«Avere un ginecologo di fiducia del quale sono note le opinioni su questi aspetti è fondamentale. La nostra libertà è un bene prezioso, esercitiamola sin dall’inizio e fino alla fine. Non affidiamoci al caso» così l’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (UAAR) avvisa le donne
«Non affidarti al caso». È il messaggio al centro della nuova campagna di sensibilizzazione dello Uaar (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti) di Bologna che con maxi manifesti e poster per le strade delle città hanno invitato i cittadini ad informarsi se i medici o ginecologi a cui si affidano pratichino l’obiezione di coscienza.
La Legge 194, approvata il 22 maggio 1978 e confermata dal referendum del 1981, riconosce e regola il diritto per le donne all’interruzione volontaria della gravidanza ed è stata la conseguenza di battaglie sociali, politiche ed etiche. Il “problema” dell’obiezione di coscienza dei medici c’è sempre stato e va disciplinato per non rendere, di fatto, inapplicabile la 194. In altre parole, è necessario conciliare il diritto dei medici all’obiezione di coscienza con la scelta libera e consapevole delle donne di ricorrere all’aborto.
Secondo l’associazione Uaar «gli ospedali sono pieni di ginecologi obiettori e non sono infrequenti i casi in cui ostacolano l’intenzione di interrompere una gravidanza o decidono di non sottoporre la gestante alle diagnosi che evitino la nascita di un bimbo già condannato per tutta la vita a una malattia invalidante». Per questo, per evitare fraintendimenti e sorprese, è importante scegliere «con accortezza il medico in cui dobbiamo riporre la nostra fiducia». L’Uaar invita i cittadini a chiedere direttamente al professionista se è un obiettore di coscienza: «I medici sono umani, hanno opinioni personali, ma le loro opinioni condizionano le nostre scelte. Soprattutto quelle delle donne. Non vogliamo in nessun modo mettere in discussione la competenza dei medici ma vi sono situazioni in cui è indispensabile prestare maggiore attenzione ai consigli che riceviamo (ad esempio in materia di contraccezione) e alle cure che ci propongono».
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*Foto tratte dal sito Uaar.