L’infettivologo a Sanità Informazione dopo i 5 pazienti positivi al parassita Trichinella nel foggiano: «I forti dolori muscolari sono il vero campanello d’allarme della Trichinosi. Per la diagnosi, verificare una marcata eosinofilia e valori elevati degli enzimi muscolari (Cpk). Il test sierologico conferma la presenza del parassita»
Edema delle palpebre con rash cutaneo: è questo il segno caratteristico che ha contraddistinto i 5 pazienti positivi al parassita Trichinella nel foggiano. «Ma sono i forti dolori muscolari il vero campanello d’allarme della trichinosi», spiega a Sanità Informazione il professore Massimo Andreoni, direttore scientifico della SIMIT, la Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali.
«È una zoonosi. A causarla sono vermi cilindrici appartenenti al genere Trichinella. Il parassita presente nelle carni suine ed equine una volta ingerito si localizza a livello intestinale. Le larve oltrepassano la mucosa intestinale e migrano nei muscoli dove, poi, si incistano. Da questo momento, la loro capacità riproduttiva può rimanere attiva da uno a tre mesi»
«La trichinosi non si trasmette da uomo ad uomo. Il contagio avviene esclusivamente per via alimentare consumando carni crude o poco cotte che contengono le larve del parassita. Le carni più a rischio sono quella suina, di maiale o cinghiale, ed equina»
«Di solito i primi sintomi si manifestano a distanza di una, al massimo, due settimane, dal consumo della carne contaminata. Nonostante ciò, è possibile che l’incubazione si prolunghi fino a 45 giorni, a seconda del numero di parassiti ingeriti. Più saranno i parassiti ingeriti e prima si manifesterà».
«Molti casi sono asintomatici o paucisintomatici. Anche laddove compaiano sintomi il quadro clinico è raramente grave e i decessi sono rarissimi. La diarrea è, di solito, il primo sintomo, seguito da dolori muscolari, edemi alle palpebre superiori, astenia, febbre e fotofobia».
«Con un esame del sangue è possibile riscontrare una presenza di marcata eosinofilia, con un aumento fino al 70%. Nei pazienti affetti da trichinosi crescono anche i valori degli enzimi muscolari (Cpk). La presenza del parassita potrà essere inequivocabilmente confermata da un test sierologico».
«Sì. Nei casi più gravi si ricorre all’uso di farmaci antielmintici. Di solito la malattia tende ad autolimitarsi senza la necessità di sottoporsi a trattamenti specifici. La gravità della patologia sarà correlata a due fattori fondamentali: il primo è la quantità di larve, il secondo è la fragilità dell’ospite. Bambini, anziani e pazienti immunodepressi sono i soggetti più a rischio di trichinosi, come di qualsiasi altra patologia infettiva e non».
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