Alla Camera conferenza stampa per sensibilizzare sul tema. Europa Donna Italia presenta un manifesto in sette punti che prevede, tra le altre cose, la presa in carico da parte di un team di specialisti, lo psiconcologo e l’accesso ai farmaci innovativi
Il simbolo della Giornata è il nastro rosa: ricorda il dolore ma anche il coraggio di tante donne che si trovano a combattere contro il cancro al seno. Ora la Giornata Nazionale di sensibilizzazione sul tumore al seno metastatico è realtà dopo che il Consiglio dei Ministri ha approvato la richiesta del Ministro della Salute Roberto Speranza. In attesa della formalizzazione (manca la firma del Premier Giuseppe Conte) oggi la Camera si tinge di viola: una iniziativa voluta dal Presidente dell’Assemblea Roberto Fico e dalla Presidente della Commissione Affari Sociali Marialucia Lorefice che ha voluto organizzare una conferenza stampa alla Camera proprio nel giorno che sarà scelto per la ricorrenza, il 13 ottobre.
«Sono 37mila le donne che sono affette da tumore al seno metastatico. Per questo è importante accendere i riflettori – sottolinea Lorefice -. Dagli incontri che ho svolto in questi anni con le associazioni delle pazienti è emerso un senso di solitudine e di abbandono nel momento del confronto con la malattia anche da parte dello Stato. Per questo serve lavorare a più tutele nel mondo del lavoro, a far sì che si possa accedere in tempi congrui alle visite specialistiche, alle strutture ad hoc che devono esser distribuite in tutto il Paese».
Lorefice ha poi posto l’accento sulle differenze in Italia nell’accesso alle cure che riguardano non solo questa patologia: «Ci sono tantissime persone in Italia che per curarsi sono costrette a spostarsi di regione in regione. In mobilità sanitaria si spendono moltissime risorse, circa 4 miliardi l’anno. Bisogna lavorare su questo, è un impegno che il Parlamento ha e su cui la Commissione Affari Sociali lavorerà».
L’Italia è il primo Paese europeo a proclamare la Giornata Nazionale sul tumore al seno metastatico, seguendo l’esempio degli Stati Uniti d’America. I dati sottolineano che la malattia colpisce molto spesso anche donne giovani, un calvario che può durare per anni. «Si tratta spesso di donne giovani: secondo un recente studio il 40% di loro è costretta a lasciare il lavoro e il 60% vive con disagio il rapporto con il partner. Per questo servono provvedimenti mirati a migliorare la qualità della vita delle pazienti» ha sottolineato la Vice Presidente della Camera Maria Edera Spadoni.
In prima linea sul tema c’è la parlamentare del Movimento Cinque Stelle Doriana Sarli, che ha presentato anche un Ddl in materia. «Il tumore al seno è paragonabile a una malattia cronica – ha affermato -. Nel Disegno di legge che ho presentato, oltre all’istituzione della Giornata Nazionale, si introducono dei Pdta mirati che prevedono la presa in carico globale durante tutto il percorso della malattia ma anche centri multidisciplinari e una presenza uniforme delle breast unit sul territorio. Purtroppo tante regioni in piano di rientro sanitario non hanno avuto la forza e la capacità organizzativa di mettere a disposizione questo servizio. Ad esempio in Campania abbiamo tra i più bravi medici che si occupano di questa malattia ed è un peccato non avere un sistema che li supporti».
Nel Ddl c’è anche un percorso facilitato per la domanda di invalidità e un programma nazionale di genetica oncologica oltre a una Consulta nazionale che prenda dati dalle regioni e li renda disponibile su tutto il territorio nazionale. Soddisfatte le associazioni delle pazienti presenti alla conferenza, Europa Donna Italia e “Noi ci siamo”.
«Noi non vogliamo una giornata che sia un’etichetta – sottolinea Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna -. Abbiamo un manifesto in sette punti che prevede la presa in carico da parte di un team di specialisti e lo psiconcologo oltre all’accesso ai farmaci innovativi».
Nel documento in sette punti presentato da Europa Donna Italia c’è anche la richiesta di un accesso agevolato agli esami con tempi di attesa ridotti e rapida consegna degli esiti, e informazioni sui trials clinici disponibili e indicati per la situazione della singola paziente.
«Sono cinque anni che stiamo lavorando per combattere il senso di abbandono che colpisce le donne che devono affrontare la malattia – conclude D’Antona -. Le assicuro che non è solo un tema di senso di abbandono ma anche quasi di senso di vergogna perché la scienza ci ha detto che con la prevenzione il 94% ne viene fuori, ma c’è sempre questo 6%, composto da 37mila donne, che si chiedono: “Perché a me, perché proprio io?” Credo che lo Stato si debba impegnare affinché questo grande numero di donne abbia una qualità di vita migliore».
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