Per ora la platea interessata è formata da circa 3 milioni di immunocompromessi ma si discute sulla possibilità di estenderla a tutta la popolazione
Partita ufficialmente in Italia la somministrazione della terza dose di vaccino contro il Covid-19. Per ora la platea interessata è formata da circa 3 milioni di “immunocompromessi” (come fragili, malati oncologici, trapiantati, ecc.) ma si discute sulla possibilità di estenderla a tutta la popolazione. Questa opzione, ovvero inoculare la terza dose di un vaccino a mRna indiscriminatamente a chiunque abbia già completato il ciclo vaccinale (anche dunque con il monodose Johnson&Johnson), divide gli esperti.
Uno studio condotto in Israele (Paese in cui la somministrazione della terza dose è realtà già da tempo) e pubblicato sul “New England Journal of Medicine” dimostrerebbe che una ulteriore inoculazione di Pfizer a persone che hanno già completato il ciclo vaccinale aumenterebbe l’efficacia del vaccino fino a circa il 95%. Un valore paragonabile a quello relativo alla variante Alfa. Non solo. Secondo i ricercatori i casi di contagio e di malattia grave calano, rispettivamente, di 11,3 e 19,5 volte rispetto a quanto accade con le sole due dosi.
Stando invece ad una revisione condotta da un gruppo internazionale di scienziati, fra cui esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Agenzia del farmaco americana, pubblicata su “The Lancet”, i dati attualmente disponibili sull’efficacia dei vaccini non supporterebbero la necessità di un nuovo richiamo per la popolazione generale. Gli autori hanno motivato la loro posizione sostenendo che, anche contro la variante Delta, l’efficacia dei vaccini è tale da rendere «non appropriate» dosi vaccinali di richiamo per tutti.
«Non ci sono dati sufficienti per una terza dose a tutti, ma è giusto iniziare da persone fragili, operatori sanitari e over 65. È l’indicazione dell’FDA e sarà probabilmente quella dell’EMA». Così Guido Rasi, ex direttore Ema, Direttore Scientifico di Consulcesi e consulente del generale Figliuolo, in una intervista pubblicata sul quotidiano “La Stampa”.
Parlando dell’immunità che, a quanto pare, calerebbe dopo due dosi, Rasi spiega che in realtà «cala l’immunità misurabile, un allarme da approfondire, ma non è tutto. Israele ha notato una ripresa delle infezioni, ma senza conseguenze. Anche in Italia ci sono segnali simili però due dosi qui potrebbero valere di più grazie alle chiusure e alle mascherine. E poi il calo degli anticorpi – ha spiegato ancora – non è la fine della memoria immunitaria. I dati positivi di copertura dell’Istituto superiore di sanità riguardano vaccinati da più di sei mesi, dunque la terza dose non ha senso prima di nove».
«La verifica va fatta sulle persone che non hanno risposto al vaccino e su queste vanno fatte delle strategie specifiche». Lo ha affermato Massimo Galli, Professore ordinario di Malattie infettive all’università Statale di Milano e primario all’ospedale Sacco del capoluogo lombardo, ospite di ‘Agorà’ (su RaiTre), commentando l’avvio di questa nuova fase della campagna vaccinale. I dati che arrivano da Israele sulla terza dose, ha spiegato, «ci danno una serie di informazioni importanti per cui, tenuto conto che è una cosa che si fa sugli ultra 60enni, in gruppi di età considerata dai 60-69 anni, dai 70-79 anni, e negli ultra 80enni, la sensazione è di un importante recupero in quelli che avevano una risposta che verosimilmente non era quella desiderata».
Il problema, però, è che «manca una verifica, che si basa sulla necessità di valutare tra questi quelli che proprio non hanno risposto alla prima e che invece oggi hanno risposto. Questa verifica sui trapiantati di midollo – ha affermato il virologo – è stata fatta in Francia e si vede che in questi pazienti, che sono quelli tra i più immunodepressi, c’è stata una risposta anticorpale alla prima dose del 4% che diventa 44% dopo la seconda e 68% dopo la terza dose. Quindi esiste una buona percentuale che non risponde affatto».
«Al momento la FDA ha detto di vaccinare con la terza dose le persone fragili, dopo di che vedremo in autunno-inverno, dove purtroppo credo che un colpo di coda del virus ci sarà e allora forse dovremo fare un richiamo universale. Io però immagino una prospettiva dove il vaccino anti-Covid si affiancherà a quello antinfluenzale, con la stessa modalità: quella di offrire il richiamo annuale soprattutto alle persone più a rischio». Lo ha detto il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario Irccs Galeazzi di Milano, intervenuto a ‘264 zoom’ su Cusano Italia Tv.
«Oggi si comincia con gli immunodepressi – ha proseguito Pregliasco -, cosa diversa da quel che si farà nel prossimo futuro in termini di richiamo per le persone più a rischio, Si sta prendendo atto che c’è la necessità di fare una dose ulteriore, una schedula a tre dosi per le persone immunodepresse e la terza dose si potrà fare già a 28 giorni dalla seconda perché si tratta proprio di un ciclo di conferma e di rinforzo. Nel breve periodo però – ha osservato Pregliasco – è stato già deciso di dare un rinforzo, un richiamo forse periodico, e quindi non terza dose in senso stretto, per le persone più anziane, in particolare chi è ricoverato nelle Rsa e per gli operatori sanitari, perché si è visto che questi vaccini dopo sei mesi cominciano a perdere un po’ di efficacia nel prevenire l’infezione. La cosa non ci inquieta più di tanto perché per i coronavirus nemmeno i guariti sono sicuri di rimanere protetti».
«Oggi la vaccinazione riparte dai fragili che hanno maggiore bisogno di protezione. I pazienti immunocompromessi e trapiantati, più a rischio con l’infezione da Sars-Cov-2, sono in cima alla priorità nella lotta al Covid: per loro la terza dose è necessaria al completamento del ciclo vaccinale e al rafforzamento della risposta immunitaria». Così Giovanni Migliore, Presidente di FIASO, la Federazione delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere, sulla nuova fase della campagna vaccinale. «L’impegno delle aziende sanitarie e ospedaliere – continua – è massimo, le strutture sono pronte a proseguire su tre fronti con la campagna vaccinale: somministrare la dose aggiuntiva ai fragili; completare il ciclo vaccinale per chi è in attesa della seconda dose; raggiungere coloro che ancora esitano a vaccinarsi. Le iniziative e le soluzioni organizzative e gestionali adottate finora dalle Aziende per gestire la campagna vaccinale, come la semplificazione degli accessi senza necessità di prenotazione o lo spostamento delle équipe vaccinali nei luoghi di vacanza, hanno sortito risultati significativi in gran parte del territorio – prosegue Migliore –. Il ruolo delle aziende è fondamentale, ma va fatto un plauso allo straordinario lavoro svolto dalla struttura del Commissario straordinario, generale Figliuolo, che grazie all’importante supporto operativo ha consentito di imprimere una forte accelerazione alla campagna di vaccinazione anti-Covid».
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