Salute 1 Ottobre 2024 16:06

Terza età, Iss: “Gli anziani sono una risorsa da tutelare: uno su tre aiuta attivamente la collettività”

C’è ancora ancora molto da fare per la promozione di un invecchiamento in salute: un over 65 su quattro ha almeno due malattie croniche

di I.F.
Terza età, Iss: “Gli anziani sono una risorsa da tutelare: uno su tre aiuta attivamente la collettività”

Non sono un peso, ma una risorsa da proteggere e tutelare: se gli anziani invecchiano in buona salute possono fornire un aiuto attivo alla collettività. Quasi un over 65 su tre, circa il 28%, si rimbocca le maniche per sostenere amici, familiari o la società nel suo complesso. Tuttavia, c’è ancora molto da fare per promuovere un invecchiamento attivo e in salute: un ultra 65enne su quattro, infatti, soffre di almeno due malattie croniche. A tracciare l’identikit, in occasione della Giornata internazionale delle persone anziane che si celebra oggi, è l’Istituto Superiore di Sanità, attraverso i dati raccolti con la sorveglianza ‘Passi d’argento’.

In che modo gli anziani aiutano gli altri

Nel dettaglio, il 17% degli anziani si prende cura di parenti con cui vive, il 14% di familiari o amici con cui non vive e il 5% partecipa ad attività di volontariato. Questa capacità o volontà di essere risorsa è una prerogativa femminile (31% fra le donne rispetto al 24% negli uomini) e si riduce notevolmente con l’avanzare dell’età (coinvolge il 34% dei 65-74enni ma appena il 13% degli ultra 85enni), ed è minore fra le persone con un basso livello di istruzione e tra chi ha difficoltà economiche. La vulnerabilità legata all’avanzare dell’età, secondo gli esperti, rende ancora più importanti le scelte di prevenzione: ad esempio, serve tenere alta la protezione vaccinale contro l’influenza, che ha avuto un aumento con la pandemia e poi ha subito un calo. Nel biennio 2022-2023, quasi il 10% degli intervistati dà un giudizio negativo del proprio stato di salute, riferendo che la propria salute “va male” o “molto male”.

Le condizioni di salute degli over 65

Il 13% riferisce di aver trascorso nel mese che ha preceduto ‘intervista almeno due settimane in cattive condizioni di salute a causa di problemi fisici, il 10% di aver avuto la stessa esperienza, ma a causa di motivi legati alla salute psicologica e il 7% dichiara di avere avuto limitazioni nel normale svolgimento delle proprie attività, per motivi fisici o psicologici. Questi valori crescono con l’età e sono più alti fra le donne. Un over 65 su quattro ha almeno un problema di tipo sensoriale – fra vista, udito o masticazione – che non risolve neppure con il ricorso ad ausili, come occhiali, apparecchio acustico o dentiera. Si tratta di condizioni che aumentano velocemente con l’età: i problemi di vista coinvolgono il 3,5% dei 65-74enni, ma salgono al 25,5% fra gli ultra 85enni. I problemi di udito coinvolgono il 7,3% dei 65-74enni e salgono al 35,5% fra gli ultra 85enni, e analogamente i problemi di masticazione riguardano il 7,2% dei 65-74enni e arrivano a coinvolgere il 27,3% degli over 85.

