Ricercatori della Johns Hopkins University hanno messo a punto un esame universale che analizza sia il Dna mutato del cancro che alcune proteine prodotte sempre dal cancro. Con programmi di screening mirati, può aiutare a scoprire la malattia con un anno di anticipo.
Un semplice test, un’analisi del sangue universale che potrà risultare determinante per scovare precocemente otto tipi diversi di tumore e salvare milioni di vite umane. È la speranza che nasce dallo studio di un gruppo di ricercatori della Johns Hopkins University di Baltimora pubblicato sulla prestigiosa rivista Science. The CancerSeek, questo il nome del test, non è però un esame simile ad altri in via di sviluppo: analizza sia il Dna mutato del cancro che circola liberamente nel sangue, che alcune proteine prodotte sempre dal tumore. La vera notizia è però che i primi test, condotti su oltre mille pazienti, hanno dato un risultato positivo in circa il 70 per cento delle volte.
The CancerSeek, se i risultati saranno confermati, potrebbe essere impiegato in programmi di screening che permetteranno di intervenire precocemente con i trattamenti un anno prima che il cancro sia visibile agli attuali strumenti diagnostici, aumentando in questo modo le probabilità di sopravvivenza dei pazienti. Il test potrebbe anche identificare la forma di tumore che ha un paziente. Funziona rilevando il Dna mutato circolante, rilasciato nel sangue dalle cellule tumorali. In campioni di sangue prelevati da 1.005 pazienti, il test ha rilevato tra il 33 e il 99 per cento dei casi di malattia. Il carcinoma ovarico è risultato il tumore più facile da rilevare, seguito dai tumori al fegato, allo stomaco, al pancreas, all’esofageo, al colon-retto, ai polmoni e al seno. Pochi i falsi positivi. Nickolas Papadopoulopos, professore di oncologia alla Johns Hopkins University e autore senior dello studio, ha spiegato che «l’uso di una combinazione di biomarcatori selezionati per la diagnosi precoce ha il potenziale per cambiare il modo in cui cerchiamo il cancro».
«L’ipotesi fatta dai ricercatori, relativa all’utilizzo di questo test per forme tumorali per le quali oggi non esiste un test di screening adeguato (ovaio, fegato, stomaco, pancreas, esofago), è molto interessante, ma dovrà necessariamente essere prima valutata in futuri studi appositamente disegnati», sottolinea Stefania Gori, presidente dell’Aiom (Associazione italiana oncologia medica). «Con il test -«« ricorda – si può analizzare con un semplice prelievo di sangue il Dna circolante proveniente da cellule tumorali e alcune proteine prodotte dal tumore (biomarcatori proteici, come ad esempio: CA-125, CEA, CA-19-9, eccetera), mettendo in evidenza eventuali mutazioni nel Dna, oppure un aumento dei valori dei biomarcatori proteici». Prima di poter parlare di un uso esteso dell’esame, però, secondo l’esperta saranno necessari ulteriori approfondimenti.
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I pazienti coinvolti nello studio avevano uno o tre tumori non-metastatici, cioè localizzati. Gli esperti hanno notato che i tassi di rilevazione erano più bassi in coloro in cui il tumore era in stadio iniziale. Sebbene il test attuale non identifichi tutti i tumori, ne rileva molti che altrimenti non verrebbero scoperti. Il costo del test è relativamente vantaggioso, meno di 500 dollari a paziente, uguale o inferiore a molti altri esami di screening attualmente in uso. Il test potrebbe rappresentare un altro importante passo verso la sconfitta del cancro.