Per la prima volta le donazioni di organi solidi hanno superato quota 1.800 in un anno. L’Italia è anche ai vertici della classifica europea, dietro alla Spagna e insieme alla Francia. Persistono ancora molte diversità tra le varie regioni, con un evidente gap nord-sud: la regione con il tasso di donazione più elevato si conferma la Toscana
L’Italia conquista il record dei record: dopo aver registrato nel 2021 il numero di donazioni di organo più alto di sempre, nel 2022 raggiunge un ulteriore primato con un aumento percentuale, in dodici mesi, di 3,7 punti. Per la prima volta le donazioni di organi solidi hanno superato quota 1.800 in un anno: sono state complessivamente 1.830, di cui 1.461 da donatori deceduti e 369 da viventi.
Un successo dovuto anche all’aumento delle donazione a cuore fermo aumentata del 60%. «La donazione a cuore fermo, così come quella a cuore battente, avviene sempre dopo la morte del donatore. In questo caso, però, il decesso non è accertato attraverso un criterio neurologico, ma cardiocircolatorio», dice Massimo Cardillo, presidente del Centro Nazionale Trapianti. A contribuire al record dei record anche l’aumento delle donazioni potenziali segnalate in rianimazione, in tutto 2.662 (+4,1%). «Numeri che ci riportano verso i livelli pre-Covid, poiché la pandemia aveva avuto il suo peggiore impatto proprio nei reparti di terapia intensiva», aggiunge Cardillo.
I numeri delle donazione di organi del 2022 piazzano l’Italia anche ai vertici della classifica europea, dietro alla Spagna e insieme alla Francia. «Eppure – sottolinea il presidente del Centro Nazionale Trapianti – nonostante l’ottimo andamento complessivo a livello nazionale, persistono ancora molte diversità tra le varie regioni, con un evidente gap nord-sud». La regione con il tasso di donazione più elevato si conferma la Toscana, anche se l’Emilia Romagna le tiene testa con un aumento di 8,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Ottimi risultati anche in Veneto. Il Centro-Sud resta complessivamente indietro, con qualche lieve segnale di crescita nel Lazio, in Campania e Calabria.
Ad un incremento delle donazioni è corrisposto anche un aumento dei trapianti: il numero complessivo è stato di 3.887, quasi 100 in più rispetto al 2021 (+2,5%). Si tratta del secondo miglior risultato di sempre. I tassi regionali sono in crescita quasi ovunque: la Lombardia si conferma la regione nella quale si realizzano più interventi seguita da Veneto (che è la prima in rapporto alla popolazione), Piemonte, Emilia Romagna e Lazio.
Guardando al dettaglio delle singole donazioni di organi si nota un aumento molto significativo di quelli di fegato di quelli di polmone. «Il fegato è l’organo più prelevato poiché i donatori in Italia sono mediamente e il fegato è l’organo che tra tutti resiste meglio all’avanzare degli anni. non è un caso, che l’Italia dallo scorso anno detenga il record mondiale del donatore più anziano, un ultracentenario che ha donato il suo fegato», dice Massimo Cardillo..
Ma le buone notizie del 2022 non finiscono qui: è stato realizzato il secondo trapianto italiano di utero a Catania (il terzo è stato effettuato il 12 gennaio scorso) ed una bambina è nata grazie al primo trapianto, quello del 2020. È stato effettuato anche un trapianto multiviscerale intestino-fegato-pancreas: complessivamente i trapianti combinati sono stati 56. Sono state 5 infine le catene “crossover” di donazione da vivente di rene tra coppie incompatibili, con 14 trapianti effettuati.
E se il bilancio delle donazioni dell’anno scorso è complessivamente positivo, fanno ugualmente ben sperare i risultati raggiunti in questo primo mese del 2023. All’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato effettuato il primo trapianto di polmone, ad un bambino di 5 anni, da donatore vivente, suo padre. «Il trapianto di polmone da donatore vivente è senz’altro una procedura che apre nuove importanti possibilità – commenta il presidente del Centro Nazionale Trapianti -. Ma è necessario svilupparla ulteriormente, limitandola, almeno in questa prima fase, ai centri che hanno più esperienza. Più consolidato è, invece, il trapianto di rene da donatore vivente: è una donazione sicura per il ricevente, che non produce danni al donatore. Per questo, bisogna implementare la comunicazione sull’argomento, soprattutto all’interno delle strutture sanitarie che accolgono persone con patologie renali. È necessario che il paziente e la sua famiglia siano informate, ancor prima di cominciare la dialisi, sulla possibilità di verificare se all’interno del nucleo familiare c’è un donatore disponibile e compatibile per un trapianto da vivente», conclude Cardillo.
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