati e fatto rilevazioni con la collaborazione degli scienziati del posto, ma stabilire una linea temporale continua a risultare complesso.
«Per quanto riguarda l’Oms – ha spiegato il direttore generale dell’Organizzazione Tedros Adhanom Ghebreyesus – tutte le ipotesi restano sul tavolo». Il dg ha presentato il rapporto stilato dal team internazionale definendolo “un inizio”. «Non abbiamo ancora trovato la fonte del virus e dobbiamo continuare a seguire la scienza e non lasciare nulla di intentato», ha aggiunto. Trovare l’inizio della pandemia è un dovere, anche «per poter scongiurare che una cosa simile accada nuovamente».
Il team ha visitato i laboratori di Wuhan e valutato l’ipotesi di un errore. «Tuttavia, non credo che questa valutazione sia stata sufficientemente ampia. Sebbene il team abbia concluso che una perdita di laboratorio è l’ipotesi meno probabile, questo aspetto richiede ulteriori indagini, potenzialmente con missioni aggiuntive che coinvolgano esperti specializzati, che sono pronto a schierare» ha detto Ghebreyesus.
Ora gli scienziati sperano di poter accedere anche ai campioni biologici raccolti a settembre 2019, materiale che è ancora difficile reperire. «Mi aspetto futuri studi collaborativi che includano una condivisione dei dati più tempestiva e completa» si è augurato il dg Oms.
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