Salute 12 Marzo 2019 14:16

Trasparenza del prezzo dei farmaci, risoluzione italiana all’Oms. Il ministro Grillo: «Nel nostro paese 30 miliardi investiti per l’acquisto di farmaci tra pubblico e privato»

Il documento italiano sarà discusso a Ginevra durante la prossima assemblea mondiale, che si svolgerà dal 20 al 28 maggio. Il direttore generale di Aifa Li Bassi: «Ci assumiamo la responsabilità di essere i portabandiera di un’istanza internazionale»

di Isabella Faggiano
Trasparenza del prezzo dei farmaci, risoluzione italiana all’Oms. Il ministro Grillo: «Nel nostro paese 30 miliardi investiti per l’acquisto di farmaci tra pubblico e privato»

Dati sui risultati degli studi clinici e sugli effetti avversi dei farmaci accessibili a tutti, informazioni sui prezzi dei medicinali, ricavi, costi di ricerca e sviluppo condivisi tra i governi dei vari Paesi, informazioni dettagliate sui brevetti dichiarati. In altre parole, più trasparenza. Sono questi i punti cruciali della proposta italiana di risoluzione sulla trasparenza del prezzo dei farmaci, inviata all’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sarà discussa a Ginevra durante la prossima assemblea mondiale, che si svolgerà dal 20 al 28 maggio.

«Il costo dei farmaci è un tema importantissimo che non coinvolge solo la sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale, ma anche del comparto privato – ha spiegato questa mattina il ministro della Salute, Giulia Grillo, durante la conferenza stampa di presentazione della Risoluzione -. In Italia – ha continuato – sono circa 30 i miliardi investiti per l’acquisto di farmaci, tra pubblico e privato. E la mancanza di trasparenza crea evidenti problemi, così come accaduto di recente negli Stati Uniti, dove è stata aperta un’indagine su un farmaco per l’epatite C dal costo proibitivo: venduto negli Usa per 80 mila dollari, contro i 40 mila richiesti in Italia. Creare una coalizione con tutti i Paesi dell’Oms significa aiutare anche quelle realtà che hanno meno potere di imporsi sulle industrie del farmaco», ha aggiunto Grillo.

E all’Italia è stato affidato proprio l’importante compito di capofila: «Con questa risoluzione – ha commentato il direttore generale di Aifa, Luca Li Bassi – ci assumiamo la responsabilità di essere i portabandiera di un’istanza di livello internazionale. Si tratta una problematica discussa nel corso degli anni, partendo dalla direttiva dell’Unione Europea del 1998 per la trasparenza nel ciclo di vita del farmaco, fino agli aggiornamenti del 2017 dettati dal Parlamento Europeo. Attualmente, dovrebbero essere circa 1.800 le specialità farmaceutiche coperte da riservatezza sul prezzo: si tratta del 57-60% di farmaci ospedalieri o in distribuzione attraverso farmacie ospedaliere o private. Parliamo, ad esempio, di farmaci innovativi oncologici. L’esigenza di una maggiore trasparenza sui dati e sui risultati degli studi clinici è molto sentita anche a livello accademico e scientifico – ha aggiunto Li Bassi -, così come pure servirebbe maggiore chiarezza sui flussi di denaro investiti in ricerca e sviluppo, finanziati anche attraverso canali pubblici. L’ultimo aspetto da non sottovalutare – ha sottolineato il direttore generale di Aifa – è che un mercato farmaceutico può essere davvero competitivo a livello globale solo se trasparente».

LEGGI ANCHE: STATI GENERALI DELLA FARMACIA, COSSOLO (FEDERFARMA): «CONVENZIONE, UNIFORMITA’ E NUOVO MODELLO DI REMUNERAZIONE LE NOSTRE PRIORITA’»

La presentazione della Risoluzione sulla trasparenza del prezzo dei farmaci inviata all’Organizzazione Mondiale della Sanità è stata l’occasione per fare il punto anche sulla revisione del prontuario dei farmaci, avviata di recente. «Il lavoro è già cominciato – ha detto Luca Li Bassi – e sta proseguendo su tre distinti livelli. Il primo esamina i bisogni della popolazione in base ai farmaci già presenti nel prontuario, il secondo analizza l’eventuale presenza di farmaci “doppioni” che se più costosi di altri, a parità di benefici, andranno rimossi. Ed infine, una terza analisi indaga le eventuali esigenze dei pazienti rispetto a farmaci non presenti nel prontuario e che invece andrebbero inseriti, per rispondere sempre meglio – ha concluso il direttore generale di Aifa – ai bisogni di salute della popolazione».

 

 

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