L’adesione alla dieta Mediterranea

L’adesione al consumo di cinque porzioni al giorno di frutta e verdura differisce in base all’età, riducendosi dal 10,7% fra i 65-74enni al 5,9% fra gli ultra 85enni. Perdere autonomia nelle funzioni della vita quotidiana rende l’individuo più vulnerabile e rappresenta un precursore o comunque un fattore di rischio per la fragilità e la disabilità. In Passi d’argento si definisce anziano fragile la persona non autonoma nello svolgimento di due o più funzioni della vita quotidiana. La fragilità è una condizione che non mostra significative differenze fra uomini e donne, ma cresce progressivamente con l’età e se riguarda l’8,9% dei 65-74enni raggiunge il 32,7% fra gli ultra 85enni. La quasi totalità delle persone con fragilità riceve aiuto per svolgere le funzioni delle attività della vita quotidiana per cui non è autonomo e questo aiuto è sostenuto per lo più dalle famiglie (94,9%).  Il 20,9% degli intervistati ha subito una caduta nei 12 mesi precedenti l’intervista, di cui quasi la metà (45,7%) ha riportato una frattura.  Riguardo l’attività fisica, quasi il 40% degli over 65 autonomi riesce a svolgere attività di svago, sportive (sia strutturate che non) o domestiche (come lavori di casa, giardinaggio, cura dell’orto o assistenza a persone), raggiungendo così i livelli di attività raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il 22,3% pratica qualche forma di attività fisica, ma non raggiunge i livelli raccomandati, e viene quindi definito “parzialmente attivo”. Il restante 37,7% risulta completamente sedentario.

Fumo e alcol

La maggioranza degli italiani ultra 65enni non fuma o ha smesso di fumare da oltre un anno (26,8%), ma una persona su 10 è ancora fumatore (10,9%). Con l’avanzare dell’età diventa più difficile intercettare chi mantiene questa abitudine o l’ha avuta in passato, perché gli effetti infausti dell’esposizione al fumo di sigaretta vanno manifestandosi. Così dalla classe di età 65-74 anni a quella degli over 85 la quota di fumatori scende dal 15,7% al 2,5% e la quota di ex fumatori passa dal 28% al 20,9%. Nel biennio 2022-2023 il 17,4% della popolazione ultra 65enne risulta avere un consumo di alcol definito ‘a rischio’ per la salute (pari mediamente a più di una unità alcolica al giorno). Decisamente più frequente fra gli uomini, tale consumo si riduce con l’età (passando dal 21,4% fra i 65-74enni al 9,3% fra gli ultra 85enni). Fra chi fa un consumo di alcol a rischio per la salute, più della metà non supera le due unità di alcol al giorno.  Questo fa pensare che si tratti del bere alcol durante i pasti, abitudine acquisita nel corso della vita che, probabilmente, non viene percepita come rischiosa per la salute. Preoccupante poi il numero di ultra 65enni che assume alcol pur avendo una controindicazione assoluta: quasi una persona su tre (28%) fra le persone affette da malattie del fegato dichiara di consumare alcol.

Vaccini e prevenzione

Per quanto riguarda la prevenzione, “la vaccinazione antinfluenzale tra gli over 65, è cresciuta negli anni del Covid e successivamente diminuita negli anni post pandemici. Ed è altamente insufficiente – rimarca l’Iss -. Solo 65 su 100 si vaccinano contro l’epidemia stagionale – riporta – un dato lontano dal target di copertura ottimale del 95%. Più precisamente, alle ultime campagne vaccinali contro l’influenza (2022-2023) ha aderito mediamente il 65,3% degli ultra 65enni e il 71% degli ultra 65enni con patologie croniche. Dati di copertura che appaiono ancora lontani dagli obiettivi di copertura minima (75%) e ottimale (95%) indicati nel Piano nazionale di prevenzione vaccinale 2023-2025. Eppure – osservano gli esperti Iss – la partecipazione alle campagne vaccinali contro l’influenza è anche aumentata negli ultimi anni, presumibilmente come effetto della cresciuta attenzione  alla vaccinazione come strumento di prevenzione che la pandemia di Covid-19 ha imposto”. Così nel periodo pre-pandemico la copertura vaccinale contro l’influenza non aveva ha mai superato il 60%, mentre ha raggiunto il 69% in piena pandemia, senza tuttavia mantenersi a questi livelli negli anni successivi, tanto che nell’inverno 2023 la copertura contro influenza fra gli ultra 65enni è nuovamente scesa al 63%. “Quanto osservato negli ultimi anni – conclude l’Iss – sottolinea la necessità di mantenere sempre alta l’attenzione sulle politiche di prevenzione e di investire e potenziare la comunicazione sui benefici della vaccinazione antinfluenzale soprattutto fra le persone anziane e con cronicità”.

 

 

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