La sanità secondo Draghi somiglia a quella immaginata nella bozza di Recovery Plan dello scorso governo. Ma il neo presidente del Consiglio ha aggiunto il suo tocco: piano vaccini e velocità d’esecuzione all’ordine del giorno come Israele
Nuovo governo, nuovo programma. A pochi giorni dal suo arrivo, il neo-presidente del Consiglio Mario Draghi ha tenuto un lungo discorso programmatico in Senato, enunciando i propri punti fermi. Tra tutti i campi toccati, la sanità è quella che ha ricevuto il minor numero di scossoni rispetto alla riforma sanitaria pensata in autunno per il Recovery Fund. La riconferma di Roberto Speranza alla guida del Ministero della Salute ha chiaramente guidato questa scelta, risultando in un elenco di priorità, seconde solo alla lotta alla pandemia, che vanno nella naturale direzione già disposta dal governo Conte bis.
A cominciare dalla medicina del territorio e il suo potenziamento. Un aspetto da «rafforzare e ridisegnare» secondo Draghi, attraverso una forte rete di servizi di base. Case e ospedali di comunità, centri di salute mentale e consultori, per esempio. Sempre con l’obbiettivo di lasciare agli ospedali la gestione delle esigenze sanitarie più importanti e di mantenere i “Livelli essenziali di assistenza” accessibili da vicino.
Una visione che corrisponde a quella disegnata a Sanità Informazione mesi fa da Maria Vicario, presidente Fnopo (Federazione nazionale degli Ordini delle Ostetriche). «Promuovere la continuità assistenziale e ridurre alle effettive esigenze per il ricorso all’ospedalizzazione» chiedeva Vicario. Chiedendo di applicare quel modello di «ostetricia di famiglia e di comunità già previsto da alcuni SSR».
Così anche Alessandro Beux, presidente Fno Tsrm e Pstrp per le altre professioni sanitarie. Che nella sua «radicale revisione» chiedeva di «digitalizzare, territorializzare e domiciliarizzare la sanità», evitando che lo si faccia sulla base delle logiche parziali e di parte che hanno caratterizzato le scelte pre-pandemiche.
Draghi ha inoltre ripreso le parole che Speranza aveva utilizzato ad ottobre 2020. «La casa – ha detto – come principale luogo di cura è oggi possibile con la telemedicina, con l’assistenza domiciliare integrata». Riportando così anche il secondo grande punto caro al ministro della Salute: l’assistenza aiutata dalla tecnologia, che il presidente punta a migliorare con il Next Generation UE.
Una sanità che parli davvero al futuro, anche attraverso macchine e tecnologie che possano scioglierne i nodi più complessi. Quei nodi che anche secondo Silvestro Scotti, presidente Fimmg, impediscono a una sanità territoriale in buona forma di funzionare al meglio delle proprie possibilità.
La tecnologia, come ricorda la Simg (Società italiana di medicina generale) può e deve essere anche un aiuto per il cittadino, che tramite gli strumenti più adatti potrà coordinarsi meglio con il medico. «Code fisiche, telefoniche e telematiche per prenotare e avere risposte devono sparire. Cartacce, timbri e autorizzazioni devono sparire. Si possono trasferire milioni di euro con un click e non si riesce a prenotare un emocromo o una ecografia o prenotare un tampone per Covid?», resta la raccomandazione.
Pur mantenendosi aderente al programma autunnale del ministro, Draghi ha aggiunto un importante punto sul piano vaccini, allora impossibile da prevedere per Speranza, in quanto non ne era stato approvato ancora nessuno. Su questo il presidente del Consiglio propone un vero e proprio cambio di rotta.
«La nostra prima sfida è, ottenutene le quantità sufficienti, distribuire il vaccino rapidamente ed efficientemente. Abbiamo bisogno di mobilitare tutte le energie su cui possiamo contare, ricorrendo alla protezione civile, alle forze armate, ai tanti volontari. Non dobbiamo limitare le vaccinazioni all’interno di luoghi specifici, spesso ancora non pronti: abbiamo il dovere di renderle possibili in tutte le strutture disponibili, pubbliche e private».
Per farlo Draghi ha promesso di guardare alle esperienze più funzionali fuori dall’Italia, come quella di Israele che ha annunciato di aver vaccinato circa il 90% degli over 60. «La velocità è essenziale», ha ribadito. Considerazione che ricorda quella fatta da Filippo Anelli, presidente Fnomceo, nella sua «visione illuminata della sanità» fatta di controllo epidemiologico concreto: tamponi diffusi e disponibili in maniera capillare, monitoraggio dei nuovi focolai e coinvolgimento dei “medici sentinella” per assicurare la protezione di tutti i cittadini.
Uniformità, efficacia ed efficienza i valori richiesti allora dal capo degli Ordini dei Medici. Sposati ora in tutto e per tutto dal nuovo governo.
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