La Sanità italiana al banco di prova su un fenomeno che riscrive le regole del gioco
La telemedicina sbarca anche in Italia. A causa della necessità fisiologica di trovare soluzioni condivise e modelli di governance uniformi per un fenomeno ormai già consolidato nella prassi, la Conferenza Stato Regioni è chiamata a pronunciarsi sulle linee d’indirizzo proposte riguardo al tema, scaturite dal tavolo di lavoro ad hoc istituito nel 2010, presso il Consiglio Superiore di Sanità, dall’allora ministro della Salute Ferruccio Fazio.
L’obiettivo è giungere ad un’applicazione organica, su tutto il territorio nazionale, della medicina a distanza, grazie all’implementazione delle strategie gestionali indicate sul documento, che riguardano la programmazione, lo sviluppo, il monitoraggio e la valutazione dei servizi.
Il fenomeno della telemedicina nasce e si sviluppa con diverse finalità: prevenzione secondaria, diagnosi, cura, riabilitazione e monitoraggio, e si declina nelle tre categorie della televisita, del teleconsulto e della telecooperazione sanitaria. Presupposti necessari affinché il sistema entri a regime – concorrendo ad un miglioramento del percorso diagnostico e terapeutico – saranno la formazione dei medici e di tutti gli operatori del settore e il processo di empowerment da parte dei pazienti. Il fattore più importante da tenere in considerazione sarà però l’implicazione della sfera etica. La posta in gioco è quella di riuscire a riscrivere il tradizionale rapporto medico-paziente, da sempre basato sulla fiducia e sul contatto fisico, secondo un’ottica telematica; ma senza un’adeguata certificazione e senza l’elaborazione di modelli appositi di consenso informato che soddisfino il particolare requisito di assistenza “da remoto”, il rischio è di “allontanare” i due centri portatori di interessi. Inoltre, l’applicazione del servizio non mancherà di sollevare eventuali profili critici connessi ad aspetti normativi e regolamentari, tra cui quelli relativi alla tutela della riservatezza e della responsabilità professionale; questi ambiti saranno gestiti da un’apposita commissione paritetica, cui sarà devoluto il compito di avanzare proposte, anche tecniche, presso il Ministero della Salute.
Si tratta di una vera e propria sfida per il nostro Servizio sanitario nazionale – imposta dall’avvento e dalla proliferazione delle nuove tecnologie in medicina – che è chiamato ad approntare una serie di misure per adeguarsi ai parametri richiesti, e che in previsione sarebbe ben ripagato, non solo con un considerevole risparmio di spesa, ma con l’opportunità di ottimizzare il rapporto di continuità tra strutture ospedaliere e territorio, di sfruttare le potenzialità del filo diretto tra medico e paziente, di giungere finalmente ad un equo accesso all’assistenza e alla continuità delle cure.