Salute 9 Luglio 2020 16:30

Cos’è la terapia EMDR e perché può aiutare il personale sanitario a combattere lo stress post-Covid

Fernandez (Associazione EMDR): «Sono sufficienti poche sedute per aiutare ad elaborare l’impatto emotivo di alcune situazioni stressanti o traumatiche. L’EMDR non cancellerà i ricordi, ma eliminerà le sensazioni negative ad essi associate»

di Isabella Faggiano
Cos’è la terapia EMDR e perché può aiutare il personale sanitario a combattere lo stress post-Covid

«Quando mi hanno detto che un mio collega era stato contagiato ed era in gravi condizioni ho avuto paura. Ho capito che se era capitato a lui, poteva accadere anche a me. Ero vulnerabile, indifeso». È un’immagine indelebile, ricca di emozioni, quella descritta da uno dei tanti operatori sanitari che ha deciso di sottoporsi alla terapia EMDR per superare il trauma vissuto durante la fase più critica dell’emergenza coronavirus.

ANCHE CHI AIUTA HA BISOGNO DI AIUTO

Negli ultimi mesi il personale medico-sanitario è stato esposto a livelli di stress altissimo, con grandi rischi per il proprio equilibrio psichico e per il proprio benessere. Ed è a loro che l’Associazione EMDR Italia ha deciso di dedicare un progetto, realizzato in collaborazione con Boehringer Ingelheim Italia, focalizzato su un programma di supporto psicologico, nella fase finale e post-emergenziale.

«Utilizzeremo la tecnica dell’EMDR, dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing (Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) – spiega Isabel Fernandez, presidente dell’Associazione e direttrice del centro di Psicotraumatologia di Milano (CRSP) -. L’obiettivo è aiutare il loro sistema di elaborazione dello stress, rafforzando la resilienza, ovvero la capacità di un individuo di affrontare e superare un evento traumatico o un periodo di difficoltà».

LE MODALITÀ DI INTERVENTO

«Garantiremo diversi tipi di supporto – aggiunge Fernandez – sia individuale attraverso il telefono, video-chiamate o di persona, che incontri di gruppo. Questi ultimi avranno l’obiettivo di aiutare gli operatori ad alleviare e gestire gli effetti dello stress e a “decomprimere” la tensione emotiva, elaborando i momenti più traumatici vissuti nell’ambito dell’emergenza coronavirus. Durante gli incontri si individueranno sia le risorse personali che quelle del gruppo. Le sedute individuali, invece, saranno rivolte in particolare a medici, infermieri, operatori che hanno vissuto la quarantena, che sono stati positivi al virus, che hanno subito dei lutti, che hanno familiari malati».

COME ADERIRE AL PROGETTO

«Abbiamo disponibilità per offrire sostegno ad oltre 300 persone, ma se dovessero pervenire più richieste ci adegueremo senz’altro per accoglierle – assicura la psicoterapeuta -. Per contattarci da tutta Italia sarà sufficiente rivolgersi alla nostra segreteria attraverso il nostro sito internet, facendo richiesta di supporto individuale o anche per un intero reparto. Sarà garantita la privacy di tutti coloro che non vorranno far sapere a colleghi, parenti o conoscenti di aver richiesto un sostegno psicologico».

L’EFFICACIA DELL’EMDR

«È dimostrato scientificamente che sono sufficienti poche sedute EMDR (un numero che in media può variare da tre a sei) per aiutare ad elaborare l’impatto emotivo di alcune situazioni stressanti o traumatiche. Grazie a questa tecnica – sottolinea l’esperta – l’individuo potrà ripensare ai momenti vissuti senza riprovare, ogni volta, le emozioni e le sensazioni negative ad essi associati. L’EMDR è in grado di migliorare anche tutti i sintomi post-traumatici: dai disturbi del sonno, alla mancanza di concentrazione, all’essere irritabile, fino a tutti gli altri disturbi neurovegetativi che possono presentarsi a seguito di un trauma».

LE FASI DELLA SEDUTA EMDR

«Si parte dal racconto del paziente – spiega la psicoterapeuta -. Chiediamo di individuare i momenti, le immagini che lo hanno maggiormente colpito. Ricordo, ad esempio, l’angoscia di un’operatrice sanitaria nel ripensare all’espressione degli occhi di una persona affetta da Covid-19 poco prima che morisse. Dopo aver focalizzato il momento su cui lavorare, lasciamo che il paziente si concentri su questa immagine. Successivamente chiediamo quali sono le emozioni tuttora provate che, di solito, vanno dalla paura, all’ansia, fino ad impotenza e rabbia».

«È a questo punto che si effettua la stimolazione bilaterale oculare, movimenti che somigliano molto a quelli che i nostri occhi compiono spontaneamente durante la fase REM del sonno. Questa tecnica, l’EMDR appunto, fa sì che i pensieri perdano la loro carica emotiva negativa. L’EMDR non cancellerà i ricordi, ma eliminerà le sensazioni negative ad essi associate cosicché la persona potrà finalmente parlarne – conclude la specialista – libero dalla sofferenza».

 

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