L’analisi Anaao-Assomed, regione per regione, dei posti letto di Terapia intensiva al 2018, dei posti attivati nel 2020 e dei rapporti con il numero di abitanti, confrontati poi con il numero dei ricoveri Covid, ha messo in risalto regioni virtuose e regioni da “bocciare”
Sono drammatici i risultati dello studio Anaao-Assomed sui posti letto di terapia intensiva utilizzati per l’emergenza Covid e sulla carenza degli anestesisti: in 15 regioni viene superato il limite di sicurezza del 30% e ancor più terribile è la situazione del personale specialista in anestesia e rianimazione. Da almeno 4 anni i bandi di concorso per questa disciplina vanno semideserti, segno oggettivo di una grave penuria. Aumentare di 3.500 i posti di Terapia intensiva, come stabilito dal DL “Rilancio”, significa aver bisogno di 2.800 nuovi rianimatori. Se si considera che il saldo tra neo-specialisti e pensionati quest’anno è negativo di 301 per errori di programmazione sul numero di contratti di formazione specialistica accaduti negli ultimi 10 anni, ci si rende conto che non ci sono rianimatori sufficienti, non solo per garantire la assistenza richiesta dall’incremento dei posti di Terapia intensiva, ma nemmeno per coprire il naturale turnover legato ai pensionamenti. Pertanto, mancano ben 3.101 anestesisti per il funzionamento dei posti, vecchi e nuovi, di Terapia intensiva.
L’analisi Anaao-Assomed, regione per regione, dei posti letto di Terapia intensiva al 2018, dei posti attivati nel 2020 e dei rapporti con il numero di abitanti, confrontati poi con il numero dei ricoveri Covid, ha messo in risalto regioni virtuose e regioni da “bocciare”.
Lo studio
Lo studio si focalizza sulla reale efficacia delle misure adottate dal Governo, e declinate nelle varie regioni, nei confronti dei reparti più coinvolti nella gestione dell’infezione da Covid-19, le terapie intensive, che hanno sempre rappresentato il fronte più caldo nella battaglia al virus. La paura più grande è la saturazione dei posti letto dei reparti di rianimazione, con l’inevitabile conseguenza di dover scegliere quali pazienti intubare e quali no.
In Italia, a inizio mese, oltre il 40% dei posti letto di terapia intensiva era occupato da pazienti Covid, con punte regionali molto elevate (Lombardia 59%, Piemonte 57%). Non tutte le Regioni partivano dallo stesso livello di dotazione di posti letto quando è scoppiata la pandemia, segno di una grande eterogeneità tra regioni: il Piemonte ad esempio aveva 7,3 posti letto di terapia intensiva per 100.000 abitanti, la Liguria ne aveva 12,1; incredibilmente basso anche il dato della Provincia autonoma di Trento, con 5,9.
Discorso a parte merita la Campania, unica regione per la quale esiste una differenza notevole tra posti letto di terapia intensiva dichiarati al 2018 e al 2020 pre-pandemia, nell’ordine del 34% dei posti totali: 506 al 2018, ma solo 335 al 2020 (171 posti letto in meno). «Non sappiamo – afferma Anaao-Assomed – se siamo di fronte ad un errore materiale ovvero ad un voluto sottodimensionamento della dotazione, per un maggiore flusso di risorse da parte del Governo».
Esistono perplessità sui posti letto di Terapia intensiva riportati periodicamente sul sito dell’AGENAS su dati del Ministero della Salute: «Essi, per alcune regioni, sono addirittura superiori a quelli indicati dal DL “Rilancio” nel maggio 2020 – si può ancora leggere –. Questi numeri appaiono poco credibili soprattutto per due ragioni: mancano medici rianimatori su tutto il territorio nazionale e mancano gli spazi fisici necessari per implementarli all’interno dei nosocomi».
Per la Regione Sicilia è stato dimostrato che i numeri forniti dall’AGENAS non collimano con una conta de visu dei letti di TI realmente attivi in tutti gli ospedali dell’isola effettuata in data 19 novembre dal sindacato Cimo.
«Per la Regione Veneto – dichiara Anaao-Assomed – si ha il sospetto che i posti letto siano stati “dopati” per rimanere in zona gialla: al 4/12 vengono dichiarati 1.000 posti letto di terapia intensiva, (+513 rispetto al 2018, +105%), un numero talmente elevato in rapporto alla popolazione da essere poco credibile, soprattutto quando confrontato con quelli di altre regioni italiane. Non risulta che per questi posti letto aggiuntivi sia stato assunto il personale medico e infermieristico necessario per la loro operatività in piena sicurezza».
In conclusione, «aumentare i posti letto a dismisura sulla carta, solo per far crescere il denominatore e far così abbassare la percentuale di saturazione dei posti letto di Terapia intensiva per allontanare drastiche misure sociali ed economiche, che potrebbe avere ripercussioni negative sulla salute dei cittadini. È infine – conclude l’analisi – il momento di pensare a una seria e attenta programmazione del fabbisogno di medici specialisti, per evitare la ripetizione del disastro annunciato al quale stiamo assistendo».
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