«Contestualmente all’elaborazione del piano terapeutico (chirurgia, chemio o radio) andrebbe studiato il piano nutrizionale di primo livello che può prevedere la prescrizione di supplementi orali» spiega il presidente della Sinuc Maurizio Muscaritoli
I nutrizionisti clinici della Sinuc (Società Italiana di Nutrizione Clinica e Metabolismo) sostengono, per i malati oncologici, la necessità di un trattamento nutrizionale specifico parallelamente alla terapia.
«Negli ultimi anni è diventato chiaro, anche grazie a studi italiani e internazionali, come adeguati interventi nutrizionali aumentino tolleranza e outcome dei trattamenti oncologici e migliorino la qualità di vita» fa sapere la Sinuc.
«E’ di difficile comprensione come mai la valutazione nutrizionale dei malati di tumore (che in oltre il 50% dei casi già al momento della diagnosi mostrano una perdita di peso del 5% secondo lo studio italiano PreMio) sia considerata facoltativa e lasciata alla buona volontà di qualche oncologo preparato se non proprio illuminato» commenta il Professor Maurizio Muscaritoli, Presidente SINuC.
«Ed è ancor più sorprendente che in alcuni casi l’opportunità di avviare il paziente ad uno screening nutrizionale non sia parte di una buona pratica consolidata, ma affidata a personale non medico – prosegue il presidente – . Situazione aggravata dal fatto che sul territorio sembrano esistere 20 sistemi sanitari che non garantiscono uniformità degli standard di prestazione. Ma se è vero che un paziente su 5 non sopravvive alle cure oncologiche a causa delle conseguenze della malnutrizione ecco che si configura un vero e proprio paradosso» spiega Muscaritoli.
«La malnutrizione calorico-proteica (MCP) infatti, è un processo reversibile e mette il paziente nelle condizioni di affrontare la malattia nelle migliori condizioni possibili, aumentando le probabilità di sopravvivenza – spiega la Sinuc – . Il percorso metabolico nutrizionale nel resto del mondo viene avviato parallelamente alla diagnosi di tumore e ne rappresenta un tassello fondamentale. Lo screening e la valutazione dovrebbe essere eseguito entro quattro settimane dalla diagnosi (se non addirittura alla prima visita oncologica)».
«Contestualmente all’elaborazione del piano terapeutico e della terapia di prima linea (chirurgia, chemio o radio) andrebbe studiato il piano nutrizionale di primo livello che può prevedere la prescrizione di supplementi orali. La rivalutazione periodica è un altro tassello fondamentale che segue la progressione delle terapie e il loro andamento: le cure infatti, ancorché necessarie, possono avere effetti diretti su appetito e capacità di alimentarsi. In una percentuale variabile di casi possono essere messi in atto interventi nutrizionali avanzati: uso di nutrienti specifici, nutrizione enterale o parenterale».
»La valutazione nutrizionale è un percorso a tappe che prevede l’utilizzo di strumenti e scale per lo screening (NRS-2002, MST, MUST ecc.) oltre a regolari annotazioni sulla cartella clinica di altezza, peso, Indice di Massa Corporea, variazioni del peso e apporto nutrizionale – conclude la Sinuc – In caso di screening anomalo si passa all’analisi della massa muscolare, test che analizzano la performance e la forza fisica, valori di infiammazione secondo la Scala di Glasgow ed esami ematici in funzione sia dell’apporto nutrizionale che dei sintomi correlati alla malattia o alla terapia e che possono influenzare l’alimentazione (come la presenza di disfagia, nausea, disturbi digestivi sino all’anoressia). E’ a questo punto che è possibile determinare il fabbisogno energetico e/o proteico per stabilire l’intervento più adatto: dieta, supplementi orali, nutrizione enterale o parenterale».
«Va detto che esiste ancora un forte pregiudizio e l’idea che la nutrizione artificiale sia associata a malattie terminali e fine vita – continua il Professor Muscaritoli – al contrario, deve essere considerata una terapia salvavita e temporanea».