Salute 20 Aprile 2021 15:06

Trapianti, Spada (Bambino Gesù): «Nel 2020 flessione del 10%. Ora vaccinare chi è in lista d’attesa»

Il professor Spada, responsabile della Chirurgia epato-bilio-pancreatica al Bambino Gesù, parla dell’attività di trapianti in Italia durante la pandemia e dell’importanza che ha avuto l’organizzazione per non ritardare le operazioni salvavita

Trapianti, Spada (Bambino Gesù): «Nel 2020 flessione del 10%. Ora vaccinare chi è in lista d’attesa»

Il trapianto è un’operazione salvavita e come tale, anche in situazioni eccezionali come la pandemia, aveva l’obbligo di essere preservata il più possibile senza scossoni. L’Italia da questo punto di vista è stata un’eccellenza in Europa, producendo una flessione molto ridotta e organizzandosi immediatamente per proseguire le proprie attività. Una professionalità che ha spronato sia pubblico che privato verso importanti donazioni.

All’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma si è celebrata la donazione di 100mila euro che Biotest Italia ha devoluto al Centro nazionale Trapianti e del simbolico Legowall, regalato all’ospedale, per onorare i donatori di organi. Sanità Informazione ha raggiunto il professor Marco Spada, responsabile di Chirurgia epato-bilio-pancreatica e dei trapianti di fegato e rene al Bambino Gesù, per un quadro della situazione attuale.

Pandemia e trapianti: i primi dati

«Certamente – ci ha spiegato – nelle prime fasi di lockdown dello scorso anno la rete ha dovuto attraversare dei momenti difficili, dimezzata in molte regioni dall’impegno delle terapie intensive per i pazienti Covid. Di conseguenza c’è stata una maggiore difficoltà nel percorso di definizione della morte cerebrale, e quindi poi per il prelievo d’organi e l’attività di trapianto». Non solo negli ospedali, ma anche «nei Centri c’è stata la necessità di capire i percorsi che consentissero di fare i trapianti sia da donatore deceduto che da donatore vivente in sicurezza, non esponendo i pazienti al rischio di contrarre il virus».

L’inizio, insomma, non è stato semplice e si è tradotto in una minima riduzione. «Limitata del 10% nel 2020 rispetto all’anno precedente – prosegue -. Laddove, per esempio, in Spagna si è arrivati al 25%, in maniera molto più significativa». Un’attività di collaborazione molto intensa: «Il sistema dei trapianti in Italia è molto ben organizzato e ha negli anni definito una rete di collaborazione che comprende tante realtà: rianimazioni dove vengono prelevati gli organi da donatore deceduto, centri locali presenti in ogni ospedale e programmi di trapianto d’organo. Questa rete ha reagito interagendo con il sistema e facendo in modo che comunque l’attività di donazione venisse garantita da un lato, e che gli ospedali in cui ci sono programmi di trapianto potessero definire percorsi di sicurezza per continuare con i trapianti dall’altro».

Al Bambino Gesù l’attività non si è mai fermata. Avendo più sedi ed essendo un ospedale pediatrico la pressione del Covid è stata meno sentita e tutti i casi sono stati concentrati nel centro di Palidoro. Mentre nella sede del Gianicolo i trapianti hanno potuto proseguire con regolarità.

La donazione di Biotest

Le donazioni come quella di Biotest Italia sono un buon segno dell’attività che procede senza sosta. «Biotest ha messo in evidenza due punti – analizza il professore -. Il Legowall sottolinea l’eroismo della donazione dopo la morte che può salvare un numero significativo di vite, fino a sette. Ancora adesso in Italia abbiamo una percentuale di rifiuto della donazione che oscilla intorno al 30% di media, con alcune regioni del centro Sud in cui è maggiore rispetto ad altre».

«Inoltre – aggiunge – la donazione al CNT è importante perché il sostegno che il paziente riceve dalle associazioni è un altro elemento essenziale. I pazienti in lista d’attesa hanno costantemente bisogno di supporto a più livelli e questo ne mostra la consapevolezza. Il rapporto che esiste tra aziende farmaceutiche e mondo dei trapianti è anche quello della ricerca, dove la disponibilità di fondi e risorse è essenziale per consentirci di proseguire la nostra attività, di introdurre le novità e migliorare i risultati dell’attività di trapianto».

Vaccini e trapianti, è il momento essenziale

Per proseguire l’attività di trapianti senza ulteriori scossoni, ora è essenziale assicurare a trapiantati e persone in lista d’attesa il vaccino anti-Covid. Inclusi nelle categorie fragili, sono stati segnalati dal CNT a Ministero e specialisti per avere la priorità durante la campagna vaccinale. Con loro anche i caregiver, persone che sono a stretto contatto con il soggetto fragile ogni giorno.

«Già da inizio gennaio – spiega Spada – è stato avviato un programma di vaccinazione per questi pazienti e da poche settimane anche per i caregiver. Quello che succederà nelle prossime settimane e in pochi mesi sarà arrivare ad avere protetto e vaccinato tutti i pazienti in lista di attesa. Quindi se dovesse rendersi disponibile un organo potranno essere trapiantati e non correranno il rischio di perdere l’opportunità di un trapianto, oppure di aggravarsi per il Covid».

Il professor Spada sottolinea come l’atteggiamento del paziente trapiantato debba essere considerato un esempio per la comunità nell’approccio ai vaccini. Questo perché, conclude, «non c’è una paura nei confronti del vaccino, ma la completa consapevolezza della sua importanza e del fatto che protegge nei confronti di rischi che sono infinitamente maggiori rispetto a quelli che possono derivare dalla vaccinazione. Esemplificativo di come dovrebbe essere inteso il concetto di rischio/beneficio tra vaccinarsi e non».

 

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